Altro che scuole aperte in estate: scrutini anticipati, si chiude prima

(di Lorenzo Giarelli – Il Fatto Quotidiano) – L’idea del governo di allungare il calendario scolastico in estate è durata il tempo di qualche retroscena sui giornali. Ora che giugno si avvicina, la realtà che si profila è ben diversa: invece che aumentare i giorni in aula recuperando un po’ del tempo perso a causa della pandemia di Covid, le scuole finiranno di fatto molto prima del previsto. A deciderlo è stato il ministero dell’Istruzione guidato da Patrizio Bianchi, che la scorsa settimana ha firmato un’ordinanza con la quale ha indicato agli Uffici scolastici regionali la possibilità di anticipare gli scrutini a prima della fine della scuola. Una decisione motivata “in ragione della perdurante emergenza pandemica” e che riguarda tutte le classi “delle istituzioni scolastiche statali e paritarie del primo e secondo ciclo di istruzione”.

Ergo, “fermo restando l’avvio degli stessi (scrutini, ndr) non prima del 1° giugno 2021”, le valutazioni finali e le conseguenti decisioni su promozioni e bocciature sono anticipate “entro il termine delle lezioni fissato dai calendari delle Regioni e delle province autonome”.
L’ordinanza è stata recepita in tutta Italia e qualche Ufficio regionale, nel darne informazione alle varie scuole, ha reso un po’ più esplicite le ragioni di tanta fretta. È il caso, per esempio, dell’Ufficio scolastico del Lazio, che ha chiesto ai suoi istituti di fare presto: “Le istituzioni scolastiche statali svolgono, salvo impossibilità, gli scrutini finali tra il primo e l’8 giugno, quando un termine successivo richiederebbe di autorizzare la spesa aggiuntiva necessaria a prorogare il contratto di lavoro ad uno o più docenti”.
Il problema dunque, al netto della ovvia difficoltà nel gestire i protocolli anti-Covid, è anche economico. Svolgere gli scrutini ad anno scolastico ancora in corso consente infatti di non dover prolungare le supplenze alle migliaia di docenti precari, con conseguente risparmio per le casse pubbliche. La conseguenza più immediata però è che in questo modo gli insegnanti hanno dovuto affrettare i tempi per le ultime prove e le ultime interrogazioni, dovendo chiudere prima del previsto le valutazioni sugli studenti. Col paradosso che poi, a scrutini completati, i ragazzi avranno ancora qualche giorno di lezione che sarà però del tutto ininfluente sul proprio destino scolastico.

Una chiusura anticipata che, come detto, sembra contraddire le intenzioni di cento giorni fa, quando il governo si insediò con il proposito di valorizzare la didattica in presenza – falcidiata dalle chiusure – anche a costo di sacrificare parte delle vacanze estive. Quel che resta di quel progetto è il “Piano scuola estate”, un insieme di attività distribuite da giugno a settembre per cui gli istituti e gli studenti possono richiedere l’accesso su base volontaria. Si tratta di ore di laboratorio, di orientamento, di iniziative sul territorio e persino di incontri “con mondi esterni”, ovvero “le professioni e il terzo settore”.
Due giorni fa, a domanda diretta del Corriere della Sera sull’apertura delle scuole in estate, il ministro Bianchi ha sviato: “Oltre 5.800 istituti hanno presentato progetti per ricever le risorse Pon. Per il nostro Piano estate le scuole dispongono anche di 150 milioni dal decreto Sostegni”.

Le due cose però – il Pon (Programma operativo nazionale) e il Piano estate – non sono la stessa cosa, visto che il primo, come ha notato il dirigente scolastico dell’istituto Marinelli di Udine Stefano Stefanel su La tecnica della scuola, comprende progetti che le scuole possono sviluppare “entro il 31 agosto 2022 e che quindi non hanno necessariamente molto a che fare con l’estate”. Senza dimenticare che gli istituti scolastici in Italia, anche escludendo le vecchie scuole materne, sono circa 40 mila. In mancanza d’altro e con gli scrutini anticipati, però, ci si accontenta.