Anche The Guardian celebrava Raffaella Carrà: “Una pioniera dalla forza rivoluzionaria”

Raffaella Carrà, della quale oggi tutta l’Italia e tutto il mondo dello spettacolo ricorda lo spessore, ha fatto la storia della televisione italiana con trasmissioni come MilleluciFantasticoPronto Raffaella e Carramba che sorpresa. Ad omaggiare la “Raffaella nazionale” a novembre 2020, meno di un anno fa, il Guardian, che celebrava la donna che ha rivoluzionato il costume italiano con un articolo firmato da Angelica Frey. Il titolo è eloquente: “Raffaella Carrà, la pop star italiana che ha insegnato all’Europa la gioia del sesso”.

Raffaella Carrà: quando The Guardian celebrava Raffa nazionale

Il servizio del Guardian arrivava in occasione dell’uscita di Explota Explota (il titolo internazionale è My Heart Goes Boom!, quello italiano sarà Ballo ballo), commedia musicale spagnola diretta dall’esordiente uruguaiano Nacho Álvarez.

Il film, presentato ai festival di San Sebastián, Tallinn Black Nights e Almería, non è un biopic ma si basa interamente sui brani più famosi della Carrà.

La showgirl è una delle ultime icone assolute dello spettacolo e in Spagna ha sempre riscosso un successo straordinario. Il Guardian definisce la lunga carriera della Carrà “un inno al sesso e alla sessualità”.

Frey ricorda che “oltre a diventare una delle personalità più conosciute nella sua nativa Italia, ha fatto scalpore nel mondo di lingua spagnola del XX secolo. Dove la Svezia aveva gli Abba, l’Italia aveva la Carrà, che ha venduto milioni di dischi in tutta Europa”.

L’articolo del quotidiano britannico ripercorre i successi della cantante, ballerina e conduttrice, che “dagli anni Cinquanta in poi, ha avuto un’influenza impareggiabile nella musica italiana e nella cultura pop”.

La giornalista inglese sottolinea innanzitutto il soggiorno negli Stati Uniti, dal quale Raffa tornò “con la convinzione che l’intrattenimento italiano avesse bisogno di una scossa di energia”. La consacrazione giunge con i varietà della Rai, nei quali si esibiva in “sequenze di canto e danza ispirate a Broadway”.

Non possono mancare gli scandali del primo ombelico mostrato in diretta a Ma che musica maestro e del Tuca tuca di Gianni Boncompagni censurato a Canzonissima 1971 perché troppo osé per quei tempi.

Ma l’elenco di rotture e rivoluzioni include pure il look “proto-glam” e il caschetto biondo “che rende scialbo lo stile di Anna Wintour”, il successo nella Spagna post-franchista e il coraggio di un brano come Luca. Secondo il Guardian, parlare di omosessualità in modo leggero e divertito nell’Italia iper-cattolica del 1978 ha rappresentato qualcosa di inaudito, che non a caso ha trasformato la Carrà in “un’icona gay internazionale”.

Un primo piano di Raffaella Carrà, omaggiata da The Guardian
Raffaella Carrà (foto: Ufficio stampa Rai)

Raffaella Carrà, canzoni sono degli “inni pop sessuali”

Il servizio del giornale celebra le sue canzoni più famose, da Tanti auguri alla hit A far l’amore comincia tu, remixata da Bob Sinclar e diventata ancora più iconica grazie a La grande bellezza di Paolo Sorrentino.

Questi brani, definiti degli “inni pop sessuali”, sono “un prodotto della televisione italiana degli anni ’70, ma non sono reliquie del passato. Gli italiani conoscono ancora i testi a memoria e li cantano non appena si presenta l’occasione”.

Ma Frey sottolinea che “tecnicamente parlando, l’Italia aveva cantanti molto più dotate al livello vocale”: Mina, Milva, Patty Pravo, Giuni Russo. Nonostante ciò, “Raffaella Carrà le ha superate tutte”.

Con quella sua unica “combinazione di sex appeal e accessibilità”, la showgirl “ha insegnato alle donne che avere il libero arbitrio in camera da letto non era scandaloso, che va bene innamorarsi di un uomo gay e che non tutte le relazioni sono esattamente sane”. La nostra regina dello spettacolo “è stata una pioniera che ha aiutato le persone a vivere vite più appaganti, usando ritmi a cui nessuno che abbia sangue nelle vene può resistere”.