Aprigliano, i poeti della cucina

Il nostro tour enogastronomico parte da uno dei posti rinomati, non solo per la tradizione culinaria, ma per i paesaggi d’interesse storico e culturale di cui è costituito: il territorio del Savuto. Ecco un quadro generale del luogo in cui stiamo per immergerci, per scoprire tutte le sue particolarità.

La Valle del Savuto prende il nome dall’omonimo fiume che nasce in Sila e si getta nel mar Tirreno dopo un corso di 48 km.

fiume_savuto Noto a tutti per il tragico incidente che causò, nel corso degli avvenimenti storici, la morte di Isabella d’Aragona (1247-1271), moglie di Filippo III di Francia. Di ritorno, assieme al marito, dall’Ottava crociata, incinta del quinto figlio, mentre attraversava il fiume del Savuto, nei pressi di Martirano, cadde da cavallo l’11 gennaio 1271 e morì a Cosenza qualche giorno dopo.

Gabriele D’Annunzio, nelle Laudi, definirà «maligno / il guado che lei travolse e la corona».

Il Savuto lambisce la parte meridionale della provincia di Cosenza, alternando tratti a scorrimento tranquillo a tratti tumultuosi, attraverso un paesaggio che sembra incantato, antiche vestigia di spiccato interesse ed abbondanti proposte enogastronomiche. Il territorio attraversa ben sedici comuni.

Partiamo da Aprigliano, uno dei territori più estesi della Sila ed è anche quello che più rappresenta la ricchezza di risorse idriche calabresi. Qui nasce la nota sorgente Zumpo, nel suo territorio sono situati in gran parte i laghi Arvo e Ampollino. Proprio qui, rispettivamente nella località Macchia Sacra e Destro di Spineto, nascono due fiumi calabresi: il Crati, il più rilevante della Regione per volume d’acqua e bacino idrografico e il Savuto.

Intorno al fiume Savuto (Ocinarus per i greci e Sabatus per i romani) abbiamo avviato il primo degli itinerari del gusto, una serie di resoconti dell’enogastronomia di un comprensorio, resoconti originali e realizzati sul campo dalla redazione fuori porta.

Palazzo Capocchiano

APRIGLIANO

Tra gli aspetti che meglio rappresentano Aprigliano, si segnalano il frazionamento, determinato da diverse contrade e nuclei abitati posizionati ad una certa distanza tra loro, ed una significativa presenza di poeti dialettali: i gapulieri, Domenico Piro alias Duonnu Pantu, Carlo Cosentino. Ancora oggi, le chiese delle diverse frazioni e le relative feste patronali, contribuiscono a mantenere in vita tradizioni locali improntate ad un campanilismo spinto.

frittataUn piatto importante per la tradizione apriglianese è la frittata con salsiccia, caciocavallo e formaggi.  Famose, poi, sono le cuzzupe e i taralli dolci, prodotti di forno semplici ma molto gustosi.taralli

Girovagando per le diverse frazioni, prendiamo atto che almeno le tradizioni culinarie sono condivise, a partire dalla pasta china, imbottita con salsiccia, polpettine di carne di maiale, uova sode e caciocavallo, preparata oggi al forno ma un tempo sulla brace. Un piatto che non può mancare nelle festività più importanti.

fave e frittuleQui, inoltre – ci racconta nonna Emilia – si fa grande uso delle verdure di stagione. Abbondano i piatti con le fave o con le minestre di verdure cucinate con parti di carne di maiale, le cotiche o le frittule, frittoleconservate tutto l’inverno nello strutto, oggi, surgelate.

Molte sono le aziende agricole del territorio che producono patate e ortaggi e talune frutti e confetture in vasetto; in alcune si allevano ottimi bovini di razza podolica. La panificazione, come nel resto del Savuto, con la levatina (lievito casereccio) è di ottima qualità.

Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Chiesa di Santa Maria delle Grazie


Terminiamo la visita con un giro tra chiese e palazzi pregevoli, per la maggior parte ricostruiti dopo il terremoto del 1783.