Aste “pilotate” non solo a Corigliano-Rossano: ecco perché è importante l’operazione “White Collars”

di Saverio Di Giorno

L’operazione White Collars della procura di Castrovillari ha gettato luce sul mondo corrotto e criminaloide dei professionisti: avvocati, commercialisti, dipendenti comunali. Sono questi i colletti bianchi che secondo la procura manipolavano le aste immobiliari. Se la tesi reggerà in Tribunale sarà importante sotto tanti punti di vista, ma soprattutto costringerà altrove a fare altrettanto…  ad esempio nel territorio della procura di Paola o di Cosenza, dove la situazione pare simile. Ma nessuno qui prova a muoversi in tale direzione, quindi iniziamo a dare qualche indicazione più precisa. Prima però: perché è importante questa operazione?

Tra il materiale di questa operazione, la cosa che appare più interessante è che non solo si individuano ipotesi di corruzione, turbative d’asta e quant’alto, ma figura anche il “reato associativo”. C’è un’organizzazione vera e propria, la gerarchia, i ruoli. Troviamo, secondo quanto scrivono gli inquirenti, un dipendente del comune di Corigliano-Rossano (Zangaro) al vertice, poi ci sono commercianti dediti alla ricerca di persone interessate e ancora avvocati che hanno ruoli più tecnici (curatori fallimentari, custodi eccetera). Sono loro stessi, nelle intercettazioni, a definirsi una “squadra”, gente che non sbaglia mai. È forse la prima volta che in un’associazione a delinquere (seppure non mafiosa) ci sono quasi esclusivamente questi individui senza il classico “braccio militare”, per cui dimostrarla è un passo in avanti nel modo di combattere questo tipo di azioni. Non solo corruzioni e infedeltà sparse, giusto per ripeterlo, ma un vero e proprio vincolo stabile e duraturo tra professionisti.  La loro posizione è più interessante dei nomi.

Ci sono anche altrove le caratteristiche di un’associazione simile? Probabilmente si, anzi in varie indagini sparse qualcosa è emerso, molto altro no. La vera sfida è appunto ricostruire il quadro unitario, perché solo cosi tutti i nodi possono venire al pettine senza lasciar fuori nessuno. Proviamo allora a tracciare una strada che chi vorrà potrà approfondire. Perché sparse per la strada non ci sono mollichine, ma macigni da seguire.

L’operazione di Castrovillari parte da una denuncia e in effetti, anche sull’Alto Tirreno si potrebbe fare altrettanto. Perché di denunce lasciate ad ammuffire alla procura di Paola ce ne sono diverse. Alcune molto recenti. E non riguardano solo le aste giudiziarie, ma se proprio si vuol partire da quelle e da coloro che le gestiscono (e questi a Castrovillari sono la parte meno interessante), ci sono tante situazioni tra loro collegate tramite i professionisti: dalle cliniche private, alle case di cura, per finire a vari immobili. E tramite queste si arriva ovviamente alla mala politica, si ritorna alle denunce, passando da Amantea, a Belvedere, da Scalea a Tortora e chissà dove altro: sono i dipendenti comunali e gli studi degli avvocati che sono all’apice della gerarchia. Una volta arrivati a questo livello, le aste sarebbero solo una parte. Questi comitati controllano di tutto: da scambi di voti, a smaltimento di rifiuti, da abusivismi a concessioni di lotti e ovviamente appalti (da un lampione a un porto) e usura, tanta usura. I nomi si susseguono e spesso si ripetono in varie vesti (dipendenti, imprenditori, beneficiari). Ovviamente, tutti legati da fili di denaro che non possono che passare per le banche. Ma non ci sono solo le denunce (vecchie e nuove), perché ad aiutare un eventuale inquirente ci sarebbe anche il fatto che una parte del lavoro è stato già fatto: non si parla solo di esposti, ma anche di un’informativa con intercettazioni della guardia di finanzia di una cinquantina di pagine del 2015 che a leggerla si accappona la pelle.

Chiaro che un eventuale inquirente si troverebbe tra le mani qualche collega dell’Arma (sì, purtroppo), pochi soggetti, alcuni dei quali già attenzionati, ma sarebbero comunque componenti dello schema. D’altra parte, come potrebbe essere altrimenti? In rapporti con loro, qualche magistrato che ha operato nell’ufficio che ora è del dott. Bruni. Una parte di quei macigni, di quei fari, li ha lasciati lo stesso procuratore Bruni interessandosi a molte comunità della costa negli anni scorsi e quindi probabilmente troverà vecchi “amici” tra le carte dormienti.

Non resta che percorrere la strada tracciata e il nostro compito dovrebbe finire qua, anzi si è andati già oltre, ma nulla vieta, in caso di necessità di fare qualche altro passo. E questo per quanto riguarda l’Alto Tirreno Cosentino e la procura di Paola, se invece si volge lo sguardo verso l’interno del Cosentino, forse in questo caso la ricostruzione è ancora più semplice perché qualcosa è anticipato in verbali e da pentiti, ma richiede una storia a parte.