Autonomia? Le Regioni sono diventate come “sultanati” al servizio dei boss della sanità privata

Se non avessero la faccia come il culo nessuno oserebbe più parlare di autonomia delle Regioni dopo il servizio di Report di lunedì sera sul Veneto.

Qui invece si continua a filosofeggare di autonomia più o meno rinforzata, chi la vuole rinforzata, chi light, chi fifty fifty, chi ha le idee chiarissime, chi meno chiare, chi confuse.
La conclusione che esce  dalla trasmissione Report è che le Regioni siano diventate una specie di SULTANATO.
A queste conclusioni si deve arrivare ascoltando Andrea Crisanti che afferma che Zaia è un malvagio e aggiunge:”Le persone possono essere in disaccordo su aspetti tecnici e avere opinioni politiche diverse, ma pensare che un presidente della Regione utilizzi tutta la sua forza e le sue leve per danneggiare in maniera illecita chi sta cercando di metterlo sulla giusta strada… a me pare di una gravità inaudita. Cosa siamo diventati, la Repubblica delle banane? Se fossimo in Inghilterra Zaia sarebbe costretto a dimettersi”.
La verità è che ai presidenti di Regione con la scusa della governabilità sono stati dati poteri immensi che nessun’altra figura istituzionale detiene. Possono fare di tutto e di più dipende esclusivamente dalla propria eticità e dirittura morale. Infatti li chiamiamo governatori scopiazzando l’America. Si aggiunga a questo che contrariamente ai Comuni e anche al governo, le regioni sono ricche, alcune straricche, in alcuni settori (agricoltura, turismo, formazione) legati ai sostegni della Comunità europea e a tutto questo si è aggiunto la manna  del Pnrr.
L’esistenza stessa delle Regioni, altro che autonomia, doveva essere  messa in discussione dopo la prova pessima di molte di esse nell’affrontare la pandemia. Da Nord a Sud, l’Italia è stata unita dall’improvvisazione, dal pressapochismo, dai ritardi con cui molte regioni si sono mosse. L’Italia e in particolare il Nord, che oggi vuole questa specie di secessione, è stata  salvata dall’azione e dalle scelte del governo centrale, prima quello del vituperato Giuseppe Conte e poi l’altro del superlodato Mario Draghi. Nonostante errori, ritardi, eccessi, e confusioni, senza il governo di Roma ladrona sarebbe stato una babele, un liberi tutti.
Noi italiani ci siamo dimenticati subito quella lezione, ci siamo dimenticati di come la sanità pubblica sia stata svenduta e immiserita a favore della sanità privata dove spesso si annidano interessi anche di consiglieri regionali, amministratori  e governatori da Nord a Sud. Già abbiamo dimenticato le condanne di Formigoni.
Non contenti di ciò oggi vogliamo dare anche pieni poteri nella pubblica istruzione, nelle scuole, nei servizi, e visto che ci siamo tra poco anche nella difesa e nella politica estera.
L’opposizione invece di accettare di discutere di quanta autonomia concedere, di spesa storica e di quando realizzare i Lep (Livelli essenziali di prestazione), eccetera eccetera, metta in discussione il concetto di autonomia stesso a partire dalla SANITÀ. L’opposizione deve decidere se far finta di protestare per raggiungere un accordicchio o se invece ribellarsi per far saltare non solo questa schifezza ma anche il titolo V  che è una schifezza targata sinistra.
Il M5s, il Pd e la sinistra abbiano  il coraggio di far saltare questo tavolo angusto di discussione, dove alla fine ne uscirà vincitrice Giorgia Meloni con una proposta pasticciata  di mediazione che accontenterà tutti. Quello che vogliono gli Occhiuto, che sono d’accordo con  più autonomia, lodano Calderoli e chiedono i Lep per tenere buono il popolo calabrese.
L’opposizione in Parlamento ma anche il mondo culturale tutto, gli intellettuali meridionali in primis, articolino una proposta complessiva che parta dalla madre di tutte le battaglie. Si dica che la SANITÀ È PUBBLICA e le risorse vanno alle strutture pubbliche. E pertanto la SANITÀ torna in mano al Governo Nazionale. Si faccia saltare il tavolo che ogni regione fa come gli pare e in ogni dove ormai domina la sanità privata. É il momento delle battaglie chiare e delle scelte nette, il resto è compromesso interessato. IN SINTESI: A MARIO E ROBERTO OCCHIUTO CHE DICONO CHE L’AUTONOMIA È UNA GRANDE OCCASIONE SI RISPONDA CHE È UNA GRANDE PORCHERIA.