Bastardi senza gloria, il ritorno di De Rose e l’arrivo di Armentano: il gatto e la volpe

Armentano

IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO

BASTARDI SENZA GLORIA

DA CALABRIA ORA A LE CRONACHE

QUELLO CHE NESSUNO VI HA DETTO

SULLA STAMPA CALABRESE

FINANZIAMENTI PUBBLICI, AUMENTI DI CAPITALE SOSPETTI, BILANCI BALLERINI, EMAIL COMPROMETTENTI, INTERCETTAZIONI SHOCK. DALL’EDITORE CHE CHIAMA I GIORNALISTI BASTARDI ALLA VALORIZZAZIONE DI UNA TESTATA FALLITA IN POCHI MESI PER INCASSARE I SOLDI DI STATO. E LA STORIA CONTINUA…

QUINTA PUNTATA

I conti non tornano

In Calabria, il giornale “Cronache del Garantista”, formato lenzuolo e full color, viene stampato in un costosissimo stabilimento di Catania, l’Etis, a 90mila euro al mese. Un prezzo da capogiro. Lo stampatore costringe, poi, la redazione a chiudere il giornale entro e non oltre le 21:00, pena la messa in coda, che vuol dire ritardo nell’uscita in edicola e un enorme danno per le vendite. Nelle peggiori condizioni possibili, le redazioni lavorano rassicurate da Cuzzocrea. Ma col passare dei mesi i tempi per i pagamenti degli stipendi si dilatano oltremisura. Quelli che vengono puntualmente pagati sono sempre fornitori, commercialisti, consulenti. I giornalisti restano in coda. Ma quello che la redazione non sa è che in tre mesi di mala gestione il Garantista ha già accumulati diverse centinaia di migliaia di debiti.

Il ritorno di De Rose

Nell’ottobre del 2014, il direttore Sansonetti, spalleggiato dai fondatori della cooperativa, informa i redattori calabresi della necessità di cambiare stabilimento di stampa. Immediatamente viene messa sul piatto l’opzione De Rose. La redazione, compatta, rifiuta di rivolgersi allo stampatore già protagonista dello scandalo del cinghiale e alcuni si offrono di cercare un’alternativa. Vengono contattati uno stampatore pugliese e uno campano. Due giornalisti si accollano il viaggio verso Avellino e al ritorno portano con sé preventivi e una bozza di un possibile accordo. Ma Sansonetti è irremovibile. O De Rose o niente. In una telefonata a un redattore cosentino disse: «O si va da De Rose o chiudiamo ed è stato bello. È l’unico che può assicurare un orario di chiusura più elastico a prezzi vantaggiosi. Accetterebbe anche una cessione del credito».

Nonostante l’offerta migliore sia quella di Rotostampa, i vertici della cooperativa decidono di rivolgersi a De Rose.

Il cda giudica sul piano finanziario migliore offerta quella di De Rose (minor impegno finanziario giornaliero di 263,33 euro): dal momento che il contributo pubblico viene erogato alla fine dell’anno solare successivo a quello di sostentamento dei costi l’offerta de rose determina minori flussi finanziari in uscita stimabili in circa 150mila euro; dal punto di vista economico migliore offerta è giudicata invece quella di Rotostampa.

Umberto De Rose

Nonostante le redazioni in subbuglio per la scelta De Rose, la cooperativa procede a passo spedito. Sansonetti nel suo primo editoriale dell’era De Rose scrive che finalmente i lettori potranno leggere sulle pagine del Garantista anche il risultato della Champions. Ma questo non avvenne mai. La qualità della stampa si abbassò notevolmente: via il formato lenzuolo, via il full color, si ritorna ai vecchi colori sbiaditi di De Rose a cui mai venne fatta pagare una penale (così come invece previsto dal contratto) per la scarsa qualità di stampa. Non solo. Cuzzocrea e soci procedono alla trasformazione dell’originaria Edizioni Il Garantista Srl in una Spa con un aumento di capitale di 3 milioni di euro sperando di poter vendere quote a qualcuno.

Si rende necessaria una ristrutturazione complessiva finalizzata alla riduzione dei costi di stampa e distribuzione nelle aree di minor vendita, di riduzione del costo del personale (solidarietà, decreto lotti ecc); a tutti sarà proposto di far parte della cooperativa.

Andrea Cuzzocrea

Il buco nero

Nel momento dell’ingresso di De Rose dalla finestra del Garantista, inizia a farsi vivo, con sempre più vivacità, Francesco Armentano, detto Ciccio. Pubblicitario titolare di Agit Media che s’era preso incarico per la vendita della pubblicità del Garantista su Cosenza.

A novembre i mal di pancia nelle redazioni viaggiano a giro di posta.

 19 novembre 2015

«Colleghi, le notizie arrivano oggi: la fragilità economica dei finanziatori e i costi eccessivi della macchina sono i problemi principali».

L’incarico ad Armentano era stato affidato dalla Edizioni Garantista Srl (poi Spa), la società creata ad hoc da Cuzzocrea e soci, e che era esclusivista per il quotidiano.

Francesco Armentano
Francesco Armentano

Gli introiti pubblicitari giravano prima sulla Srl di Cuzzocrea e soci e poi venivano ripartiti. Ma con estrema lentezza nei confronti dei giornalisti.

Per fondare questa società erano stati necessari dei fondi attinti anche da un prestito bancario. Prestito, cospicuo a dire di Cuzzocrea, che avrebbe consentito anche (col residuo) il pagamento degli stipendi. Questa la promessa pronunciata durante una drammatica riunione con la redazione, in tumulto, all’aeroporto di Lamezia Terme – siamo già nella primavera del 2015 – quando un giornalista di Reggio sbatte sul tavolo cinque euro dicendo: «Presidente, sono un padre di famiglia e questi sono gli ultimi che mi sono rimasti».

L’avvocato Galluzzo, in un impeto di sincerità, davanti alle accuse dei giornalisti di non rispettare gli accordi, disse: «La colpa non è nostra, ci hanno imbrogliato, ci ha imbrogliato». Il riferimento era a Sansonetti, che non era presente, ma l’accusa si spense nel caos senza avere un seguito. Galluzzo fece intendere tra le righe che l’ottimismo di Cuzzocrea era infondato e che la situazione era piuttosto seria. Fu proprio Cuzzocrea a zittirlo e ribadire che tutto si sarebbe sistemato ma che bisognava stringere i denti.

Francesco Berna
Francesco Berna

Dietro le quinte Francesco Berna, potente imprenditore e socio (più deus ex machina) della Edizioni Il Garantista, che in alcune email si definisce proprietario della Spa. A ragguagliarlo è sempre Galluzzo perché lui, a detta di qualcuno, non voleva avere niente a che fare con i giornalisti.

I soldi, tuttavia non arrivarono né quel mese né più avanti. Le email inviate a Cuzzocrea iniziavano a non ricevere più risposte. La redazione minacciò più volte di incrociare le braccia senza avere lo spirito e il coraggio di arrivare ai fatti. Nessun giornale calabrese aveva mai scioperato prima.

La cessione maledetta

Con l’ingresso di De Rose, promette Armentano, tutto cambierà e in meglio. Lo stampatore chiede i bilanci e inizia a studiarli. Il pericolo che lo stampatore potesse acquisire la testata ormai era sentito come una ipotesi molto più solida di una folata di vento. Armentano riferisce di come De Rose sia «sconvolto dal fatto che i giornalisti non percepiscano lo stipendio da tanti mesi»

5 – (continua)