Calabria 2020, E(R)ezioni regionali (di Giulio Bruno)

E(R)ezioni regionali

di Giulio Bruno

Reduce dalla prima campagna elettorale del nuovo decennio, atrofizzato nelle parti basse dal più anestetizzante piattume elettoralistico e, per finire, trattato da perfetto idiota da “figurine e figuranti” approdati come novelli Messia al di qua del Pollino, l’homo erectus calabricus si prepara finalmente ad esercitare la più elevata forma di sublimazione della propria coscienza morale e civile: l’inalienabile diritto al voto.

E’ stata dura arrivare al fatidico appuntamento: scansare “Montalbani” di periferia, sottrarsi al canto imbonitore di improvvisati citofonisti del Papeete, resistere all’invitante suggestione delle stelle, fronteggiare il glamour sbiadito di sempreverdi playboy ottantenni a cui “non gli è stata data” e interrogarsi sulla effettiva capacità taumaturgica del “fascino” biondo della borgatara romana. Ma l’homo erectus calabricus, alla fine, ce l’ha fatta. Cosicché, fedele all’etimologia più scabrosa che ne identifica (da buon meridionale) le proprie caratteristiche anatomiche, l’erectus bipede civilizzato dall’uso di smartphone ed erudito dalle notizie social, celebrerà nel migliore dei modi il sacrosanto diritto ad eleggere i propri rappresentanti in seno al Consiglio Regionale della Calabria.

La scelta, tutt’altro facile, tra “Calippi vibonesi” al gusto tonnato, illibate “Sante” che non l’hanno mai data, “astronomi” dalle parentele scomode e protezionisti civili folgorati sulla via della cittadella regionale da lampi da allerta meteo purificatori. L’homo erectus calabricus, confortato dalle proprie inscalfibili convinzioni, sublimerà se stesso nel chiuso della cabina elettorale in una esplosione orgasmica di autentico godimento fisico e cerebrale.

Un’esperienza sensoriale inarrivabile, l’unico sistema conosciuto per appagare l’innato desiderio di sentirsi protagonista di un cambiamento, la strada maestra per ascendere al gradino più alto della propria mistica dimensione pubblica. Si chiamano “Erezioni Regionali”. L’homo erectus calabricus si sveglierà di buonumore, berrà il suo caffè domenicale, si vestirà di tutto punto e a testa erectus (non solo quella) si recherà verso il seggio. Gli verrà consegnata una scheda e una matita, entrerà nella cabina, contrassegnerà un simbolo e, in quel preciso istante, raggiungerà il piacere totale perdendosi in un afrodisiaco paradiso di sensi.

Prostrato ma soddisfatto, infilerà (???) il frutto del proprio piacere dentro la stretta fessura dell’urna, riconsegnerà la matita (metaforica estensione strumentale del proprio essere erectus) e, seguendo il più classico dei rituali, uscirà all’aria aperta a fumare una meritata sigaretta. “Bello”, penserà aspirando a pieni polmoni, “ma come sempre dura troppo poco… solo una manciata di minuti dopo un’attesa infinita. Dovevo godermela di più, rallentare le operazioni, indugiare un po’ con la matita (???) in mano…ora chissà quando capiterà di nuovo…”.

Immerso nei suoi turbamenti post orgasmici, disorientato dal dubbio di aver prodotto un aborto per la fretta e la foga di consumare l’atto, poi di colpo fiducioso delle proprie potenzialità di homo erectus, rientrerà a casa tra cumuli di spazzatura piazzandosi davanti all’apparecchio televisivo ultra HD acquistato a rate, nella spasmodica attesa del parto che gli svelerà l’esito finale dello sforzo prodotto in mattinata.

Anzi, più che sforzo una “sveltina” appena, durata lo spazio di pochi ma esaltanti minuti. Dopo qualche ora di travaglio, finalmente in piena notte si romperanno le acque e le urne, disvelando ai suoi occhi il frutto di un amplesso voluto, cercato e disperatamente ottenuto. La notte passerà in dormiveglia, un sonno agitato da mille preoccupazioni, attese, speranze e rimpianti. Ma anche illusioni e prospettive. Sarà in grado il nuovo nascituro governo regionale di rispettare le aspettative che ne hanno generato la nascita?

Al sorgere del sole, l’homo erectus calabricus si risveglierà disfatto e un po’ meno erectus del giorno prima ma con un insolito dolore al fondoschiena, osserverà allo specchio del bagno rughe e occhiaie, berrà il solito caffè bruciato del lunedì e si appresterà a iniziare una nuova settimana, accorgendosi che i bagordi della domenica appena trascorsa avranno il sapore amaro di vestigia antiche e consolidate.

Non sarà cambiato un cazzo, fuorché l’atmosfera più limpida e pulita che riscoprirà sui social, orfani di quei proclami che avevano tenuto banco fino a 24 ore prima. Dei candidati non vi sarà più traccia, gli eletti spariranno per il prossimo lustro, i problemi e le angosce continueranno a scandire i tempi dell’homo erectus calabricus. Come diceva Lucio Battisti? “Tu chiamale, se vuoi, erezioni…”