Calabria 2020, lo psicodramma di Occhiuto: fratelli coltelli, parenti serpenti

Non esiste il tradito, il traditore, il giusto e l’empio, esiste l’amicizia finché dura e la città finché non crolla”.

Diciamocelo chiaramente: una fine così, nessuna l’aveva pensata. Che i traditori della causa fossero esponenti di spicco del cerchio magico di Mario, nessuno, fino a qualche giorno fa, l’avrebbe mai detto. Anche perché se è vero da un lato che in politica le uniche cose che contano veramente sono la convenienza, l’opportunità, e il bisogno “privato” del momento, è anche vero che dall’altro, almeno così pensiamo noi persone normali, ci si aspetta, almeno dai fratelli, e dalle vecchie e solide amicizie, sempre e comunque lealtà. Specie nei momenti difficili. E invece in politica non è così. Nei giochi di potere e denaro, bisogna guardarsi sempre e comunque le spalle, anche dai fratelli e dai tanti amici.

Si sa: ricchi, potenti e politici, non hanno veri amici. E questo vale anche per Mario, che forse pensava di essere immune a questo antico adagio. Pensava forse di essere in grado, dall’alto del suo egocentrismo malato, di tenere tutto e tutti sotto controllo, e che la sua forte personalità malandrina, esercitata a colpi di bastone, impedisse a chiunque di violare il sacro giuramento della paranza. È chiaro che nel suo delirio di onnipotenza, Mario si è posto al di sopra anche della storia e delle umane miserie che la caratterizzano, forse pensava, a differenza di Giulio Cesare che era un minchione, che nessuno mai avrebbe osato, specie nel suo cerchio magico, porre in essere un congiura contro di lui. E invece anche per lui, che si crede un re, la storia gli ha riservato lo stesso copione. Se solo avesse studiato un po’ di più i classici forse non sarebbe incorso in questo inciampo che di fatto lo esclude, per sempre, dalla possibilità di ritornare a gestire denaro e potere. Una vera e propria pugnalata al cuore.

Oggi sappiamo che tutto ciò che in questi anni è stato spacciato come un gruppo coeso, intento solo a lavorare per la città, in realtà altro non era che una paranza masso/mafiosa disposta a scannarsi, al pari dei clan di ‘ndrangheta, per denaro e potere. E il tradimento di Jole e Roberto dimostra quanto scritto.

C’è da dire a discolpa dei traditori che Mario non ha lasciato loro nessuna altra possibilità. Il suo egocentrismo malato non gli ha permesso di abdicare, anche se ci ha pensato molto. Ma evidentemente l’aspetto psicologico malato ha prevalso, ancora una volta, sul buon senso. Mario non è disposto a stare sotto a nessuno, o è lui il capitano, oppure tutti a casa che il gioco è finito. Come fanno i bambini. Jole e Roberto, prima delle pugnalate, c’hanno provato ad indurlo a ragione, ma la sua arroganza, la bramosia di potere, nonché la forte necessità economica, ha reso ogni parola o possibile soluzione alternativa a lui, vana. Mario non ha voluto sentire ragione: la corona spetta a lui, e nessuno deve osare mettere in discussione questo, ma le forze a lui contrarie, oramai tante e determinate, hanno saputo bene sfruttare le debolezze umane di Jole e Roberto, attratti dal potere, ma anche in preda al panico per paura di perdere quel poco che gli è rimasto per via dello stallo politico prodotto da Mario, inducendoli a fare il loro gioco: isolare Mario da tutto e da tutti. E Jole, che per restare ancora po’ a galla farebbe qualsiasi cosa, non si è sottratta, sponsorizzata dalla Pascale, a mettere in campo un tentativo per scavallare Mario, e risolvere così agli occhi del Cavaliere e degli alleati il grosso problema creato da Mario Occhiuto, per ritornare a primeggiare nei salotti che contano. Il tutto con la complicità di Roberto e di Evelina la Patatina.

Un tentativo, come abbiamo visto miseramente fallito, e finito in tragedia. Il No di Salvini e della Meloni anche sul suo nome, ha cancellato definitivamente ogni velleità di Jole, catapultandola direttamente in una guerra interna, e a viso aperto, con quello che fino a poco tempo fa considerava il suo delfino.

Una sua eventuale designazione a candidata del centrodestra, significherebbe, non solo una sconfitta certa, ma anche la perdita di credibilità di Salvini che ha posto il veto su Mario per responsabilità che appartengono evidentemente anche a Jole. Mario è il sindaco del dissesto e Jole è il vicesindaco del dissesto. Va detto che Jole si è sempre adoperata a difendere Mario in ogni dove, muovendo diverse volte anche pezzotti di un certo calibro per attagnare i tanti problemi che l’ex amico si porta dietro.  È chiaro che per arrivare al tradimento Jole è stata bene informata sulle gravi conseguenze che la vicinanza a Mario Occhiuto comportano. Specie di questo periodo dove l’aspettano diversi appuntamenti con la Giustizia di un certo rilievo, e altri potrebbero arrivare nei prossimi giorni.

Qualcuno ha fatto notare a Jole: arrivati a questo punto, ti conviene restare attaccata a Mario la cui fine (politica) è segnata? Il gioco vale la candela? Non più ha pensato Jole. Si sa: chi va con Mario, prima o poi finisce fallito. Un consiglio che gli avevamo dato dal nostro giornale, e ci fa piacere apprendere che così è stato. E poi diciamolo: Jole vuole fare davvero il presidente della Regione Calabria. Un obiettivo impossibile da raggiungere. Votare Santelli significa, per i tanti calabresi che anelano al cambiamento, un ritorno al passato. Jole non ha nessun appeal elettorale, e con l’ulteriore scissione di Forza Italia da parte di Occhiuto, elettoralmente lei e il suo partito non valgono niente.

Un ruolo importante nella scelta da parte di Jole di tradire Mario, l’ha avuto Evelina la Patatina. Un classico per lei: capito che il cavallo Mario è stato azzoppato, ha spinto Jole, a congiurare. Mario non può più promettere niente, mentre Jole, che di amicizie importanti ancora ne ha, se la congiura dovesse riuscire, un posticino al sole non glielo negherebbe. E poi si sa, Jole e Evelina sono amiche del cuore da tempo. Una garanzia per Evelina che non ci ha pensato su due volte a tradire Mario. Perché quello che conta per la Patatina, prima di ogni altra cosa, è il suo buanustari.

Insomma Mario è stato tradito dal fratello che fa arrivare la notizia della candidatura di Jole al sito AffariItaliani.it, da Jole che ha pensato bene di sostituirlo, e dalla Patatina che dopo averlo “infasciato” sindaco, lo ha mollato in meno di un secondo per aperitivi più corposi.

Questa è la politica. Tradimenti, coltellate, infamie, tutto e solo per denaro e potere. I politici non guardano in faccia a nessuno e la prova è Jole che non ci ha pensato su due volte a tradire Mario, figuriamoci cosa può fregarle dei cittadini. E’ iniziata, per Mario, la notte dei lunghi coltelli: fratelli coltelli, parenti serpenti. Ne vedremo delle belle. Certo è che è meglio un nemico leale che degli amici che più falsi non si può. Povero Mario…