Calabria 2020, Pippo Callipo senza grinta: tutta “colpa” del pentito Mantella?

Uno dei motivi per i quali Pippo Callipo non ha condotto una campagna elettorale aggressiva nei confronti dei “boss” del centrodestra (uno per tutti il Cinghiale Pino Gentile) è rappresentato dalle pesanti accuse nei suoi confronti del pentito vibonese Andrea Mantella. Che afferma chiaramente la vicinanza di Callipo al clan Mancuso. Accuse che sono state “cavalcate” in maniera strumentale dalla “maga del male” Madame Fifì, al secolo Enza Bruno Bossio e persino da Palla Palla, quando ancora non si era ritirato dalla candidatura.

All’epoca non le avevamo pubblicate, sperando che comunque Callipo si regalasse e ci regalasse una bella campagna elettorale. Ma oggi che i suoi “tour” alla camomilla sono finiti, è giusto che anche noi riprendiamo e portiamo all’attenzione dei nostri lettori queste accuse. Così come abbiamo fatto con quelle del pentito Cosimo Virgiglio che accusa apertamente Pino Gentile di far parte di una loggia coperta massonico/mafiosa insieme a Giancarlo Pittelli, Giuseppe Chiaravalloti e al capitano della Finanza Barbieri.

E se magari è giusto che Callipo non abbia infierito sotto questo aspetto, davvero non si capisce perché non abbia preso posizione sulla questione della lista – palesemente irregolare – dello stesso Pino Gentile per la presenza di una candidata (Giuseppina D’Angelis) in pacchiana condizione di incompatibilità. E’ del tutto evidente, a nostro avviso, che non c’è nessuna voglia di vincere da parte dell’imprenditore, che già parte in svantaggio rispetto all’avversario per numero di liste (tre contro sei). E le sfide elettorali non si vincono per opera dello… Spirito Santo, serve anche un po’ di sana aggressività che a Callipo in questo mese di campagna elettorale è completamente mancata.

Ma eccoci alle accuse del pentito. E’ il 27 maggio del 2016 quando Andrea Mantella – che ha iniziato a collaborare da poco più di un mese – viene sentito nel carcere di Rebibbia dal pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo. Il collaboratore di giustizia chiama direttamente in causa l’imprenditore del tonno, Pippo Callipo, già ai vertici di Confindustria Calabria. “Per quanto io ne sappia – dichiarava Mantella al pm Falvo ed ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo – alle origini l’imprenditore Filippo Callipo era molto vicino a Luigi Mancuso. Questo lo so perché, in un periodo in cui attraverso i Bonavota avevamo le mani su Pizzo, sapevamo che non lo potevamo toccare perché era protetto da Luigi Mancuso, mi riferisco agli anni novanta”.

Per tutti gli anni ’90, quindi, secondo Andrea Mantella, l’imprenditore Pippo Callipo avrebbe goduto di una sorta di protezione garantitagli dal numero uno del casato mafioso di Limbadi: il boss Luigi Mancuso. Dopo il 2002, Andrea Mantella e Francesco Scrugli, staccatisi dalla cosca-madre dei Lo Bianco di Vibo Valentia ed unitisi ai Bonavota di Sant’Onofrio, grazie all’appoggio del boss di Serra San Bruno Damiano Vallelunga (ucciso nel 2009 e, secondo i pentiti, uno dei pochi nel Vibonese ad avere un’autorità mafiosa quasi pari a quella di Luigi Mancuso) avrebbe quindi eroso una fetta di potere ai Mancuso.

Foto Zoom 24

In tale scenario, secondo il collaboratore di giustizia, alcuni clan si sarebbero allontanati dai Mancuso e così “i Bonavota – dichiara Mantella – hanno ritenuto possibile, in accordo con gli Anello, fare un’estorsione a Callipo. Di questa estorsione a Callipo – continua Mantella – ne ho parlato con Domenico Bonavota  e Francesco Fortuna, mentre con  Domenico Cugliari, detto “Micu i Mela”, non ne abbiamo parlato perché lui veniva interpellato quando dovevamo prendere le decisioni più importanti e questa, rispetto alle altre cose, era una sciocchezza”.

Andrea Mantella dichiara quindi di non sapere “se poi l’estorsione sia stata pagata”, ma di aver appreso che “successivamente a Sant’Onofrio hanno avuto dei posti di lavoro da parte dell’azienda Callipo, anche se non so indicare specificamente”. Mantella dichiara di aver appreso tali circostanze nel 2009 parlando con i Bonavota, aggiungendo di non ritenere che l’imprenditore “Pippo Callipo abbia pagato personalmente, ma possa invece aver incaricato qualche altra persona a farlo”. Una situazione “aggiustata”, quindi, secondo quanto dichiara Mantella, “altrimenti per come ragionano i Bonavota gli attentati sarebbero proseguiti”. Insomma, uno scenario tutt’altro che edificante e che, con tutta probabilità, è stato tirato fuori proprio per “avvertire” Pippo Callipo e “consigliargli” una campagna elettorale tranquilla e senza squilli. Cosa che si è puntualmente verificata.