Calabria 2020, Rimborsopoli: Pino Gentile e i suoi “fratelli” Scalzo, Graziano e Neri condannati a restituire oltre 60 mila euro a testa

Non solo l’uso illegittimo dei fondi destinati ai gruppi, ma anche la rinuncia ad incassare le somme da restituire al Consiglio regionale. Come dire: oltre al danno che c’è stato, si è tentato di mettere in campo anche… la beffa.

Ed ecco perché la Corte dei Conti non ha dubbi nell’infliggere l’ennesima sentenza di condanna per la “Rimborsopoli” in salsa calabrese: «Quanto deliberato dall’ufficio di presidenza del Consiglio regionale si risolve nell’indebita rinuncia a un credito erariale ormai certo».

I provvedimenti oggetto del procedimento erariale risalgono al 2015 e fanno seguito a precedenti pronunce della Corte dei Conti, che con delibera della sezione regionale di controllo del 2014 aveva dichiarato irregolare la rendicontazione di cospicue somme.

Secondo la Procura, si sarebbe strumentalmente “dribblato” l’obbligo di restituzione con un’interpretazione normativa illegittima, rinunciando di fatto all’incasso di 531mila 106,77 euro dal complessivo budget da restituire quantificato dalle sentenze definitive. Da qui la condanna inflitta adesso a sei soggetti chiamati in causa, cinque politici e il dirigente del servizio Bilancio e Ragioneria del Consiglio regionale: Giuseppe Gentile, Antonio Scalzo, Francesco D’Agostino, Giuseppe Neri e Giuseppe Graziano dovranno rifondere ciascuno 63.732 euro, il dirigente Luigi Danilo Latella 212.400 euro.

Giuseppe Neri

Gentile, Scalzo, Neri e Graziano si sono ricandidati ancora alle prossime Regionali, tutti nelle file del centrodestra, compresi Neri e Scalzo che stavano con… Oliverio. Per D’Agostino invece si è messo di traverso Callipo, che gli ha impedito di intrufolarsi nelle sue liste. E neanche il centrodestra se l’è preso… Per una burla del destino, eccoli tutti insieme nella fotografia di copertina che correda l’articolo (escluso Neri del quale mettiamo la foto a parte) mentre confabulano su come fottere i calabresi sulle poltrone del consiglio regionale. Ce n’è abbastanza per “trombarli” e farli tornare da dove sono venuti ovvero dalle fogne? Crediamo proprio di sì…