Calabria 2020, Tallini l’impresentabile ora è anche il presidente del Consiglio!

E’ vero, qualcuno è stato clamorosamente “trombato”, il Cinghiale di Cosenza per tutti, ma l’elenco degli impresentabili eletti al Consiglio regionale della Calabria è ancora molto lungo ma stavolta – nonostante il vergognoso asservimento dei media calabresi imbavagliati con centinaia di migliaia di euro – è sotto gli occhi di tutti. Ed è giusto che Iacchite’ passi ancora in rassegna questi faccendieri affinché ne resti memoria, visto e considerato che il sistema calabrese dell’informazione si è venduto ancora una volta al miglior offerente.

Il principe degli impresentabili è senz’altro Mimmo Tallini da Catanzaro, sputtanato persino da quell’inutile organo della Commissione Antimafia, che a poche ore dal voto lo aveva messo sulla graticola. Ma Tallini è passato lo stesso e adesso, dopo essersi vantato da perfetto sbruffone con i suoi compari che sarebbe diventato addirittura il presidente del Consiglio regionale (o comunque – e ancora peggio – assessore), ha coronato il suo “sogno” di essere nominato presidente quasi a simboleggiare – laddove ha già messo le sue chiappe truffaldine – la corruzione che dilaga nella nostra martoriata regione.

Tallini è un impresentabile da quando faceva l’assessore al Personale della giunta Scopelliti. Aveva nominato a dirigente generale del dipartimento Controlli Alessandra Sarlo, moglie di un giudice corrotto e arrestato, tale Vincenzo Giglio, accriccato con la ‘ndrangheta al Nord.

Il dipartimento Controlli fu istituito da zero nel 2011, secondo gli inquirenti con l’esclusivo scopo di creare un posto di vertice per Alessandra Sarlo. A supporto di questa ipotesi, la rapidità nel conferimento dell’incarico, affidato pochi giorni dopo la pubblicazione del bando, per di più il 16 agosto. E l’idea di istituire il nuovo dipartimento era stata proprio dell’assessore Tallini. Alessandra Sarlo diventa direttore generale esterno, dopo essere stata commissario dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia. Un incarico che sta alla base dell’ accusa di corruzione contestata al consigliere regionale Franco Morelli nell’ambito dell’indagine della Dda di Milano sul clan Valle.

Secondo i magistrati milanesi, proprio la carriera della moglie era la “ricompensa” per il giudice Giglio, a sua volta arrestato per aver passato informazioni riservate su indagini e affari a Giulio e Giuseppe Lampada, eminenza grigia degli affari milionari del clan calabrese trapiantato in Lombardia. Ai Lampada era strettamente legato anche il consigliere regionale Morelli. L’Asp di Vibo verrà poi sciolta per mafia… 
Per quella vicenda, alla fine, a pagare per tutti fu Franco Morelli, il compare del mio compare… Tallini ne è uscito alla grande e finanche dopo il tracollo del suo ex presidente Scopelliti, si è rimesso in carreggiata e nel 2014, nonostante la disfatta del centrodestra, è stato eletto. Così come in questa tornata elettorale.
Le cronache giudiziarie si sono interessate di lui, sempre in quel periodo, per una vicenda legata a liste elettorali taroccate, violazioni delle leggi speciali in materia elettorale, elenchi di sottoscrittori fasulli, falso ideologico e materiale in atto pubblico all’epoca delle elezioni comunali di Catanzaro vinte da Sergio Abramo. Di questo è accusato Tallini, insieme a Maurizio Vento, Massimo Lomonaco, Onofrio Dominici e Barbara Veraldi nel corso dell’anno horribilis 2014. Ancora una volta le indagini erano condotte dal sostituto procuratore, Gerardo Dominjianni. Poi tutto venne trasferito a Salerno e Tallini, come da scontato copione, spera che cali il solito sipario della prescrizione. Più o meno come le altre vicende legate a Multopoli e Catanzaropoli nelle quali il solito Tallini è finito coinvolto. Un profilo perfetto per il centrodestra, non c’è che dire. L’ideale per simboleggiare la deriva della politica calabrese.