Calabria 2020, un voto dato alla Santelli è un voto contro Corigliano-Rossano

di Alberto Laise

Tutto dovrebbe ruotare intorno all’idea di fusione ed ai motivi che hanno spinto un vasto schieramento, in cui c’era il civismo così come la politica, a volerla. L’idea che, dando vita ad una città più grande (la terza della Calabria, la prima della provincia di Cosenza) si sarebbero realizzate le condizioni indispensabili per rafforzare il territorio e renderlo autonomo, se non concorrente, rispetto a quello cosentino.

Un percorso che, a detta di tanti tra i promotori, doveva passare anche attraverso i momenti politici. Ed a voler guardare, anche in reazione ad alcune scelte compiute dal PD, molti decisero di premiare il centrosinistra alle Politiche proprio perché il candidato non era espressione dello Jonio cosentino. Questo ragionamento, fatto dai promotori e non da chi scrive (scettico sul processo fusionista), aveva ragioni bipartisan incarnate nella necessità di reagire ad un impoverimento del nostro territorio ed ad un sostanziale disinteresse delle istituzioni regionali- negli ultimi vent’anni, non solo l’ultima- che hanno sottratto ovvero negato risorse, sia in termini di servizi che d’investimenti, al territorio.

Il tratto distintivo di questa “sottrazione” era per tutti impersonata dalla chiusura del tribunale di Rossano. Non solo un danno economico per la città ma, soprattutto, una ferita inferta al prestigio della città e dell’intera area. E questo urlo di dolore, questa protesta vibrante, ha accompagnato costantemente ogni iniziativa, ogni dibattito, ogni momento referendario anche e soprattutto da parte degli attori politici: amministratori, consiglieri comunali, segretari di partito tutti insieme a rivendicare l’autonomia dalla malvagia Albione (in questo caso Cosenza). E che questo territorio avesse bisogno di uno scatto d’orgoglio è cosa che credo avrebbero condiviso anche i fautori del no.

Fatto il referendum, nata la città, si arriva di gran carriera all’appuntamento elettorale che doveva, a tutti noi, dare l’opportunità di mettere in atto tutto ciò. E, francamente, molta della classe dirigente di questo territorio ha dimostrato di non essere quantomeno coerente con ciò che affermava. Da un lato proponendo in maniera più o meno esplicita una moltitudine di candidati che nulla hanno a che fare con questo territorio e che, in molti casi, pur avendo ricoperto ruoli apicali, nulla hanno fatto, dall’altro addirittura andandosi a candidare tra le fila di chi, più di chiunque altro, ha mortificato questa città.

Questa città aveva ed ha la forza per eleggere tranquillamente propri consiglieri regionali. E lo ha dimostrato ogni qualvolta ha votato compatta. Ma da troppi anni, la classe dirigente, sceglie di non essere protagonista ma serva, spesso sciocca, di candidati lontani. Per mere beghe di partito, per una necessità intrinseca al voto contro teso a tarpare le ali al nuovo, si compiono scelte ad minchiam che, alla lunga, tendono ad i indebolire la città ed il territorio tutto.

Ed ancor di più se questa scelta viene fatta andando a candidarsi nelle liste di chi, la Santelli, ha impoverito la città. L’orgoglio, l’autonomia, a destra, sarebbe stata quella di imporre un’altra figura. Non facciamo giri di parole, non prendiamoci in giro: candidare Occhiuto, candidare la Ferro o altri sarebbe stato diverso. Appoggiare la Santelli, scegliere di essere in quelle liste vuol dire scegliere di tradire questa città arrendendosi a chi ne ha cancellato uno dei simboli più antichi.

Ed è qui che il cittadino deve avere il coraggio di riflettere andando oltre l’apparente. Un voto dato alla Santelli è un voto dato contro la città di Corigliano-Rossano. E lo dimostra anche il totale rifiuto di ogni candidato del centrodestra di dire una sola parola sul tribunale. Persino Salvini lo ha ignorato. Ci sarebbero altre mille motivazioni che mi potrebbero spingere a dire che il voto alla Santelli non solo è sbagliato ma è persino pericoloso (i troppi impresentabili nelle sue liste, le condizioni in cui lascia Cosenza, il modo in cui tradisce Occhiuto ecc.) ma da cittadino corissanese non posso non pormi il problema di cosa ha fatto a questa città fregandosene del suo ruolo di governo. E non posso non chiedere ai candidati del centrodestra: è così che onorate la vostra città?

Questa città, anche per difficoltà ereditate e per errori commessi nella fase preparatoria (vedi una legge fatta sulla fusione incompleta e carente), è ancora debole. Ed è sotto costante attacco da parte di chi vuole che tale resti. E non può essere difesa da altri se non dalle scelte che i suoi cittadini andranno a compiere. Scelte che andranno fatte pensando che solo le espressioni compiute di questa terra possono portare in regione le nostre istanze, i nostri problemi, i nostri bisogni. Gli altri, gli uscenti, quelli che da decenni vengono a prendere i voti e poi spariscono, non sono più la soluzione. Anzi…non lo sono mai stata. Non sono stati in grado di far crescere il porto, di darci uno stramaledetto ospedale, una ferrovia degna di tale nome, una strada. Niente. Ed allora, oggi che la città esiste, che va protetta e curata come si fa con un figlio, tocca ai suoi “genitori”, quelli che l’hanno voluta con un atto di democrazia diretta unico in Italia per dimensioni e portata, farlo con orgoglio, autonomia e forza. È questo l’atto che renderà questa città la più grande della provincia.