Calabria 2021. A Catanzaro Forza Mafia in grave difficoltà: il “boss” Parente non c’è ma c’è la… figlia!

Roberto Occhiuto presenta a suo sostegno liste composte da collettori elettorali impresentabili, tutti massomafiosi e cazzari D.O.P. Mimmo Tallini non è riuscito a candidarsi in prima persona. Arrestato nell’operazione Farmabusiness, scarcerato dal suo amico giudice corrotto Valea del Tribunale del Riesame, è ovviamente ancora indagato per ‘ndrangheta, e quindi “impresentabile” anche per la Commissione Antimafia. Ecco perché, una volta fallita miseramente anche l’operazione Sergio Costanzo (costretto anche lui a ritirarsi), ha cercato disperatamente di puntare tutto sul suo factotum e finanziatore svizzero delle precedenti campagne elettorali, quel Claudio Parente, il re delle cliniche e Rsa truffaldine, indagato e con richiesta di rinvio a giudizio in corso insieme a due consiglieri comunali suoi scagnozzi nell’ambito dell’operazione “Corvo”. L’operazione non è riuscita ma si candida la figlia, l’avvocato Silvia Parente. Né più e né meno quello che hanno fatto a Cosenza con Pino Gentile, indagato in più processi, che candida la figlia Katya, di mestiere parassita sociale.

Ma torniamo all’operazione “Corvo”. Parente e i suoi scagnozzi sono accusati a vario titolo di corruzione e atti contrari ai doveri di ufficio e peculato, in una ipotesi di reato che mai e poi mai può essere accostata al semplice reato di abuso d’ufficio! Avevano già iniziato a mandare lettere per chiedere il voto con tanto di santini e simboli di Forza Italia o Forza mafia in spregio e totale violazione sulla legge che regolamenta la campagna elettorale. E dev’essere stata proprio questa “smargiassata” a determinare quella che sembra sempre di più una “trombatura” prima ancora delle elezioni. I media di regime lo danno fuori al 99%, persino Il Fatto Quotidiano si è preso la briga di pubblicare una sua fotografia scrivendo che uno dei peggiori impresentabili della Calabria corrotta è fuori dalla corsa. Ma non sapeva che avrebbero candidato… la figlia. Cose che solo qui in Calabria possono accadere con tanta sfrontatezza. 

L’operazione “Corvo” ovvero l’inchiesta della Procura di Catanzaro, coordinata dalla Guardia di Finanza, che nei mesi scorsi ha acceso i riflettori su episodi di corruzione e atti contrari ai doveri d’ufficio, ha al centro tre politici: un ex consigliere regionale boss delle cliniche private dall’alto del suo impero di 12 strutture – Claudio Parente per l’appunto – e due consiglieri comunali. Ora il sostituto procuratore Graziella Viscomi, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, ha chiesto il processo per Francesco Gironda (53 anni), Giuseppe Pisano (44 anni) e Claudio Parente (65 anni), che risultano indagati per corruzione (Parente anche per peculato). E’ lui il noto “boss della sanità privata” Claudio Parente e sono suoi tirapiedi i due consiglieri comunali eletti nella lista di Officine del Sud (il movimento della ex schiappa dell’Us Catanzaro che aveva i piedi come ferri da stiro), Giuseppe Pisano e Francesco Gironda. Con tanto di sequestro per 38mila euro (ovvero i soldi finiti nelle tasche del fratello e della convivente dei due consiglieri assunti come portaborse da Parente) da parte della Dda nei confronti di Parente, che ha ufficialmente sancito il “collegamento” tra la pratica del consiglio comunale della “Vivere Insieme” e le prebende ai congiunti dei consiglieri “parentiani” Pisano e Gironda.

Una sorta di “bingo”, che ha letteralmente messo al tappeto tutti gli aficionados della massomafia catanzarese. Due gli episodi contestati: il primo è l’approvazione di una delibera del consiglio comunale di Catanzaro (la n. 95/2018), con la quale il 13 settembre 2018 l’assise municipale deliberava favorevolmente (con il voto conforme anche di Gironda e Pisano) in ordine alla possibilità di cedere un terreno di proprietà comunale all’associazione interregionale “Vivere insieme”, operante principalmente nel settore dei servizi sanitari in convenzione e guidata direttamente e con prestanome da Claudio Parente. L’altro è l’assunzione, a opera di Parente, del fratello del consigliere Gironda e della convivente del consigliere Giuseppe Pisano quali suoi collaboratori a tempo determinato nell’ambito della struttura speciale a sua disposizione presso il consiglio regionale.

La grande truffa di “Vivere insieme” e gli affari di Parente hanno sempre visto accondiscendente l’Amministrazione comunale e il silenzio sospetto di Sergio Abramo ne è la prova evidente. Tanto che nell’anno 2018 e il tentativo di rubare ai cittadini un bene pubblico, i suoli dati in concessione su un diritto di superficie alla Vivere Insieme, diventa più pressante e sfacciato perché nelle ultime elezioni comunali che avevano rieletto a sindaco Sergio Abramo, avevano fatto posto in Consiglio comunale proprio a quei due consiglieri Pisano Giuseppe e Gironda Francesco nella lista di Officine del Sud, il cartello affaristico-elettorale del boss Claudio Parente, socio occulto e compagno di merende di Massimo Poggi, presidente della Vivere Insieme. Roberto Occhiuto ha dichiarato: «Ho proposto di introdurre per legge il controllo preventivo, e dunque prima del deposito ufficiale, delle liste da parte della Commissione parlamentare Antimafia, in modo che, qualora fossero riscontrati problemi, ci possa essere il tempo materiale per intervenire concretamente. Nei giorni scorsi ho chiesto alla relatrice Annagrazia Calabria e all’esecutivo di inserire questa misura già nel decreto Semplificazioni, in discussione la prossima settimana alla Camera dei deputati».

Tutte cazzate, è soltanto l’ennesima operazione di finto maquillage al quale il centro destra si sottopone, infatti i peggiori impresentabili saranno tutti candidati. Massoni, massomafiosi, ndranghetisti, politici collusi e mazzettari, sono già candidati e sguinsagliati sul territorio a raccattare consenso per Roberto Occhiuto, perché solo così può vincere le elezioni, ed il tutto con la regia del senatore Giuseppe Mangialavori, alias Peppe ‘ndrina. Per fortuna, le nostre denunce qualche effetto lo hanno avuto e così non si candida un delinquente del calibro di Vito Pitaro (uscente) ma è riuscito a trovare un posto in una lista civica addirittura Francesco De Nisi, largamente presente in tutte le ordinanze delle operazioni della Dda di Gratteri su Vibo e provincia. Peppe ‘ndrina ha colpito ancora…