Calabria 2021/22. Amalia e i suoi fratelli: fare soldi a palate speculando su anziani e demenze. Protagonisti e retroscena

Da qualche tempo ormai stiamo passando al setaccio tutta l’enorme massa di fondi di Amalia Bruni, la candidata del Pd calabrese, poi eletta consigliere regionale, buttatasi col Gruppo misto e infine a serio rischio esclusione perché non aveva calcolato bene i tempi dell’aspettativa e soprattutto i soldi che doveva incassare da Regione e Asp per fare i suoi porci comodi speculando senza pudore sulle demenze senili (https://www.iacchite.blog/calabria-2021-stop-and-go-amalia-bruni-e-il-progetto-fantasma-da-1-milione-e-mezzo-di-euro-in-due-anni/).

In 24 mesi l’Asp di Catanzaro ha mobilitato qualcosa come 1milione 500mila euro, fra quelli realmente spesi (almeno per finta), quelli rubati – che sappiano sono stati 300mila – e quelli rimasti nelle casse delle Comunità europea, per il famoso progetto sulle demenze in partnership con il Centro Regionale di Neurogenetica di Amalia Bruni. Ma la storia è rimasta ferma all’anno di Cristo ed oggi francamente non sappiamo quanti di questi soldi, oltre quelli rubati e scoperti dalla Guardia di Finanza, abbiano preso strade alternative. Noi non siamo in grado di accertarlo e nemmeno di ipotizzarlo, questo lo potrebbe fare, anzi lo dovrebbe fare la Procura di Catanzaro.

Maurizio Rocca

Una cosa la possiamo invece dire come fatto certo, e cioè che la musica nell’Asp di Catanzaro non è cambiata ed il musicante è e rimane sempre il dottore Maurizio Rocca, direttore del distretto di Catanzaro, mente brillante nel coniare slogan, passando dal “porto della memoria” a “la città che vorrei”.

Anche lui, Maurizio Rocca, come la sua amica e complice Amalia Bruni ha un difetto caratteriale, quello di non riuscire a mantenere le relazioni, soprattutto se queste si fondano su un interesse, diciamo extra economico, da tenere segreto e così anche lui, ogni tanto, fa le pulizie di primavera anticipate. Decide nuove carriere brillanti e fermi improvvisi, scavalcando norme e procedure, come ha fatto nel suo concorso tanto da creare malumore e qualche denuncia, come ci è stato detto, caduta nel buio degli scaffali delle Procura cittadina per qualche manina amica: un altro colletto bianco di grembiule vestito! Sempre con buona pace dei commissari prefettizi chiamati a vigilare, ma che hanno la “cecagna” e sono vittime della solidarietà di appartenenza al registro degli indagati.E’ ormai una non notizia, l’abbiamo scoperta il 28 novembre 2020 in occasione di altre vicende oscene della sanità catanzarese, che l’ex prefetto Luisa Latella, l’altra lady di ferraglia dell’Asp di Catanzaro è indagata nella chiusura delle indagini per bancarotta fraudolenta sul fallimento della partecipata del Comune di Palermo, la GESIP fallita nel 2015. Della serie chi dovrebbe controllare in nome dello Stato e dell’equità della legge fa più schifo di chi deve essere controllato, un altro appunto negativo all’attenzione del Procuratore Gratteri, perché non passi la legenda metropolitana che attraverso i “servizi” la Latella controlla pure la Procura di Catanzaro…

Il sistema Catanzaro è sempre la radice del ragionamento nei palazzi del potere in città, quello stemma araldico di fango e di complicità fra politica, mafia, colletti bianchi, servitori infedeli dello Stato, imprenditori truffatori, dei fruttivendoli delle notizie comprate in saldo e la Chiesa corrotta ed affaristica.

Ecco perché l’ex prefetto e commissario dell’Asp di Catanzaro, Luisa Latella non potrebbe mai fare un torto al suo amico del “club degli indagati”, Maurizio Rocca, dove anche lei sede degnamente! Poco importa se così tutti pisciano sullo stato di diritto e su quella che sembra sempre di più una barzelletta che: LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI.

La storia continua a scorrere indisturbata ed il CCM (Chronic Care Model) si moltiplica negli anni e diventa lo specchio delle ruberie nell’Asp di Catanzaro. Tutti attingono con il secchio al pozzo degli anziani e dei malati di demenza e Alzheimer. Risultati? NESSUNO! La regola sempre negativa è la sommatoria, sempre nascosta e distrattamente osservata, delle tanti morti anonime nei lager delle RSA degli amici truffatori, dove malnutrizione e maltrattamenti sono il comune denominatore, poche le eccezioni. Non servono gli studi del Ministero della Salute e dell’ISS che negli ultimi tempi hanno parlato di un deficit di alimentazione nelle RSA, quella che si chiama senza giri di parole malnutrizione: dove il latte si allunga con l’acqua e la mela si divide in quattro! Quello che resta senza possibilità di replica un reato penale di maltrattamento. E’ una realtà conosciuta ed a noi narrata e scritta da tanti, troppi in verità, ma il gioco giustifica qualche sacrificio di bassa intensità se poi sono anziani… Tutti tacciono, complici e profeti, carnefici della malattia con l’ostensione indegna delle loro capacità divinatorie.

AMALIA BRUNI, IL GRANO TOSSICO DI CALABRIA, TACE! La nouvelle vague della narrazione criminale del Pd dei corrotti e dei mafiosi parla ancora di svolta, dimenticando che anche lei ha taroccato i navigatori che se presi per buoni, portano i calabresi dritti dritti nel burrone! Non scopre l’altarino e chiede veline di consenso ai giornalisti fedeli e scodinzolanti di Francesco Boccia, come Alessia Bausone per esempio, diventata grillina per infiltrazione “bocciana” e che dice di censurare il malcostume, dimenticando che scrive sulla testata mafiosa per antonomasia, LaCnews di Maduli Domenico e Motta Pasquale, ancora a piede libero entrambi, anche se Motta presto finirà sotto processo e il tycoon ha i mesi contati. Alzare le sottane, scoprire l’oracolo è un problema, tutti capirebbero che Queen Amalia ed i suoi complici sono più viscidi di una maruzza o se si preferisce vermitura, senza guscio!

La questione morale resta ancora inchiodata. Un totem da divinizzare al contrario dove si rischia l’osso del collo. Amalia Bruni questo lo sa bene, conosce alla perfezione le dinamiche, le ritualità, gli accomodamenti e le benedizioni quelle che oscillano fra sacro e profano, ma una pisciatina richiesta di acqua santa non disturba né l’Altissimo, né Satana: per lei pari sono!

Conosce bene Amalia Bruni come ci si siede al tavolo della truffa, quelle zone d’ombra dove le tasche si riempiono generosamente e l’anima è salva non vedendo, perché è al buio. L’Asp di Catanzaro è il vascello dei pirati e lei lo governa in alleanza con Maurizio Rocca, insieme determinano chi resta a bordo e chi viene premiato con un tuffo a favore di pescecani, decidono la sommatoria e benedicono gli imbrogli. Così il dottore Pietro Gareri viene dato in pasto ai pescecani, defenestrato senza tanti preamboli per incompatibilità caratteriale ed economica con il duo Rocca-Bruni. Voci interne ed accreditate ci riferiscono che il motivo della rottura è focalizzato sulla trasformazione, peraltro prevista nei finanziamenti di cui abbiamo narrato, dei centri UVA in CDCD, dove la sostanza non è variata al netto del cambio delle insegne pubblicitarie. Ma, il nocciolo della questione che dissacra la permanenza del dottore Pietro Gareri è sempre per l’intervento di Amalia Bruni, che voleva trasferire qualche cialtrone del suo staff del “centro” nel distretto sanitario di Catanzaro Lido al solo scopo di estendere il suo potere usando il metodo dell’occupazione senza assedio. A questo Gareri non ci sta, perché consapevole che non cambia nulla e che i soldi messi sul piatto come sperimentazione e miglioramento del sistema delle non Autosufficienze sono un bluff, o se preferite una truffa e così, la sua testa rotola sul bagnasciuga del quartiere marinaro della città di Catanzaro ed Amalia Bruni e Maurizio Rocca consumano la loro vendetta e la vittoria!

Scelgono così il successore, premiato sul ponte di comando con encomio solenne, prima vittima tanto da avere maturato la sindrome di Stoccolma, ma protetto da un vincolo di fratellanza, altra caratteristica dopo quella politica e quella giudiziaria che apre le porte della carriera nell’Asp di Catanzaro.

Il miracolo è qui!” Avrebbe cantato Renato Zero, ma non è assolutamente un miracolo se a determinarlo sono le obbedienze al GOI (Grande Oriente d’Italia)  e l’appartenenza alla loggia di Viale dei Normanni in Catanzaro. Quella corsia di sorpasso ben strutturata che soddisfa le aspirazioni di Roberto Lacava, massone e geriatra di riferimento del CDCD di Catanzaro e fa segnare un punto a favore di Maurizio Rocca, che consolida il suo cerchio magico andando in credito della massomafia che regola e governa Catanzaro e dintorni. “Il miracolo è qui, tu il miracolo si…”, continua a cantare Renato Zero. Ricomincia lo show sugli anziani, il palcoscenico si allarga e la platea si infittisce di nuovi nani, qualche instabile ballerina e indagati a piede libero.

A ben guardare sono troppe le evidenze che ancora oggi resistono che dissacrano la credibilità dell’Asp di Catanzaro e del Distretto sanitario della città, l’unico nel panorama dell’azienda provinciale dove esiste un direttore, il dottore Maurizio Rocca per intenderci, mentre gli altri due quello di Lamezia Terme e di Soverato come ci ricorda il portale web, sono ancora retti da facenti funzioni… Un’altra stranezza, che non l’unica!

Infatti, nonostante il “piano delle demenze” consegnato con grande spolvero alla conoscenza degli organi di stampa da Gerardo Mancuso – ne abbiamo già parlato – e nonostante il fiume di soldi che abbiamo rintracciato, diventato un fenomeno carsico da distribuire nelle diverse stanze di compensazione della complicità e della truffa, come ha detto la Guardia di Finanza, il pianeta anziani, le malattie di demenza e di Alzheimer nell’Asp di Catanzaro è ancora con le pezze al culo!

Il motivo è abbastanza elementare e facile da comprendere. Passa attraverso la volontà specifica degli attori citati e dalla necessità extra economica, di mantenere il perimetro chiuso a salvaguardia degli interessi diffusi e protetti di complici ed amici imprenditori truffaldini. Le parole, le programmazioni innovative partorite da idee balzane, per non definirle criminali che hanno riempito le pagine di progetti che drenavano soldi ci hanno fatto capire che non venivano scritte con l’inchiostro e con la ragione, ma con la merda quella lanciata a mani basse dalle finestre del Distretto sanitario dell’Asp di Catanzaro come coriandoli, per un popolo ritenuto imbecille a prescindere ed elevato alla potenza!

NOI SIAMO ABITUATI A DIVIDERE IL BENE DAL MALE SENZA SCONTI PROGRAMMATI, SEMPRE FRA VERGOGNA E STUPORE. Ci soffermiamo a questo punto su alcune questioni che servono a tratteggiare la pericolosità delle menti criminali che hanno partorito il piano delle demenze e le ruberie connesse. Solo così abbiamo capito che lo sforzo intellettuale che ha scritto le pagine dei documenti, consegnati alla storia della truffa con epicentro l’Asp di Catanzaro è criminalità pura elevata a metodo clinico. E’ scritto nero su bianco senza interruzione di continuità, senza la demarcazione di una linea di confine della coscienza, perché il piatto è ricco e chi dovrebbe legittimamente sedere al tavolo è quasi sempre, purtroppo, rincoglionito dalla demenza o dall’Alzheimer, se parliamo dei malati; mentre gli altri sono devastati dall’angoscia e dalla paura, se ci riferiamo alle famiglie. QUINDI IL TAVOLO È SGOMBRO PER GLI SCIACALLI!

Leggiamo così che è prevista la creazione di Centri Diurni e Nuclei Demenza temporanei all’interno delle RSA, un eresia in termini almeno in Calabria e nella provincia di Catanzaro perché le RSA per impronta dottrinale ed aziendale, anche grazie al mancato controllo, sono dei penitenziari sanitari con le porte chiuse. Diversamente i Centri Diurni è un servizio aperto, integrato nel territorio, in grado di mantenere la permanenza a domicilio delle persone affette da deterioramento cognitivo. Sono altresì una rete di servizi a supporto dei familiari per limitare il ricovero ospedaliero e l’istituzionalizzazione, inteso come intervento globale sul paziente demente, tale da individuare percorsi integrati che prevedano il trattamento anche farmacologico, la riabilitazione neurocognitiva, ma soprattutto l’assistenza domiciliare.

Stiamo parlando di “cure domiciliari”, una mission da sempre sparita dal radar dell’Asp di Catanzaro, in verità solo scritta e volutamente non attuata, perché romperebbe il giocattolo sanitario sul quale si regge il regno delle RSA. Infatti le RSA sono strutture socio sanitarie dove il ricovero diventa opportuno quando i pazienti hanno necessità di trattamenti sanitari continuativi, non erogabili a domicilio, di contro, spesso, rappresentano per la famiglia l’unica possibile alternativa in mancanza di altri riferimenti territoriali. Una voluta contraddizione di strutturazione sanitaria, sempre per complicità e criminalità clinica, che consente di staccare il ticket economico ai carcerieri delle RSA, dove la morte è sempre un fatto di normalità, mai da interrogare…

Se non bastasse e lo scrivono pure nel “piano delle demenze”, le RSA dovevano prevedere specifici Nuclei Alzheimer e Nuclei Temporanei per soggetti con demenza, destinati pazienti anziani affetti da demenza con gravi turbe del comportamento (tendenza alla fuga, aggressività verbale e fisica, tendenza ad urlare, etc.). Nuclei di assistenza specializzata che offrono trattamenti estensivi di tipo riabilitativo, di ri-orientamento e di tutela della persona, dotati di spazi e personale adeguati alle necessità abitative e di cura dei pazienti. Perle ai porci!

L’Asp di Catanzaro è la cartina al tornasole, l’esempio più pratico di un metodo criminogeno consolidato che tutela gli imprenditori della sanità, quelli locali e quelli della Calabria, ecco perché nonostante gli incipit d’autore di Maurizio Rocca e della sua corte, la “città che vorrei” è quella che tutti ci raccontano fatta di soprusi e di reati annegati nella medicina ribaltata, che forse richiederebbe uno sforzo maggiore del dottore Nicola Gratteri tale da radere al suolo un sistema, liberando la speranza e la vita dei malati di demenza e di Alzheimer.

Sul capitolo Volontariato, portale informatico e Ricerca tanto cari alla nostra amica “strega” Amalia ci asteniamo al momento, avremo modo di ritrovarci nella narrazione, aprendo un altro capitolo della storica truffa del Centro Regionale di Neurogenetica con annesse dépendance e degustazioni di olio tipico.

Resta sempre aperto il problema morale, la via della salvezza oggi politica indicata dalla candidata a presidente Amalia Bruni, ma che ha la stessa valenza nel campo sanitario, suo ambito storico del furto!

Noi ci ostiniamo a dire che la questione morale resta intatta, così come la truffa perché gli anziani nell’anno del Signore 2018 e 2019 sono sempre fermi all’anno zero: zero speranze, zero miglioramenti, zero dignità. L’esempio viene sempre da Catanzaro, la città della massomafia ed Amalia Bruni, come sempre tace ed intasca!

Il Covid-19 è stato nemico nella prosecuzione della commedia e lo spettacolo sugli anziani salta nel 2020 e nel 2021, come avrebbe imposto al dott. Roberto Lacava – che organizzava l’evento – di accompagnare alla porta della manifestazione targata 2019 alcuni soggetti, che erano alla data di celebrazione, “indagati” da poco più di una settimana per maltrattamenti agli anziani all’interno di una RSA di proprietà degli amici di Maurizio Rocca e dove lo stesso Roberto Lacava aveva mosso i primi passi di geriatra. Con l’operazione della Guardia di Finanza “Ti fa stare bene”, su mandato del sostituto procuratore Stefania Paparazzo, le complicità sono saltate e nonostante il mancato controllo dell’Asp è la Procura di Nicola Gratteri che disturba il faccendiere catanzarese Claudio Parente con il suo degno socio Massimo Poggi, rinviando a giudizio tutta la ciurma dei delinquenti del San Francesco Hospital. La decenza è salva. The show must go on!

Sbaglia chi pensa che la puzza di merda nell’Asp di Catanzaro sia finita qui. Sbaglia perché ancora oggi, mentre scriviamo, si continua a spalmarla come fosse caviale sulle tartine da offrire ai truffati, siano o meno anziani, siano o meno dementi o malati di Alzheimer. Sempre nel silenzio di Queen Amalia che non proferisce e non ha mai proferito parola, ma che sempre oggi si scopre paladina e crocerossina di tutti i calabresi. AMALIA BRUNI LA FALSA COPIA DI MARIO DRAGHI NON SPUTA FUOCO, MANCO UNA PAROLA, UN SOSPIRO…UN RUTTO!

Non commenta per non incrinare la sua questione morale, sembra normale anche per lei e per quell’altra fogna che è l’Asp di Cosenza che la truffa del centro radiologico di Amantea di don Pierino Citrigno sia la normalità, non si toccano i mammasantissima ed Amalia Bruni si adegua silenziosamente agli ordini di scuderia di Capu i Liuni e Madame Fifì. Non parla nemmeno del parroco di Oppido Mamertina che segregava nella sua sacrestia, una specie di stalla, dei poveri anziani che gli fruttavano circa 6.000 euro al mese, mentre il Vescovo della diocesi afferma di non saperne nulla. Come sempre strano e ci sforziamo di credere e la Bruni avalla in silenzio alla ricerca della benedizione apostolica della Chiesa calabrese, che non si contesta, non si commenta e si accetta per dogma, per quanto criminale possa essere.

Domandiamo a questo punto ad Amalia Bruni: ma non era lei la paladina della demenza e della malattia di Alzheimer? Non era lei che per venticinque anni ha venduto il feticcio della sua finta ricerca e cura? Non era lei che spacciava insieme alle industrie farmaceutiche cure e medicine miracolose? Le lasciamo come domande aperte, tanto ci arriviamo a mettere “strega” Amalia con il culo al vento in compagnia dei suoi complici politici e sanitari. E’ una promessa!

E’ nuovamente Nicola Gratteri a dettare le regole nell’Asp di Catanzaro. Il 12 novembre 2018 l’operazione della Guardia di Finanza “Quinta Bolgia” su delega della DDA di Catanzaro sequestra beni per circa 10 milioni di euro ed esegue ventiquattro arresti fra Catanzaro e Lamezia nei confronti di persone considerate appartenenti a una cosca di ‘ndrangheta e di pubblici amministratori. Viene investita in modo frontale l’Asp di Catanzaro e l’ospedale Giovanni Paolo II della città della piana, eccellenti sono i nomi coinvolti fra politici di rilievo nazionale e locale, imprenditori, dipendenti dell’ospedale ed ex manager dell’azienda sanitaria locale. Il periodo temporale sottoposto ad indagine dalla Guardia di Finanza con l’apporto del GICO spazia dal 2010 al 2018 e riguarda l’affidamento del controllo dei servizi di ambulanze, pompe funebri di fatto realizzato nel corso degli anni in assoluto monopolio, fornitura di materiale sanitario, del trasporto di sangue ed altro ancora. Privilegiati erano i rapporti, secondo quanto contesta la Procura di Catanzaro, fra il gruppo imprenditoriale di ‘ndrangheta e numerosi appartenenti di livello apicale dell’Asp di Catanzaro, favorito continuando ad operare in assenza di una gara formale con reiterate e plurime proroghe illegittime e pure a volte a rinnovo tacito. Cadono nelle maglie dell’inchiesta Gerardo Mancuso – il firmatario del famoso “piano delle demenze” del 2012 – e Giuseppe Perri, già commissario straordinario e poi direttore generale sempre dell’Asp di Catanzaro fino all’agosto 2018.

Emerge dall’inchiesta “Quinta Bolgia” un sistema articolato di infiltrazione mafiosa nella gestione della sanità provinciale e nel funzionamento dell’ospedale, dove le complicità interne sono il passepartout garantito, ma viene fuori anche qualcos’altro che nessuno poteva nemmeno immaginare. Lamezia Terme diventa il centro di un meccanismo articolato e consolidato di quella che si definisce la cartolarizzazione del credito sanitario, quello tecnicamente si definisce Chiron: uno strumento finanziario attraverso il quale i crediti delle Asl sono stati trasformati in titoli finanziari, impacchettati fra loro e sottoscritti da Banca Generali che con la consulenza di network mondiali di servizi professionali di consulenza direzionale e transaction, rivendono gli stessi titoli a clienti finali. Il salto internazionale nel mercato globale del finanza della ‘ndrangheta come da sempre ricorda proprio il procuratore Nicola Gratteri, la cui base o filiale di transito si trova proprio in Calabria, nella città della candidata a presidente della regione Calabria, Amalia Bruni, quella che ci piace ricordare ha affermato: «La ‘ndrangheta è questione di cui si devono occupare i tribunali». Punto!

Qualcuno potrebbe contestare l’attinenza di quanto abbiamo finora narrato con l’operazione “Quinta Bolgia”. La risposta è presto detta.

Ci siamo soffermati volutamente in questo pit-stop investigativo-giudiziario per sottolineare che la mafiosità largamente intesa risiede, quasi sempre, nelle stanze che governano la sanità territoriale e, le Asp in Calabria detengono il testimone. L’abbiamo fatto per ricordare a Queen Amalia che la ‘ndrangheta non è più un fenomeno rurale, che si combatte relegandola solo nelle aule di Tribunale, ma sollecitando uno stimolo civico e generalizzato come un anticorpo popolare. Che la sanità è da sempre terreno di razzia della peggiore specie di delinquenza, quella con l’ormai archiviata coppola come simbolo, ma anche di tanti che dicono di vestire il “camice bianco” e di rispondere ad un ormai desueto giuramento… Ma, in particolare l’abbiamo fatto perché sempre Queen Amalia, che di politica ci mastica e c’ha pure masticato sulla soglia del suo domicilio privato, ha volutamente dimenticato che proprio il Consiglio comunale della sua città, Lamezia Terme è stato sciolto nel tempo per ben tre volte per infiltrazione mafiosa.

C’è tuttavia un’altra ragione che non nascondiamo, che ci fa diventare scorretti sportivamente che non potevamo non prendere al volo entrando a gamba tesa nel core business di Queen Amalia, quello che si chiama Centro Regionale di Neurogenetica che a Lamezia Terme ha le sue fondamenta e da dove partirà presto un altro capitolo della nostra narrazione, già abbastanza piccante. La campagna elettorale sarà molto lunga per Amalia e i suoi fratelli.