Calabria 2021. Centrodestra e centrosinistra come i ladri di Pisa (di Francesco Di Lieto)

di Francesco Di Lieto 

La Calabria ovvero la regione più periferica dell’impero è ritenuta totalmente incapace di decidere i propri candidati alla carica di presidente.
Pertanto, esattamente come avvenuto in passato, sono stati scelti altrove e calati (o, meglio, imposti) dall’alto.
Tanto “della Calabria non importa niente a nessuno” – come ricordava il Ministro leghista Giorgetti – soprattutto ai Calabresi.
Mi piace ricordare questa frase illuminante del Ministro leghista, che denota una enorme attenzione per la nostra regione, visto che in Calabria abbiamo un “facente funzioni” (guarda caso anche lui calato dall’alto) pronto a genuflettersi ad Alberto da Giussano ed indefesso adoratore dello stesso Giorgetti.

Del resto, la storia insegna che in Calabria siamo pronti a votare proprio chiunque.
E se non siete convinti, provate a rammentare come son venuti fuori i nomi di Amalia “Bruno Bossio” o di Mario & Roberto Occhiuto.
Certo, insieme a loro c’è l’usato sicuro. L’eterno candidato Mario Oliverio, in consiglio regionale dal lontano 1980!
Amministratore da così tanto tempo che un seggio, oramai, dovrebbe averlo usucapito eppure continua, imperterrito, a coniugare i verbi al futuro.

Ma andiamo per ordine d’importanza e soffermiamoci sui due “giganti” che sembrano farsi la guerra ma che, in realtà, sono espressioni della stessa identica coalizione di governo.
Se Letta e Berlusconi stanno al governo insieme, volete mai che i loro delfini siano nemici in Calabria?
Solo nelle favole, mentre noi siamo in un terribile horror.
Praticamente centrosinistra e centrodestra sono come i ladri di Pisa. Quelli che fingono di litigare di giorno mentre, di notte, rubano insieme. Dei Robin Hood…ma al contrario.

Occhiuto, battezzato da Berlusconi a Roma quale governatore della provincia calabra.
Un “pregiudicato” che – come Caligola – nomina il proprio cavallo.
Proprio come fece per la presidente precedente (Jole Santelli), con una classe indimenticabile: “è l’unica che non me l’ha data”… e non voglio pensare a quali siano i meriti del povero Occhiuto…visti i gusti del suo cavaliere.

Ma torniamo a noi.
Il “cavallo” che vuole diventare presidente è sostenuto dai principali capataz del centrodestra.
A ben vedere sono gli stessi che tempo addietro passeggiavano per Catanzaro invitando a sostenere Scopelliti ed il suo fantastico modello Reggio.
Non serve ricordare l’epilogo tragico (con avvelenamenti sospetti) del modello Reggio e la vergogna di un presidente di regione finito agli arresti.
Mentre a Catanzaro quasi nessuno ricorda le promesse vane di Peppe DJ e dei suoi importanti supporters per regalare il “finanziamento per lo stadio”.
Quegli stessi sostenitori di Scopelliti oggi, senza aver chiesto scusa o provare il benché minimo imbarazzo, sponsorizzano Occhiuto ed il modello Cosenza.
Considerandoci un popolo di smemorati leccapiedi pronti a votare davvero chiunque.
Corsi e ricorsi storici, soleva ripetere Giambattista Vico mentre noi ci prepariamo, come Tafazzi, a subire l’ennesima batosta.

Proprio come gli Occhiuto Boys anche il centrosinistra è stato interessato da un’operazione maquillage, sempre imposta da Roma.
Indispensabile per apparire giovani e moderno ed uniformarsi ai dettami della società dell’immagine. “Che sia donna”, ha tuonato Letta, e donna è stata.
Tanto – si saran detti i marpioni calabri – alla fine della fiera chi comanderà saremo sempre noi.

Mi spiace per chi voterà la professoressa Bruni pensando di cambiare aria, visto che finirà per sostenere esattamente gli stessi personaggi (Adamo, Bruno Bossio, Bevacqua, Billari, Irto, Battaglia, Seby Romeo…) che hanno “incarnato” il peggio della politica europea.
Nulla di nuovo sotto il sole, quindi, solamente un’operazione di facciata che ha un sapore sgradevole. Finisce, infatti, per offendere le donne e relegarle al ruolo di “vallette”. Una inutile retorica che ricorda l’impegno bipartisan a ridosso dell’8 marzo, che viene tradito il giorno seguente.
Un rito squallido che svilisce l’impegno delle donne in politica, degradandole ad utili strumenti per conservare il potere.
Usate per nascondere una impresentabile realtà: la figlia di …, la moglie di …, la cognata di…
La parità di genere nelle consultazioni elettorali calabresi sembra essere stata scritta da Tomasi di Lampedusa. E siamo pazzi noi se davvero pensiamo che votando questa gente, potranno davvero cambiare qualcosa.
Chi nasce tondo non può morire quadrato.

Davanti a questo sfascio vestito a festa; dinnanzi ai protagonisti del disastro vestiti da Avengers; al cospetto di chi (s)governa la Calabria da tempo immemorabile e testardamente rifiuta di farsi da parte, emerge soltanto il “vecchio”, incipriato e vestito a festa per fingersi “nuovo”.
Per avere la forza di guardarci allo specchio la mattina del 5 ottobre, dobbiamo fare tutto lo sforzo possibile per contrastare questo forte rumore di niente, che opprime la nostra terra.
Mandare a …lavorare i rampolli delle storiche dinastie che, da sempre, regnano sulla Calabria; mandare a… lavorare i trasformisti della peggior specie che campano sulle nostre spalle; mandare a …lavorare i voltagabbana di professione, gli impresentabili, i “mi manda papà”, criminali, nani e ballerine.

I nomi li conosciamo tutti, sarebbe ipocrita negarlo; così come conosciamo gli imbarazzanti potentati dietro ogni singolo/a candidatura.
Ed allora occorre che tutti coloro i quali hanno ancora la possibilità di votare liberamente – a differenza di chi è stato reso schiavo dal bisogno e, ovviamente, dai complici di questo sistema – sentano forte la responsabilità di questo appuntamento.
Non lasciamo alle celeberrime consorterie il compito di gestire il nostro futuro.
Usciamo per strada e raccontiamo che c’è una Calabria che ha deciso di mandare a …lavorare questi ciarlatani.
Altrimenti, da conniventi, non avremo neppure il diritto di lamentarci.