Calabria 2021. Il patto corruttivo tra Amalia Bruni e l’Asp di Catanzaro: Maurizio Rocca e l’inchiesta “Stop and go”

«Il mio obiettivo è ridare una speranza a questa Terra. Mi sono messa disposizione di tutti perché amo la Calabria e sono sicura di poter offrire tutto quello che serve per invertire una tendenza che vede questa regione ultima e sconfitta. Per fare questo è necessario l’apporto di tutti e infatti il mio sforzo è quello di costruire una coalizione quanto più larga possibile, dove devono prevalere competenze, trasparenza e voglia di mettersi al servizio della collettività». Lo dichiara Amalia Bruni, candidata del centrosinistra alla guida della Regione Calabria. «Tutti insieme possiamo e dobbiamo farcela… Per risolvere i problemi della Regione dobbiamo lasciarci alle spalle polemiche e discussioni, che tra l’altro non mi appartengono. La garanzia per tutti si chiama Amalia Bruni, ho accettato questa sfida perché sono certa che se ci prendiamo tutti per mano raggiungeremo il nostro obiettivo».

Queen Amalia ha messo al vento le sue “tavole della legge”, i suoi comandamenti scritti e corretti dalla scienza, dove gli autori sono scelti per logica di appartenenza presuntamente accademica. C’è pure la zampa di Carlo Tansi? Suscita ilarità sentire parlare proprio la Bruni di trasparenza e di competenze, siamo nel campo circense dove si vestono i panni del clown giusto per strappare una risata. In Calabria dovrebbe sapere la candidata Amalia Bruni che nessuno ha voglia di ridere e tantomeno nessuno ha voglia di essere preso per il culo!

Abbiamo però scoperto che lei, Amalia Bruni si autoproclama come una “garanzia”, dimenticando di essere poco credibile in termini di qualità e di certificazione, resta sempre un prodotto di discreta presenza (per i caggi o per gli allocchi diremmo a Cosenza), ma che porta nascosto un difetto di fabbricazione poco risolvibile, quindi non assoggettabile a termini di garanzia. La stessa non garanzia che emerge nel volere prendere per mano i calabresi, una specie di girotondo funesto, proprio lei che non mai preso per mano la malattia che dice di curare, salvo staccare la solita ricetta anonima che premia il business delle aziende farmaceutiche.

Se in queste ultime ore il Pd per bocca dello chansonnier d’Oltralpe, il segretario Enrico Letta parla di un “green pass” da estendere anche ai candidati alla prossime elezioni, allora Queen Bruni avrà qualche serio problema in termini di presentabilità e di certificazione di alcuna contiguità o anche sporadica vicinanza ad ambienti massomafiosi, anche questa è una certificazione che viene sbandierata dal buon Carlo Tansi come incipit del suo codice etico.

Nel suo delirio di onnipotenza che andrebbe indagato come fatto clinico, Queen Amalia Bruni si sente come Mario Draghi e dice «di sperarlo per la sua terra». Lei che è veramente un drago che ha bruciato nel percorso di difesa del potere del suo “centro”, alleanze, collaborazioni, commistioni inquinate solo per difendere il suo bottino da richieste di dazione, da non intendersi come la classica mazzetta, ma come la provvigione da riconoscere ai suoi complici.

Si è mai domandata cosa veramente sperano i calabresi? Crede che il suo silenzio imposto anche agli organi di stampa di regime sia la risposta che la Calabria aspetta? Noi siamo convinti di no e prevediamo due opzioni nefaste per il suo futuro: quella di vederla come Anna Bolena sul patibolo vittima di una complicità di palazzo, oppure seppellita da un rutto (libero) autentico di Calabria che gli elettori, quelli che votano o che si astengono, tracceranno con la matita nelle urne. Delle due opzioni scelga Queen Amalia quella che preferisce!

Non ci appassioniamo mai a leggere le veline di regime ed i proclami farneticanti, siamo per scelta eretici ed abituati a seguire le tracce. Per questo ricominciamo la narrazione dove ci eravamo fermati, spiegando ai calabresi qual è la storia. Quelle notizie che interessano la conoscenza e la coscienza libera, da sempre sepolte nelle foibe del perbenismo e di una stampa vittima dell’euro o manipolata dai poteri forti.

L’Asp di Catanzaro è da sempre stata la migliore alleata di Amalia Bruni non per il riconoscimento di un attività di ricerca e cura, come veniva sancito dalla Legge regionale che riconosceva e finanziava il Centro Regionale di Neurogenetica, ma solo e soltanto per un valore di complicità, per spartirsi il bottino. Controllare i risultati del Centro Regionale di Neurogenetica non è mai interessato a nessuno. Per come non è mai interessato a nessuno, lo dovevano fare per un potere di controllo attribuito, capire quale era la ricaduta del lavoro della Bruni sulle demenze e sull’Alzheimer, in termini concreti per i malati e le famiglie. Se mai lo avessero fatto, i complici dell’Asp di Catanzaro, avrebbero facilmente scoperto che i proclami divinatori, i seminari, i convivi mangerecci altro non erano che “fuffa”, o se si preferisce truffa…

Così si spiega la protezione che l’Asp di Catanzaro ha sempre dato ed ha continuato a dare alle bugie di Amalia Bruni ed al suo carrozzone neurogenetico, tanto che i vari direttori generali di centrodestra e di centrosinistra hanno sempre strizzato l’occhio allungando la mano, nascosta dietro il tricolore d’ordinanza nelle loro stanze, consentendo che l’allegra brigata di riferimento, che siede ancora nei posti chiave dell’Azienda sanitaria, facesse razzia delle speranze dei malati. C’è però un dato che era sfuggito ai malandrini, e cioè che nella Procura di Catanzaro sedeva già dal 2016 il procuratore Nicola Gratteri e che la sua risposta non sarebbe tardata ad arrivare, visto che le schifezze dell’Asp di Catanzaro in tanti ambiti erano ormai sulla bocca di tutti.

Il primo terremoto firmato Gratteri piove sull’Asp di Catanzaro il 17 luglio 2017 con l’operazione denominata “Stop and go” che prende il nome dal progetto co-finanzianto dalla Commissione europea e dedicato agli anziani. Sono indagati complessivamente 12 dipendenti pubblici in servizio all’Asp di Catanzaro, che dovranno rispondere di concorso in peculato e favoreggiamento personale. Su richiesta del procuratore Nicola Gratteri, dell’allora aggiunto Giovanni Bombardieri e del sostituto Fabiana Rapino, inoltre, il gip ha disposto il sequestro di oltre 300mila euro. 

                              Nella foto, Maurizio Rocca                                                     

Fondi comunitari destinati a progetti per gli anziani? All’Asp di Catanzaro venivano spesi per viaggi all’estero dove il dirigente si portava anche la famiglia. Le indagini effettuate dai militari della Guardia di Finanza hanno accertato che in Calabria dovevano arrivare 760mila euro che sarebbero serviti a migliorare il sistema di forniture pubbliche di beni e servizi socio-sanitari a beneficio della popolazione anziana. Quasi un miliardo e mezzo di vecchie lire che avrebbero garantito l’approvvigionamento di servizi potenziati dalla telemedicina e dalla domotica. In sostanza, se quei soldi fossero stati spesi per la ragione per la quale sono stati erogati, gli anziani della provincia di Catanzaro avrebbero potuto godere di sistemi domiciliari più tecnologici nel settore del sostegno sanitario e salvavita. Nulla di tutto questo, però, è avvenuto perché i dirigenti dell’Asp indagati avrebbero svolto solo una consultazione di mercato ai fini esplorativi e, una volta ottenuti 300mila euro come anticipo del finanziamento, li avrebbero spesi per fittizi emolumenti e “fuori busta”.

Il progetto “Stop and go” era diventato una sorta di “pozzo di San Patrizio” dal quale attingere anche per le missioni a Roma e a Bruxelles. Secondo il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, negli uffici dell’Asp di Catanzaro, “accanto alla documentazione ufficiale esisteva una documentazione ufficiosa. Veniva presentata una rendicontazione artefatta per poter lucrare su delle spese che in realtà erano di gran lunga inferiori. Gli indagati si sono distinti per l’incapacità non solo nella realizzazione di un contributo quanto per la sottrazione di fondi che avveniva in maniera spudorata”. Tranciante il commento del procuratore Gratteri: “Si tratta delle tasse della gente, di fondi europei destinati a migliorare la qualità della vita di malati anziani a casa, persone bisognose che non avevano i soldi per curarsi. E chi ha rubato così deve andare in carcere, non agli arresti domiciliari”.

Nel mirino dei magistrati sono finiti dirigenti e funzionari dell’Azienda e tra questi c’era anche Maurizio Rocca. Il bubbone “Stop and go” è esploso il 17 luglio 2017, cioè un paio di settimane dopo la selezione che lo ha visto vincitore. E si è ridimensionato, con il venire meno di alcune misure interdittive, proprio nel mese di ottobre 2017, poco prima della delibera della direzione generale che “promuove” Maurizio Rocca. Un tempismo che a molti, all’interno dell’Azienda, è apparso inopportuno. Il 25 ottobre 2017, infatti, Maurizio Rocca diventa direttore del distretto di Catanzaro «tenuto conto del curriculum e del colloquio». Una inaspettata prova scritta, scompare. La stessa che gli ha consentito di superare la selezione interna apparsa per l’uso e poi magicamente sparita, una specie di tema a traccia libera che Maurizio Rocca individua nel “Il porto della memoria”, un’altra delle tante sperimentazioni del distretto di Catanzaro Lido dell’Asp locale del 19 settembre 2016, che proponeva in modo dettagliato il “piano nazionale delle cronicità” da applicare all’Asp di Catanzaro, un programma all’epoca approvato da Carmine Dell’Isola dirigente dell’Asp e componente della commissione per la valutazione dei candidati.

A Catanzaro nei corridoi dell’Asp locale si fa carriera per sponsorizzazione politica e per pedigree giudiziario, tanto che proprio Maurizio Rocca dimentica di indicare alla commissione di valutazione del concorso interno di essere stato condannato in primo grado per omicidio colposo per la morte di una ragazza di 19 anni per un defibrillatore scarico come direttore sanitario della stessa Asp di Catanzaro. Maurizio Rocca diventa così, nonostante le tante denunce cadute nel nulla, direttore del distretto di Catanzaro, dopo l’unificazione del distretto di Catanzaro Lido con quello di Catanzaro, pur essendo oggi rinviato a giudizio per i fatti dell’operazione “Stop and go” e condannato dalla Corte dei Conti per lo stesso procedimento a risarcire il danno erariale consumato.

Il direttore del distretto sanitario dell’Asp di Catanzaro, Maurizio Rocca è un nome che ritorna frequentemente quando si parla di fondi destinati agli anziani ed alle cure delle demenze. E’ l’anello di congiunzione del patto corruttivo con Amalia Bruni e con il dott. Pietro Gareri, geriatra dell’Asp, quella triangolazione perfetta che abbiamo già trovato nel famoso programma sperimentale CCM (Chronic Care Model) ed in tante altre “sperimentazioni” per la distribuzione del bottino che l’operazione “Stop and  go” ha svelato e certificato come metodo criminale.

La trama del romanzo criminale dell’Asp di Catanzaro è sempre la stessa e nessuno può chiamarsi fuori, fatti salvi gli innamoramenti repentinamente falliti e sostituiti con un turn-over di nuovi adepti, magari indicati e protetti da un vincolo di fratellanza massonica, dove restano intonsi i big dell’operazione truffa Maurizio Rocca ed Amalia Bruni. Eppure tutto questo sembra sfuggire alla commissione prefettizia che governa l’Asp di Catanzaro, chiamata a bonificare l’azienda dalle infiltrazioni mafiose, se soltanto avesse verificato il perché mai l’Asp di Catanzaro ha attivato il controllo sulle attività del Centro Regionale di Neurogenetica di Amalia Bruni, sulle mancate risposte in termini di ricerca e cura, pagati profumatamente dai calabresi e su tanti mancati controlli nella gestione della cura ed assistenza degli anziani affetti da demenza da parte del distretto di Catanzaro. Quei tanti incendi che la magistratura ha fatto scoppiare come una festa pirotecnica intaccando la credibilità di tante strutture accreditate e della stessa gestione distrettuale. Ma tutti tacciono e fanno finta di non vedere, chissà perché?

Comprendiamo che questo tentativo di chiarire i termini e le complicità che hanno tenuto in vita un baraccone vuoto che si chiama Centro Regionale di Neurogenetica possa dare fastidio a Queen Amalia ed ai suoi complici, inclusa la pletora di cortigiani adulanti. Ma il procuratore Nicola Gratteri, che avrà tanti difetti, non sbagliava quando indicava come degna destinazione la galera per quanti avevano rubato la speranza, la cura e la vita degli anziani e dei malati di demenza. Di conseguenza, la storia deve essere rivista e capita, se necessario riscritta con l’inchiostro della verità e della coscienza. Ecco perché facciamo una piccola disgressione sul progetto “Il porto della memoria”, quell’asso nella manica che da buon baro il dott. Maurizio Rocca ha usato per garantirsi la poltrona del distretto di Catanzaro, senza che nessuno abbia eccepito il vizio.

La giornata mondiale dell’Azheimer è l’occasione per fare un consuntivo del lavoro svolto, quello delle truffe dove tutti si affannano a celebrare il nulla, con mercatini improvvisati, valigie di cartone sfondate dalla vergogna, con seminari, convegni, passarelle di pseudo scienziati e non manca di certo Amalia Bruni, per come non manca Maurizio Rocca e l’allegra compagnia dei magnaccioni dell’Asp di Catanzaro. Siamo sempre nel campo delle sperimentazioni, delle passerelle, quelle che realmente hanno il valore di uno sputo per la malattia, e per le famiglie che hanno la sventura di incrociare la demenza e l’Alzheimer: uno sputo di basso tiro è stato “Il porto delle memoria”.

La kermesse di un’altra truffa organizzata dall’Asp di Catanzaro, sotto la regia di Maurizio Rocca all’epoca ancora direttore del distretto di Catanzaro Lido e la collaborazione del CDCD diretto da Pietro Gareri, si svolge all’interno di un lido – il Valentino Beach – con la collaborazione della cooperativa Zarapoti, molto vicina alle cure del consigliere regionale Domenico Tallini. il protagonista di “Farmabusiness”, a cui anche l’Asp risponde scegliendo i partner indicati. Il progetto fu seguito da un’equipe multidisciplinare composta da Alberto Castagna, Lia Perrone, Donatella Zechini, Brunella Ieraci, Eva Capano, Marlena Camati, con il supporto del sociologo Franco Caccia, quel cerchio magico fatto di mogli, amici di famiglia e protetti dalla politica di periferia, tutto quello che risponde ai voleri ed alle indicazioni del distretto sanitario dell’Asp e ovviamente a Maurizio Rocca.

Semplificando le dichiarazioni rese in pompa magna si è trattato di una specie di Alzheimer Cafè rivolto ai caregiver, i familiari in trincea per una sensibilizzazione e conoscenza della malattia, omettendo però di dire che i veri interessati, i malati, non erano graditi nella location balneare. Scandalosa e vergognosa appare la dichiarazione resa alla stampa proprio da Maurizio Rocca: «Miriamo a migliorare la qualità di vita delle persone affette dal morbo di Alzheimer e delle famiglie con cui vivono. Si tratta di una nuova e interessante proposta che punta ad utilizzare tutti i benefici di uno spazio meraviglioso di fronte al mare. Ringrazio la Cooperativa Zarapoti, che da 20 anni opera sul territorio, proponendo e realizzando progetti incentrati sulla cura e tutela dell’individuo, per la grande disponibilità e tutte le associazioni che hanno aderito e si avvicenderanno con le loro piacevoli e costruttive manifestazioni. Speriamo di coinvolgere sempre più persone, di ogni età, perché l’obiettivo a lungo termine è di costituire una “comunità amica” di mutuo aiuto».

Non pretendiamo di essere creduti e per questo chiedete alle famiglie catanzaresi che hanno vissuto la malattia di Alzheimer se c’è mai stata questa “comunità amica”… Cosa ha prodotto e che fine ha fatto? Se tutto questo non bastasse per fare capire che la truffa è la misura autentica dell’Asp di Catanzaro, gli amici di Amalia Bruni, la domanda può essere fatta alla Procura della Repubblica di Catanzaro che con l’operazione “Stop and go” qualche piede l’ha pestato…

Che la demenza e la malattia di Alzheimer fossero terreno di coltura fertile per le malversazioni e le truffe è fatto risaputo, per come è risaputo che gli anziani vittime della malattia hanno la stessa dignità di un sacchetto di spazzatura. Non c’è da fare molta filosofia perché tutti siamo coscienti che la cura proposta è molto spesso una morte per stenti e per maltrattamenti nelle RSA lager della Calabria, dove Catanzaro e la sua provincia non è da meno. Su questa verità amara, conosciuta e taciuta da tutti non ci sembra che Queen Amalia Bruni abbia mai speso una sola sillaba, poco importa se gli anziani muoiono dimenticati, basta che abbiano monetizzato il loro ultimo giro di gara!

Ecco perché il “piano delle demenze dell’Asp di Catanzaro” inventato per rinverdire la truffa da Gerardo Mancuso non poteva stravolgere gli accordi e le collusioni, se a gestirlo era sempre Maurizio Rocca, l’anello di congiunzione con i cosiddetti professionisti privati del settore socio-sanitario e socio-assistenziale, gli amici degli amici e, garante dei tanti medici abituati ad esercitazioni di stile criminale particolarmente acrobatici.

A ben guardare le annotazioni della Guardia di Finanza sulla truffa “Stop and go”, i fondi fatti sparire per l’assistenza domiciliare agli anziani per servizi potenziati dalla telemedicina e dalla domotica sono un tema ricorrente nelle sperimentazioni/truffa dei potenti dalla sanità locale, ovvero i complici e gli amici della candidata presidente Amalia Bruni.

E’ sempre nel progetto CCM (Chronic Care Model) che ritorna la barzelletta dell’informatizzazione dei dati interscambiabili sulle demenze e l’Alzheimer, dove l’attore era il Centro Regionale di Neurogenetica, come riportato nella pubblicazione dell’Associazione Italiana Psicogeriatria del 2012, che nelle conclusioni recita: « […] un portale informatico (figura 2).

Quest’ultimo consente la presa in carico globale del paziente ed è già stato avviato, come detto sopra, presso il CRN di Lamezia Terme in occasione della formazione del GOIP-demenze. Il portale conterrà le informazioni relative ai servizi presenti su tutto il territorio dell’Asp: centri di valutazione, ambulatori, diagnostica, strutture diurne residenziali e semiresidenziali, medici di medicina generale etc., modalità di accesso alle prestazioni, possibilità di ottenere sostegno psico-fisico al caregiver, amministratore di sostegno, etc.. modalità per richiedere e fruire dei servizi socio-sanitari: pensioni, invalidità, permessi familiari, ausili, etc. La presa in carico del singolo paziente sarà multidisciplinare con la possibilità di condividere le informazioni registrate dai singoli operatori i quali potranno accedere al sistema (cartella clinica informatizzata condivisa) via Internet da qualsiasi punto. E’ prevista anche la versione per dispositivi mobili (palmari e smartphone) mediante i quali si potranno effettuare consultazioni sanitarie anche dal domicilio del paziente. Saranno disponibili in rete gli strumenti di screening diagnostici (scale cliniche di valutazione e test neuropsicologici) i fascicoli sanitari, le immagini strumentali (MRI/TC/SPECT), le indagini strumentali (ECG, EEG) e di laboratorio. Con il prossimo avvento della firma digitale, potranno inoltre essere sperimentati nuovi modelli interdipartimentali di assistenza e diagnostica come teleconsulto, tele-cardiologia e tele-radiologia, prenotazioni e accettazioni informatizzate con invio di referti e documentazione a domicilio […]». Pietro Gareri, Maurizio Rocca, Amalia C.Bruni & company …docet.

E la storia continua… Rassegnatevi.