Calabria 2021. La Commissione Antimafia ha ancora dentro il mafioso Mangialavori. E Morra è complice di Peppe ‘ndrina

La Commissione parlamentare Antimafia è stata a Vibo Valentia nel mese di ottobre dello scorso anno e adesso si appresta a ripetere la farsa anche a Crotone e a Cosenza. Il presidente Nicola Morra – che tiene un piede dentro e uno fuori dal M5s ed è in cerca di… nuovo padrone – lo aveva preannunciato un mese prima al culmine delle audizioni tenute alla Prefettura di Catanzaro. Il 19 e il 20 ottobre 2020 l’inutile professore prestato alla politica ha coordinato un gruppo di utili idioti in una “due giorni” dedicata al territorio vibonese e alle sue complesse dinamiche, già emerse nella sua gravità con le tre maxi inchieste condotte nell’ultimo anno dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Si tratta di “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani, “Rinascita Scott” contro l’intera struttura di ‘ndrangheta del Vibonese e “Imponimento” contro gli Anello di Filadelfia.

In ognuna di queste inchieste è venuto fuori l’allarmante grado di collusione dei cosiddetti “colletti bianchi” e le infiltrazioni delle cosche nel tessuto economico e negli enti locali. Un’area grigia formata da politici, imprenditori e professionisti a braccetto con i principali boss della malavita di Vibo e provincia. Intrecci svelati da un nutrito gruppo di collaboratori di giustizia che sembra destinato ad aumentare con lo sviluppo di altre inchieste che arriveranno nei prossimi mesi e dei processi che nel frattempo vanno avanti.

L’imbarazzo di Mangialavori

Quella di ottobre 2020 è stata una visita per molti versi “imbarazzante” in provincia di Vibo. Se da una parte era un ulteriore segnale di vicinanza da parte dello “stato” (ammesso che Morra possa essere considerato un uomo di… “stato” e non un fantoccio ricattato e ricattabile quale è), dall’altra non poteva passare inosservato il coinvolgimento – diretto o indiretto – di diversi consiglieri comunali di Vibo Valentia in ognuna delle tre principali inchieste antimafia portate avanti in epoche diverse da polizia, carabinieri e Guardia di Finanza. L’ultima, in ordine cronologico, è quella contro gli Anello di Filadelfia che ha portato, tra gli altri, all’arresto dell’ex consigliere comunale Francescantonio Tedesco, ritenuto  dalla Dda vicino alla cosca Anello.

Tra le pagine dell’inchiesta denominata “Imponimento” si fa più volte riferimento alla figura del senatore Giuseppe Mangialavoriesponente di punta di Forza Italia nel Vibonese, oggi addirittura nominato coordinatore regionale del partito della mafia, sponsor principale del sindaco Maria Limardo a Vibo e del sindaco Giovanni Macrì a Tropea ma, soprattutto, componente della Commissione parlamentare antimafia !!! L’indagine condotta sul campo dalla Finanza fa luce su una serie di vicende che ruotano intorno alle Politiche del 2018. Nel decreto di fermo gli inquirenti scrivono che “da alcune emergenze si ipotizzava che il candidato al Senato della Repubblica Giuseppe Mangialavori per le elezioni del 4 marzo 2018 attraverso l’architetto Francescantonio Tedesco avesse ottenuto l’appoggio di Rocco Anello”. Il parlamentare vibonese non è indagato ma fa riflettere un altro particolare che spunta tra le pagine dell’inchiesta laddove si sottolinea che la figlia di Tommaso Anello dal 2018 è stata dipendente della Salus, il laboratorio di analisi cliniche con sede a Vibo appartenente alla famiglia di Mangialavori.

E se qualcuno sperava che la “notizia” si sgonfiasse, è rimasto profondamente deluso perché il caso Mangialavori è tornato con prepotenza alla ribalta delle cronache sia alla fine di giugno e sia qualche giorno fa, dopo le dichiarazioni dei pentiti (e in particolare di Bartolomeo Arena) al processo Rinascita Scott che hanno confermato quello che ormai tutti sanno: Mangialavori è stato eletto con i voti della ‘ndrangheta eppure è ancora al suo posto nella Commissione Antimafia. E non solo: alla Commissione Antimafia adesso toccherà l’esame delle liste per le Regionali e quale credibilità può avere una Commissione all’interno della quale c’è un esponente che è completamente piegato a queste logiche?

Ma vediamo cosa dice l’inutile Morra, che invece di urlare a muso duro una situazione grottesca e tragicomica non è andato oltre tre ridicoli e innocui richiami (come nel suo stile) a Mangialavori, che riportiamo integralmente.

30 giugno 

Secondo quanto sta emergendo da atti giudiziari, il senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavorieletto a Vibo Valentia, sarebbe stato votato e fatto votare da uomini di ‘ndrangheta. Già quest’ipotesi è grave, gravissima. Se poi si aggiungono gli incarichi di coordinatore regionale di Forza Italia con l’approssimarsi delle elezioni regionali di ottobre prossimo e, soprattutto, di componente della commissione antimafia, il quadro diventa allarmante, insostenibile. Certamente la situazione si sta aggravando per il senatore Mangialavori, per cui attendiamo dallo stesso replica alle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia che hanno fornito le informazioni su cui si sta sviluppando l’allarme in questione”.

E’ quanto dichiarava il presidente della Commissione parlamentare antimafiaNicola Morra, attraverso un post sulla sua bacheca Facebook il 30 giugno scorso in cui ha ripreso la notizia in ordine alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Bartolomeo Arena, depositate dalla Dda nel maxiprocesso Rinascita Scott, che chiama in causa il senatore vibonese di Forza Italia Giuseppe Mangialavori. Nicola Morra chiede anche lui – come in precedenza alcuni componenti della Commissione parlamentare antimafia del M5S – spiegazioni sulla vicenda al senatore Giuseppe Mangialavori che ha sinora preferito la via del silenzio.

4 agosto

Morra è tornato sulla vicenda anche il 4 agosto con un altro post riprendendo le nuove notizie scaturite dalle dichiarazioni del pentito. “Nelle ultime elezioni politiche i Lo Bianco-Barba hanno manifestato interesse per il senatore Giuseppe Mangialavori, mentre noi abbiamo sempre sostenuto la sinistra, dal 1999 ai giorni nostri. Fino ad un certo punto c’è stata maggioranza e opposizione, c’erano dei riferimenti per ogni gruppo mafiose. Ora invece le cose sono cambiate, c’è una finta opposizione e chi sta a destra si accorda con chi sta a sinistra per amministrare. Tutto è amministrato da parenti o persone contigue alla criminalità organizzata». Queste le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena nell’udienza odierna di Rinascita Scott a Lamezia… Dichiarazioni gravissime che dovranno essere riscontrate, verificate.
In un passato neanche troppo lontano la politica calabrese si è mostrata assai molle nei confronti della ‘ndrangheta. Spero che non si ripeta quel passato, ma temo che possa essere diversamente…”. 

5 agosto

E il giorno dopo ha scritto il terzo appello ma stavolta insieme agli altri componenti del M5s nella Commissione Antimafia, dove però è davvero difficile orientarsi tra quanti sono ancora grillini e quanti no…

Nel processo Rinascita Scott che si sta celebrando a Catanzaro, il pentito e collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena ha fatto i nomi dei politici sostenuti dalla ‘Ndrangheta. Spicca il nome del senatore Mangialavori di Forza Italia che è presente anche in Commissione Antimafia e siamo al paradosso più incredibile. Ma il nome del senatore Mangialavori non e’ nuovo a questi accostamenti, non è solo la dichiarazione di un pentito. Già a maggio scorso avevamo dato risalto alla sentenza della Cassazione nel processo “Imponimento” che scriveva chiaramente come il senatore di Forza Italia fosse stato sostenuto politicamente dal clan di Filadelfia retto dal boss Rocco Anello. Ora basta, chiediamo un urgente intervento anche da parte della Presidente Casellati perché’ la situazione è’ di assoluta gravità e non si può tollerare che chi abbia avuto sostegno dalle mafie sieda proprio in Commissione Antimafia”,

Ora, a distanza di un po’ di tempo dai post, queste spiegazioni naturalmente non sono arrivate, come del resto appariva scontato perché Mangialavori non può autoaccusarsi ma non può neanche negare perché farebbe ridere l’Italia intera e non solo la Calabria. E stendiamo un velo pietoso sull’appello alla Casellati, che come tutti sanno fa parte proprio di Forza Italia e quindi dello stesso partito di Mangialavori.

Ragion per cui, come cacchio ha fatto la Commissione Antimafia con un mafioso conclamato al suo interno a dare le “pagelle” ai candidati delle liste? Non solo ma il colmo dei colmi è stato raggiunto con la condanna di Mimmo Lucano due giorni prima del voto: così abbiamo appreso – sempre dalla voce di culo di Morra – che l’unico impresentabile è… Lucano. Come avrebbe detto Dante: “… Ed egli avea dal cul fatto trombetta…”. Ormai è chiarissimo che non solo “tollera” ma è complice a tutti gli effetti del leggendario Peppe ‘ndrina.