Calabria corrotta: chi è Rocco Borgia, amico di Babbo Renzi e collante tra massomafia, politica e CMC

Uno dei nomi più inquietanti del sottobosco della politica italiana risponde al nome di Rocco Borgia, ormai ultrasettantenne, persona sconosciuta ai più ma che invece è un elemento quasi indispensabile di sintesi tra la potentissima massoneria calabrese, i colletti bianchi della politica, le cooperative rosse, Renzi e persino Berlusconi.

Borgia è stato determinante per risolvere una serie di problemi e accuse pesanti per mafia alla famigerata CMC in Sicilia e per gestire affari e voti in Calabria. Come gli scagnozzi dei boss, questo fantomatico professore truffa, corrompe, millanta, abbindola, tradisce, mistifica … Si “vende” addirittura come detentore di rapporti privilegiati con i servizi segreti… In realtà invece pare sia un pluriprotestato (in questo è perfettamente uguale ai suoi amici politici corrotti calabresi…), la sua organizzazione umanitaria è stata liquidata e lui ha intascato i soldi. Vive soprattutto dello stipendio della CMC, che gli è stato erogato – fino a quando non è arrivata la crisi – per riconoscenza dei suoi precedenti servigi.

Ebbene, nell’intreccio descritto da Gratteri in una delle sue inchieste sulla Calabria corrotta, denominata “Passepartout”, per la quale è già iniziato il processo, c’è anche lui, Rocco Borgia da Melicuccà, paesello della provincia di Reggio Calabria. Anche lui è indagato per associazione a delinquere e viene descritto come un «intermediario» per conto proprio della CMC, aggiudicataria – anche per “merito” suo – del ghiotto appalto della metro Cosenza-Rende. Nell’avviso di chiusura indagini è scritto testualmente: «Dispone di una complessa rete di contatti e relazioni con politici, imprenditori e amministratori pubblici che gli consente di veicolare le aggiudicazioni in favore dei gruppi imprenditoriali da lui individuati e sponsorizzati».

Anche Rocco Borgia, come Palla Palla e Capu i Liuni, proviene dalla vecchia sinistra: dirigente Arci, poi esperto di cooperazione in Africa e dirigente di Ong. Infine, consulente di un colosso delle cooperative rosse: la CMC di Ravenna (che, stando all’accusa, avrebbe sponsorizzato nell’ambito della progettazione esecutiva e della realizzazione della metropolitana tra Cosenza, Rende e l’Università della Calabria). Ai tempi dell’ inchiesta Consip, settembre 2016, era stato fotografato e pedinato dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico con Carlo Russo, l’ apprendista faccendiere di Scandicci (che dovrà affrontare l’ udienza preliminare per traffico di influenze il 28 maggio) legato a doppio filo a babbo Tiziano Renzi. In un’ informativa i carabinieri definiscono Borgia «soggetto già conosciuto a questo comando» e, come aveva anticipato il quotidiano “La Verità”, gli atti erano stati trasmessi proprio a Catanzaro, che indagava su di lui evidentemente proprio per l’inchiesta Passepartout. “La Verità”, attraverso il suo inviato Giacomo Amadori, nel 2017, aveva titolato forte in prima pagina su Borgia e su Gratteri, legando il tutto agli amici di Babbo Renzi e all’inchiesta Consip, che in quel periodo spopolava su tutti i media. Una serie di atti svelavano i suoi rapporti con Carlo Russo, indagato insieme a Tiziano Renzi. Borgia, secondo i carabinieri del Noe e per quello che riferiva Giacomo Amadori su “La Verità”, «è soggetto da sempre indicato come intraneo alla CMC che avrebbe facilitato l’avvocato napoletano (Alfredo Romeo) nell’interlocuzione con l’INPS».

Le fonti de “La Verità” (che – si specificava – non sono magistrati della Procura di Catanzaro) confermavano l’esistenza di un’inchiesta su Rocco Borgia nel capoluogo calabrese. Va ricordato che nell’informativa su Consip del 9 gennaio 2017 firmata dai carabinieri del Noe, Borgia era citato come “soggetto già noto a questo Comando”. Il riferimento, secondo le fonti de “La Verità”, era proprio all’indagine di Catanzaro. Nicola Gratteri, dal  canto suo, visto il can can mediatico anche in Calabria, era stato costretto a commentare la notizia, più che a smentirla: “Smentisco totalmente, perché si tratta di una notizia falsa, di avere riferito al giornalista Giacomo Amadori di una indagine ‘sugli amici di babbo Renzi’. Come sanno tutti i giornalisti italiani e non solo non ho mai parlato o riferito ad alcuno di indagini”. In effetti, Gratteri stava indagando su Borgia e a questo punto dobbiamo pensare che a Renzi  – con il quale notoriamente ha un ottimo rapporto, per usare un eufemismo dopo che ormai tutti sappiamo che gli organizzava persino gli incontri con l’agente dei Servizi amico… – non dispiaceva per niente che fossero uscite quelle notizie sui traffici del padre con Rocco Borgia.

Già, Rocco Borgia… Lui invece aveva giurato di aver tagliato i ponti con la sua terra d’ origine. Ma con gli atti di quella inchiesta – lui sì – è stato totalmente smentito. E la cosa più allucinante è che quella inchiesta – Passepartout – è stata una dei più grandi flop di Gratteri. E questa è storia, purtroppo.