Calabria corrotta: il Corap, la Guzzo, la Iam e la Bmz… tutto il bello della Regione bipartisan

Tra i dirigenti regionali che erano stati sospesi dalle loro funzioni nel dicembre del 2018 all’epoca del blitz che spedì al divieto di dimora Mario Oliverio c’era anche un’altra nostra vecchia conoscenza, che risponde al nome di Maria Rosaria Guzzo, commissaria del Corap fino al 2019 e poi – finalmente – sanzionata dalla procura di Catanzaro con un corposo sequestro beni per il momento soltanto a causa di stipendi maggiorati. Ci siamo occupati a lungo del Corap e della signora Guzzo e da allora non solo nulla è cambiato ma dopo l’ennesimo cambio di… commissario, il nuovo presidente della Regione ha addirittura affidato al Corap i depuratori del mare. Cose da pazzi… Questo era l’ultimo profetico articolo scritto da Rosario Perrotta a fine 2018, poche settimane prima della sospensione della Guzzo, ovviamente fedelissima di Palla Palla ma più in generale specchio fedele della Regione corrotta e rigorosamente bipartisan. 

La Guzzo, la IAM e la BMZ… tutto il bello della Regione Calabria (alla faccia dei soci che esistono quando servono)

Questo benedetto CORAP non finisce mai di stupire! Tanto da poterlo definire, l’ormai obsoleto ente che ha “avviluppato” le ex ASI della Calabria, l’emblematica rappresentazione della confusione (creata a bella posta) che in Regione regna sovrana.

Cosicché, non contenti di tenere incollata alla poltrona la scaduta-commissaria-casalinga Guzzo che interpreta più ruoli (anche quello di direttore generale, così come nessuno l’ha mai nominata) a garanzia delle pastette al nostro Palla Palla; non paghi di aver accuratamente evitato di nominare gli organi previsti dalla legge 24/2013 che avrebbero garantito il normale funzionamento dell’ente e, nondimeno, un minimo di trasparenza; non sazi di avere elargito regalie, incarichi ed assunzioni a piene mani… che si sono inventati? Di convocare (così come ha comandato l’assessore Russo che, se insegna così come amministra, poveri noi!), dopo anni di estromissione dei soci da qualsivoglia decisione, una pseudo assemblea generale (che loro definiscono riunione) per chiedere ai soci delle ex ASI se vogliano (ripianando il debito) o non vogliano (uscendone a mani vuote) permanere all’interno del CORAP.

Un pasticcio, insomma, mai visto, considerato che: se il CORAP esiste, le assemblee (e quindi i soci) non sono annoverate dalla legge fra gli organi dell’ente; se il CORAP non esiste ancora perché privo degli organi e di atti fondamentali quali lo Statuto, allora siamo in presenza di un inestricabile pasticcio che renderebbe nulli una serie praticamente infinita di atti.

E questo in una visione bonaria delle cose perché, se gran parte della magistratura non fosse, così come dice Gratteri, indegna della toga, avrebbe dovuto piazzare da tempo presso il centro agro-alimentare di Lamezia (sede del CORAP) un nutrito gruppo di finanzieri pronti a verificare quanto più volte riportato (e documentato) dalla stampa. Ivi comprese le molteplici denunce che il revisore unico dei conti -Sergio Tempo- ha inviato alla Giunta, alla Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica nonché all’ANAC (ma che ci sta a fare Cantone?).

Ma “loro” (il prof Russo in primis) pensavano di cavarsela dicendo che no, non hanno convocato un’assemblea, bensì una riunione. Il motivo ufficiale? Discutere del futuro del CORAP (ma con chi? Con un organo -l’assemblea- decaduto?) e, nondimeno, presentare il piano industriale (che avrebbe dovuto predisporre il Direttore generale dell’Ente laddove Palla Palla non avesse preferito la prorogatio sine die della sua amica silana che “non è bella, non è bionda, ma dice sempre di si”). Poco importa se la commissaria-casalinga-tutta-veleno  nulla sappia di un sacco di cose (e, in specie, di fattori agglomerativi) e niente importa se sta portando il CORAP alla rovina… lei proprio lei che per anni ha occupato posizioni da dirigente (sia presso il Comune di Cosenza che presso la Regione) senza aver mai -e diciamo mai- affrontato uno straccio di pubblico concorso.

Maria Rosaria Guzzo

Insomma, adesso Russo e company si ricordano dei soci che, se non fossero in gran parte sindaci con il cappello in mano, sempre proni davanti al potente di turno, dovrebbero partecipare alla cosiddetta riunione solo per sparare a raffica su una serie di questioni che, laddove fossero davvero soci, li coinvolgerebbero nel mega imbroglio che mano-mano è diventato il CORAP.

Ma ripetiamo, se soci non sono, perché il CORAP è quella perfetta creatura della quale la Guzzo e Palla Palla si riempiono la bocca, che li hanno invitati a fare? E’ ovvio: per dare un minimo di ufficialità alla loro cacciata ed alla perdita definitiva di qualsivoglia diritto sull’ingente patrimonio immobiliare detenuto dalle ex ASI e, nondimeno, per continuare indisturbati a spadroneggiare.

Epperò i fatti hanno la testa dura, e vogliamo ricordarli, dopo oltre cinque anni di gestione commissariale, proprio agli enti soci-non-soci-ma-forse-si-ma-forse-no.

Mettiamone in fila solo qualcuno, partendo dal bilancio 2016: un vero capolavoro di malevola furbizia. Ovvero, come si rimestano i fatti così da rappresentare una situazione talmente tragica (26 milione di perdite, sic!) da non lasciare altra scelta che non sia quella prefissa, ovvero la liquidazione del CORAP e il trasferimento ad altro ente di tutto il succulento patrimonio consortile.

Un bilancio così subdolo e bizantino che neanche Krugman ci capirebbe qualcosa, volto com’è, in realtà, a spolpare le ASI fino all’osso, regalare la ciccia ad altro ente regionale che, evidentemente, gode della benevolenza dei patronati politico-mafiosi calabresi. Il tutto sotto il naso dei dipendenti CORAP che presto saranno buttati a mare con ciò che resterà delle ASI (ivi comprese le sedi che, a breve, giurin giurello, passeranno nelle mani di qualche famelico politico regionale ovvero di qualche suo prossimo congiunto).

Naturalmente, nulla di ciò sarebbe avvenuto senza la complicità di un folto gruppo di dirigenti e funzionari CORAP -si dice una trentina- pronti a passare dall’ente spolpato a quello rimpolpato. In molti pensano che l’ente da rimpinguare sia la SORICAL che, guarda caso, tutto ad un tratto, vanta un credito milionario dall’ASI crotonese, allo scopo puntualmente riconosciuto dalla solerte commissaria (scaduta sin dal lontano luglio 2016) che non poco deve all’ex patron della SORICAL, Gigino Incarnato. A lui, infatti, l’improvvisata manager è riconoscente per la sua ascesa in Regione in era Scopelliti. Ma tant’è! E’ a questo che i sindacati dovrebbero interessarsi: quali dei dirigenti complici della commissaria scaduta sono in procinto di passare alla SORICAL? E quanto il loro silenzio ha pesato sull’attuale agonia delle ex ASI?

Per non parlare del credito vantato dall’ex ASI di Reggio Calabria nei confronti della IAM (si, avete letto bene, la IAM!) che dall’astronomica cifra (al 21.07.2016) di 10 milioni di euro è passata a zero!

E non parliamo di altre cifrette tipo quelle abbonate a Ecologia Oggi (circa 40.000 euro), a LA C, emittente televisiva del famoso Maduli, al tempo in cui era megafono di Palla Palla in cambio di circa 30.000 euro di canoni e oltre 100.000 euro di riduzione del prezzo del terreno; alla AUDI ZENTRUM di Lamezia (30.000 euro); eccetera eccetera.

Come pure passiamo in silenzio le assegnazioni (tipo quella accordata alla fantomatica BMZ srl-costituita solo nel 2017- per un terreno che vale 910.000 euro), fatte senza previa ed obbligatoria richiesta della certificazione antimafia alla Prefettura (e a queste latitudini si sa bene tale modus operandi a che cosa possa preludere).

Insomma, dalla gestione commissariale ad oggi, è chiaro ai più, il CORAP è stato sospinto in una sorta di interregno in cui è successo di tutto e di più: terreni ceduti a prezzo di saldo, consulenze e incarichi professionali esterni elargiti a iosa, leggi e regolamenti cassati, progetti stracciati, contributi ai dipendenti non versati, crediti depennati, sedi cancellate. Insomma, un’architettura in cui ogni pezzo della più purulenta politica calabrese potesse avere il proprio piccolo o enorme tornaconto.

D’altra parte, avete mai sentito qualcuno degli agguerriti consiglieri regionali aprire bocca sullo scempio che va avanti da ormai un lustro? Stanno zitti in cambio di qualche “favore” di infimo livello. Una consulenza, un incarico professionale, un nulla-osta illegittimo, un abbuono di debiti. Insomma, robetta di questo genere che, però, messa insieme, è quella che fiacca qualsivoglia ente, pubblico o privato che sia. D’altronde, la Guzzo, si sa, è meglio non inimicarsela perché, quantunque collocata a riposo da tempo e poi riesumata dal conterraneo Presidente quale dirigente della ragioneria regionale, detiene il potere di liquidare (o non liquidare) mandati e fatture che, dalle nostre parti, è da sempre esercizio clientelare da determinare caso per caso con sapiente facoltà di scelta.

Inutile, quindi, l’attività del povero revisore unico dei conti. Il poveretto si straccia le vesti e invia verbali su verbali alla Giunta, alla Procura della Repubblica ed alla Corte dei Conti, ricevendone in cambio il più assordante dei silenzi. La Procura non si era mai mossa: né per gli stipendi maggiorati, né per le assunzioni illegittime, né per le consulenze né per le svendite immobiliari e neanche quando la “commissaria scaduta” ne ha fatta un’altra delle sue: con un bilancio d’esercizio 2017 in perdita di oltre tre milioni di euro tutti imputabili alla sua gestione, l’ex casalinga silana travestita da padrona del CORAP assumeva all’interno dell’Ente un ingegnere fuoriuscito dalla Protezione Civile regionale, ovvero in fuga da Carlo Tansi. L’ennesimo raccomandato di ferro di chissà quale “maneggione” che la Guzzo sa bene di dover accontentare in cambio del congelamento della sua posizione di improvvisata manager de noantri! Come se di ingegneri il CORAP non ne avesse già abbastanza! Il tutto caricando sull’Ente ormai dissanguato una spesa di oltre 3.000 euro mensili.

Abbiamo finito? No. Perché il povero Sergio Tempo (il revisore unico dei conti) che ormai pensava di abbaiare alla luna, non mancava di sottolineare, nella sua ennesima denuncia inviata anche alla Procura della Repubblica, che l’assunzione del detto ingegnere era avvenuta sulla scorta di una non meglio precisata convenzione attuativa (attuativa di che cosa?) fra il CORAP e la Regione Calabria  “avente ad oggetto l’utilizzo di personale a tempo pieno ed indeterminato della Regione Calabria temporaneamente da assegnare al CORAP”. Capito?

Essì, perché pare che la verità in questa nostra regione sia un articolo indigesto ai più: una specie di virus eradicato per mezzo di un potente vaccino al punto che, laddove l’infezione penetri le nostre difese organiche, essa si presenta in forma attenuata e quindi inoffensiva. Mentre, il più delle volte, ci sarebbe bisogno di una bella epidemia così da far venire fuori i fatti per come si presentano: ovvero in tutta la loro purulenza!

Rosario Perrotta