Calabria corrotta, ma comanda Gratteri o comanda ancora Oliverio? (di Vito Barresi)

Chi è più forte, più determinante in termini di comunicazione, di presa diretta e indiretta sul sistema mediale regionale, chi tra i due più importanti sfidanti sulla scena pubblica di questo 2019, ha più contatti nella e sull’informazione giornalistica, chi tra il Procuratore anti ‘ndrangheta Nicola Gratteri e il Governatore della Regione Calabria Gerardo Mario Oliverio, ha maggiore influenza, detiene il predominio sulla Legge e la Politica? La questione torna di estrema attualità dopo alcune dichiarazioni di Enza Bruno Bossio, secondo la quale il veto al Pd per la (ri)candidatura di Oliverio alla Regione arriva addirittura da Gratteri. Verrebbe quasi da commentare: magari…. Aveva ragione, allora, il buon Vito Barresi…

di Vito Barresi

Incide di più e ha peso maggiore il potere mediatico di una Magistar come Gratteri, la cui visibilità televisiva e giornalistica è da tempo globale e planetaria, o la forza di mediazione politica a raggio regionale, la capacità di coagulo nella rete territoriale e localista degli interessi economicisindacaliimprenditorialiburocraticistatali e parastatali, di chi controlla totalmente la gestione e il governo della politica regionale, pienamente egemonizzata e sotto un ombrello monopolistico, il cui manico come uno scettro del potere è saldamente nelle mani esclusive di Oliverio e del suo gruppo politico-parlamentare-giornalistico e lobbistico?

Perché sia prima – nonostante la limitazione impostagli dal Procuratore Gratteri -, sia adesso – che gli è stata tolta, con tanto di grancassa mediatica – il Governatore continua a dominare la scena dei media regionali e nazionali, con sue quotidiane sortite che annullano, nell’immaginario collettivo e nel sentire comune della pubblica opinione, la penalizzazione inflittagli dai giudici ? 

Domande random poste non per semplice retorica quanto per tentare di tracciare una mappa comprensiva dell’intricata, radicata e complessa struttura di potere regionale, capire come qui si è cristallizzata, mummificando i rapporti di forza all’interno di quel che resta dei partiti dentro e fuori l’amministrazione regionale, con quali mezzi, e li abbiamo visti raccontati da Gratteri a proposito della sciovia di Lorica e delle piste aeroportuali sul Tirreno, si estrinseca ed esercita il comando politico strumentale, storico e attuale, in una società fortemente classista e spiccatamente particolarista quale è quella calabrese.

Perché, in fondo poi ci si interroga, se questa non sia altro che la cartina di tornasole per tracciare il profilo del futuro prossimo a cominciare da quello anteriore, di chi tra qualche mese vincerà e di chi perderà nella perenne lotta per la supremazia e il dominio di una Landa sempre più Desolata che si chiama ancora Regione Calabria.

Insomma chi tra la Legge, lo Stato, le amministrazioni centrali e periferiche, e le ataviche secolari norme pregiuridiche delle famiglie e delle lobbie che contano, decidono e impongono il proprio destino, con i propri voleri proprietari e predatori, a tutti i calabresi, continuerà a tenere sottomesse e sotto controllo le plebi rurali, i portatori di povertà che aspettano l’euro della ‘ndrangheta o quello del reddito di cittadinanza a denominazione d’origine controllata pseudo grillina rendese, erogato a pioggia nelle Lande Mafiose che hanno plebiscitato con un voto bulgaro il Movimento Cinque Stelle degli ex fascisti e degli ex massoni, capitanato dal Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia e dai nuovi commissari della Sanità, i manager esterni e i lobbisti pseudo filosofi minimalisti senza titoli di stato che esercitano poesia nelle lande intorno al pianeta Palla Palla, in breve, le popolazioni e i territori, la società e l’ambiente, le comunità e la democrazia.

D’altra parte quel che accade appare evidente a quanti leggono: oltre agli atti dell’inchiesta anche lo storyboard del dopo ordinanza di custodia cautelare, i resoconti quasi tutti edulcorati e ritrattati al copia e incolla con bianchetto, che ha mandato agli arresti tre dirigenti tra i più elevati ed apicali della Regione, tre burocrati pubblici non a caso, non turisti del fine settimana a Lorica, ma funzionari selezionati, collocati e promossi in servizio, in quanto che godevano e agivano con la piena fiducia della Giunta Regionale in carica.

Poveri giudici dicono alcuni, che illusi riecheggiano altri. Da un lato strumentalizzati dalla politica ipocrita dei Cinquestelle Calabresi e dall’altra derisi e delegittimati dal cinismo del vecchio ceto degli ex Pci che ancora comandano nel Partito Democratico.

D’altra parte non si può replicare tanto facilmente dopo che nel passato tanta porcheria è passata sotto i ponti della Magistratura Calabrese, quasi sempre compromessa con le varie Giunte regionali, persino coinvolta in scandalose congiunzioni con la mafia, insomma una storia degli ermellini di guardia tutt’altro che limpida e adamantina, per come si narra e si porta a memoria forense in ogni mandamento giudiziario, in ogni Procura della Calabria.

Tuttavia l’evidenza è che, nonostante la cosa scritta e firmata da uno tra più i più attivi e potenti magistrati antimafia, Nicola Gratteri, magistrato che dopo Falcone e BorsellinoLivatino e Scopelliti, esercita con scrupolo e coraggio la funzione dell’accusa oggi in Italia contro la corruzione e la criminalità politica, le altre cose in testa alla Regione Calabria continuano implacabilmente come se nulla fosse accaduto.

Di questo si fa forte il non detto e la strafottenza di certa politica, di specifici professionisti dell’informazione, e di alcuni potenti e ambigui arbitri della mediazione comunicativa e scomunicativa.