Calabria, faida tra magistrati: Gratteri-Lupacchini, nemici/amici

La promozione/allontanamento del dottor Bruni a procuratore capo di Paola ha riportato negli uffici della Dda di Catanzaro una calma apparente. Gratteri è convinto di aver risolto il problema, o quantomeno di avere, per il momento, arginato scontri e veleni tra i pm. Luberto dal canto suo gongola, senza Bruni tra i piedi, e con l’indagine “Sistema Cosenza” completamente da rifare, può dormire sonni tranquilli. Gli amici degli amici di Cosenza sono contenti e tutto sembra filare liscio. Ma la tregua è destinata a saltare e per un motivo che forse neanche Gratteri aveva previsto. Tutto inizia con il pensionamento dell’allora procuratore generale di Catanzaro, Raffaele Mazzotta. Una poltrona importante che va assegnata. A fare domanda al Csm per occupare la poltrona da procuratore generale di Catanzaro tre magistrati: Otello Lupacchini, Cosimo Bottazzi e Massimo Pinelli.

Un fulmine a ciel sereno per i magistrati corrotti di Cosenza e Catanzaro. Tra i nomi in “corsa per la poltrona” ce n’è uno che il procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo e l’aggiunto alla Dda di Catanzaro Luberto, conoscono bene: Otello Lupacchini. Un nome che fa paura. Il dottor Lupacchini conosce bene la Calabria, ha già lavorato nei nostri territori con un compito molto delicato: ha condotto una ispezione (insieme alla dottoressa Donatella Cavatorti nel 2005) per l’allora ministro della Giustizia Castelli, presso la Dda di Catanzaro e il Tribunale di Cosenza, a seguito di diverse “denunce” di Eugenio Facciolla, pubblico ministero nel primo processo alla mafia cosentina denominato “Garden”. Facciolla “lamentava” ingerenze, e indebite pressioni da parte dell’allora sostituto Mario Spagnuolo, del pm Luberto, e del procuratore capo Alfredo Serafini, in processi e procedimenti di stretta competenza della Dda.

Ogni tentativo di pressione sul Csm per evitare la nomina di Lupacchini, da parte dei magistrati preoccupati di Cosenza e Catanzaro, risulta vano, perché viene assegnata la poltrona al dottor Lupacchini, che diventa nel gennaio del 2018 il nuovo procuratore generale di Catanzaro.

Il curriculum del dottor Otello Lupacchini, entrato in magistratura nel 1979, è lungo e prestigioso: impegnato da sempre sui fronti caldi della criminalità organizzata, comune, politica e mafiosa, si è occupato, fra l’altro, degli omicidi del pm Mario Amato, del banchiere Roberto Calvi, del generale americano Lemmon Hunt, del professor Massimo D’Antona, nonché della strage di Bologna e di quella brigatista di via Prati di Papa, e della banda della Magliana.

La nomina di Lupacchini è vista, specie da Luberto, come una sorta di rinforzo alla “cordata” di magistrati che gli si contrappongono: Bruni e Facciolla. E quindi un chiaro segnale che la guerra continua. Lo stesso pensa Gratteri che si trova costretto, ora, a dover “giustificare” la presa di posizione contro Bruni “percepita” da tanti come una netta presa di posizione a favore di Luberto. Suo malgrado, o no (questo non lo sapremo mai), Gratteri si ritrova di nuovo a dover fronteggiare quello che si annuncia come uno scontro senza esclusioni di colpi. Il perché il dottor Lupacchini abbia scelto Catanzaro come nuova sede, ben sapendo di trovarci suoi antichi avversari, si può solo ipotizzare: c’è chi dice perché incalzato dalla parte sana della politica a porre un freno alla dilagante corruzione e ai tanti scontri tra magistrati presenti in molti uffici delle procure calabresi (Cosenza, Catanzaro, Crotone), in virtù proprio della sua “preparazione in materia”. Altri dicono perché ha risposto alle richieste di aiuto di Facciolla e Bruni. Anche questo non lo sapremo mai.

Lupacchini conosce bene il mondo di sotto che si muove nei tribunali calabresi. Nella sua relazione, afferma con assoluta certezza che un gruppo di avvocati cosentini, in combutta con il procuratore della Repubblica Alfredo Serafini e il sostituto anziano Mario Spagnuolo, sono stati i registi occulti della delegittimazione del processo Garden, nato dalla prima vera operazione antimafia svolta a Cosenza. Non solo. Il dottor Lupacchini racconta, nel suo “dossier” (che chiunque può facilmente reperire) con dovizia di particolari dello scontro tra Luberto e Facciolla. Tanto da chiedere all’allora ministro Mastella l’allontanamento per incompatibilità ambientale e funzionale, proprio di Luberto, evidenziando che lo stesso era solito sovrapporsi con le sue attività alle indagini di altri colleghi ed altri uffici con gravi danni e conseguenze sulle stesse e per avere compromesso il prestigio dell’ordine giudiziario.

“All’esito di un controllo operato dal procuratore aggiunto Mario Spagnuolo in merito ai contrasti insorti tra Eugenio Facciolla e Vincenzo Luberto – scrive il magistrato ispettore Otello Lupacchini nella sua relazione – il procuratore Mariano Lombardi ritenne di segnalare al procuratore generale come fosse mancata qualsiasi collaborazione tra i due magistrati e come perfino le imputazioni, almeno in parte, fossero il risultato di una preclusione negativa che aveva orientato il lavoro investigativo. Tutto ciò sarebbe stato, sempre secondo il dottor Lombardi, sintomatico di una “evidente elusione dei provvedimenti di coassegnazione” e di “una altrettanto evidente mancanza di capacità di lavorare in gruppo, criterio guida della costituzione della struttura antimafia”.

Insomma Lupacchini conosce bene i “suoi polli”. Li ha studiati per tanto tempo, ma sa anche che da allora niente è successo, tutto è rimasto come prima. Nessuna conseguenza per nessuno, nonostante la gravità della accuse elencate nella relazione dagli ispettori ministeriali. A tal proposito giova ricordare che la relazione Lupacchini fu insabbiata da Mastella dietro fortissima pressione di Ennio Morrone, all’epoca parlamentare dell’Udeur e da sempre sodale e probabilmente anche “fratello” del Luberto. Ed è forse tra queste righe che si può trovare la risposta al perché Lupacchini abbia scelto Catanzaro: forse non ha mai mandato giù l’insabbiamento del suo lavoro, e non sopporta di dover assistere alle malandrinerie di Spagnuolo e Luberto, che ha ben “classificato” nei confronti di bravi e scrupolosi magistrati quali Bruni e Facciolla.

A pochi mesi dal suo insediamento Lupacchini inizia a saggiare il terreno: una sorta di test per “stanare” Gratteri e capire, senza ombra di dubbio, da che parte sta. Piccole schermaglie studiate a tavolino per saggiare la reazione di Gratteri. Come quella relativa ai tanti denari sborsati dal ministero della Giustizia a risarcimento danno per ingiusta detenzione, per i troppi errori giudiziari commessi proprio dalla procura di Catanzaro. Un modo per dire a Gratteri: stai sempre a vantarti delle tue operazioni ma non dici mai come si concludono, quasi sempre con la bocciatura dell’impianto accusatorio da parte del TDL e della Cassazione, e con gli inevitabili risarcimenti. Una dichiarazione alla quale Gratteri risponde stizzito, facendo notare al procuratore generale che i dati da lui snocciolati sono relativi a prima del suo arrivo a Catanzaro. Come dire: se cerchi una scusa per litigare io sono pronto. È questa la risposta di Gratteri. Che così dicendo conferma la sua volontà di non “scaricare” Luberto.

E allora lo scontro diventa pesante. Iniziano a fioccare le segnalazioni, da una parte e dall’altra, al Csm. Uno scontro a colpi di note interne con le quali Lupacchini contesta a Gratteri “di non rispettare regole di coordinamento con altri uffici giudiziari e di aver fatto il furbo non inviando, come prevede il codice, elementi di indagine alla Procura di Salerno su magistrati calabresi non appena sono emersi spunti ma, in sostanza, solo dopo una prima inchiesta”. Il procuratore della Dda, dal canto suo, si è rivolto al Csm, che ora dovrà pronunciarsi sull’eventualità di qualche trasferimento per incompatibilità ambientale. E così finiscono tutti e due davanti al Consiglio Superiore della Magistratura. 

Il primo a parlare, è stato Lupacchini, che ha riferito di un “atteggiamento ostile” nei suoi confronti “dal momento della mia presa di possesso a Catanzaro. Solo lui era il verbo non solo nel distretto di Catanzaro, ma probabilmente in tutta Italia, nell’universo e forse anche in altri siti”. Secondo Lupacchini, per Gratteri “tutti sono farabutti all’infuori di lui, nessuno capisce nulla, perché il verbo giuridico è lui a possederlo”.

La replica di Gratteri è arrivata il giorno successivo, quando si è detto “preoccupato” per un passaggio di una nota di Lupacchini. “Mi si dice che io “furbescamente” non ho trasmesso gli atti a Salerno. Di me accetto tutte le critiche del mondo, che sono ignorante eccetera, ma sull’onestà no”. Gratteri definisce anche “strana” la partecipazione di Lupacchini a una conferenza stampa del procuratore Facciolla. “Noi abbiamo arrestato 169 persone, non è venuto nessuno”, ha lamentato, aggiungendo che in Calabria “i comportamenti hanno messaggi, i comportamenti sono pietre”. La replica a questa affermazione era arrivata, senza fare nomi, nel corso di un intervento di Lupacchini in una tv locale: “dove non vado – aveva sottolineato – è alle autocelebrazioni, né voglio togliere il palcoscenico a nessuno. Mi guardo bene dall’andare dove c’è il culto della personalità in atto”.

Il Csm, dopo averli ascoltati, “decreterà” la piena compatibilità tra i due. Costringendoli a darsi la mano in pubblico a suggello della pace fatta. Come a dire: Gratteri e Lupacchini, nemici/amici. Ma è solo un altro “atto” illusorio: la guerra tra i due continua.

3 – (continua)