Calabria, fallimenti “pilotati”: Ferrero in carcere, Mario Occhiuto impunito (e con i soldi in tasca)

Com’è strana la Giustizia. Capirla non è facile, o meglio, capire perché c’è chi interpreta a proprio uso e consumo la Giustizia, non è facile. Eppure la Giustizia nel suo principio fondante è chiara e non lascia spazio ad altre interpretazioni: la Legge è uguale per tutti. Il che non è interpretabile. Chi sbaglia, ed è provato, paga e, al netto delle “attenuanti generiche” che nel calcolo della pena definitiva vanno giustamente tenute in considerazione caso per caso, sconta la stessa pena inflitta ad altri rei che hanno commesso lo stesso reato. Tutti di fronte alla Legge subiscono lo stesso trattamento. Non esistono differenze sociali, di religione, di sesso, di opinione, per un giudice quando commina la pena. O quando emette un’ordinanza di custodia cautelare. Il Giudice valuta i fatti, non la ragione sociale o l’appartenenza o meno a qualche potente lobby, dell’imputato. La Giustizia non ammette privilegi, e anche questo non è interpretabile.

Tuttavia non è così, perché uno dei “drammi” della Giustizia è la libera interpretazione della norma da parte di certi magistrati, che detta così potrebbe suonare bene: un giudice deve essere libero di valutare senza interferenza alcuna. Ma non è in questo senso che “certi” magistrati intendono “la libera interpretazione”, piuttosto usata e intesa come strumento per aggirare la Legge, utilizzando il “libero arbitrio” strumentalmente al fine di “motivare” decisioni che vanno oltre i parametri, e i principi, stabiliti dalla Legge.

Ma facciamo un esempio concreto per meglio capire: ieri, con clamore nazionale, è stato arrestato Massimo Ferrero, oramai ex patron della Samp, accusato di reati societari (2017) e bancarotta per il crac di 4 società nel settore alberghiero, turistico e cinematografico. Un arresto che è finito in prima pagina ovunque, tanto da far dire all’avvocato del Ferrero: “il mio cliente è stato trattato peggio di Totò Riina, per reati tra l’latro datati (commessi 4 anni fa)”. Massimo Ferraro oggi si trova chiuso in una cella, per il reato di bancarotta, truffa, e altro.

Mario Occhiuto, al contrario di Massimo Ferrero, per gli stessi reati ha goduto di un trattamento totalmente diverso. Ricordiamo agli smemorati che Mario Occhiuto è accusato di bancarotta fraudolenta per un totale di oltre 3 milioni di euro, nell’ambito della vicenda del fallimento della Ofin, società di cui è stato amministratore fino al 2011. Nonostante la gravità del reato, Occhiuto non solo non è stato mai arrestato, ma la prima udienza del procedimento che lo vede alla sbarra, è iniziato 10 anni dopo la commissione del reato (e chissà se mai finirà). Anni in cui ha amministrato, portando al fallimento, la città.

Ecco, questo è l’esempio che conferma la disparità di trattamento, ammantata dal “libero arbitrio”, a parità di reato commesso, di due cittadini di fronte alla Legge. Più chiaro di così…