Calabria Film Commission, cronaca di una farsa annunciata. Internazionali non si nasce, si diventa

Internazionali non si nasce, si diventa

In data 16 febbraio 2021 la Fondazione Calabria Film Commission annuncia la tanto attesa pubblicazione dei beneficiari dell’avviso pubblico “per la concessione di contributi per l’attrazione e il sostegno di produzioni audiovisive e cinematografiche nazionali ed internazionali nel territorio della regione Calabria 2020”.

Aprendo l’elenco ci è sorto un dubbio: ma siamo sicuri che gli attuali commissari, sceriffi e tutto il cucuzzaro abbiano compreso il senso reale degli aggettivi “nazionali” e “internazionali”? Oppure detto alla calabrese… si cumpundiru? Ci spieghiamo meglio: sarà che per nazionali e internazionali i compari abbiano inteso “escluse opere di registi, produttori, maestranze, comparse, attori, tecnici residenti nella regione Calabria – e di chi ne fa le veci”? E se per caso, ppè ti dì, non hanno compreso che questi bandi in teoria nascono anche e soprattutto per sostenere ed incentivare i talenti presenti sul territorio e non soltanto a far “mangiare” le cosiddette produzioni internazionali come la Barteblyfilm a cui di sicuro i soldi non mancano… bell’i papà!.

Oppure, poveretti, non hanno avuto il tempo di leggere soggetti e sceneggiature e allora (soprattutto alla sezione lungometraggi, dove il montepremi era più cospicuo) si saranno detti: «scegliamone uno a testa e la chiudiamo qui».

Quindi, i comparucci, hanno deciso di omaggiare l’”amico” Moccia (il regista dei “regazzini”), Conz (con il remake di un film americano, della serie: ci putimu minà cu na mazza) e la Barteblyfilm, amica degli americani e che la Calabria la conosce bene (quelli di ZeroZeroZero).

La mission della Calabria Film Commission insomma sembra essere: “damunci i sordi a cui i sordi già l’avi”, tanto poi si fa lavorare come manovale qualche maestranza calabrese nella troupe o girare qualche scena di massa con le comparse del posto. Ecco la Calabria e i calabresi coinvolti nei film, sottomessi e finanziatori dei propri dominatori.

E fu così, che più nazionali ed internazionali di così, si muore…
Soltanto tre lungometraggi scelti per un finanziamento totale di 550.000,00 euro, quando le risorse pubbliche disponibili (che finanziamo noi calabresi, ricordiamolo) erano esattamente il doppio (ovvero 1.100.000,00).
Perché? Forse perché i moschettieri, i porcellini e quelli dell’Ave Maria sono stati sempre e solo tre? E diteci, che fine faranno le risorse rimaste inutilizzate? Li mettiamo da parte per qualche grosso progetto estero?
Oppure con quelli brinderete alla vostra salute?

Ricapitolando, il Minoli e i vari direttori avevano a disposizione €1.550.000,00 così suddivisi:
Cortometraggi: €150.000,00 a disposizione, spesi €55.000,00,sono rimasti nelle casse della C.F.C. €95.000,00 (il 63%). 4 progetti su 12 finanziati.

Documentari: €300.000,00 a disposizione, spesi €155.000,00, sono rimasti nelle casse della C.F.C. €145.000,00 (il 48%). 7 progetti su 10 finanziati.

Lungometraggi e Fiction: € 1.100.000,00 a disposizione, spesi €550.000,00, sono rimasti nelle casse della C.F.C. € 550,000,00 (il 55%). 3 progetti su 12 finanziati.

Sta di fatto che è rimasto un totale non utilizzato esattamente di € 790.000,00! (il 53% dei fondi) su €1.550.000,00 disponibili.

Neanche la metà del fondo a disposizione è stato speso, una selezione hitleriana, tosta, in un periodo di pandemia dove le produzioni più piccole arrancano e perdono i pezzi e gli sponsor privati saltano come birilli perché in crisi.
E’ peccato, un vero peccato cari commissari e direttori e lo volete sapere perché?
Perché in Calabria esiste un popolo di lavoratori dello spettacolo con tutte le carte in regola per poter portare avanti progetti importanti e degni di qualsiasi contributo: nazionale ed internazionale.

Cari direttori, voi ci avete violentato nello spirito e nell’anima. A scrivervi sono innegabilmente i vostri cari esclusi. Rifiutati, forse, proprio perché troppo calabresi e poco nazionali ed internazionali. I nostri sono progetti “figli” di gente che in questa regione ci vive (o meglio che sopravvive) e che con questo lavoro sfama anche le proprie famiglie. Ma forse voi, cari direttori, che sfamate le vostre di famiglie, con lauti stipendi, non riuscite a comprendere il valore reale del vostro attuale ed effimero potere.

Su quelle comode poltrone, a guardarci dall’alto, a pagare il vostro stipendio, siamo noi (e non il buon Moccia con i suoi film ambientati su Whatsapp a colpi di cuoricini e smiles). Noi, che pur vivendo in una terra così ostile, continuiamo a fare il lavoro più difficile del mondo, perché ci piace, perché abbiamo talento. Ci avete offesi, stavolta più delle altre volte; penalizzati in un momento storico così complicato, dove più che di batoste avevamo bisogno di ristori!

Sono tante le domande che ci poniamo e vi poniamo, cari direttori. E per favore non rispondeteci che non è stata una scelta vostra, perché ormai ci siamo fatti grandi e a queste cose non ci crede più nessuno… direttori!
Abbiate la coscienza per lo meno di riflettere sul grave danno che ci avete inflitto. E ricordate che internazionali non si nasce, si diventa.
P.S. E poi cari direttori, una cosa è certa: intra suppressata un ci va ‘u finocchiettu