Calabria, il trionfo dei colletti bianchi. I mille intrecci tra magistrati, avvocati, politici e imprenditori (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

È da tempo che, partendo dall’esempio dell’Alto Tirreno Cosentino, si scrive una cosa: bene che alcune indagini iniziano, ma devono andare fino in fondo. E per fino in fondo si intende non tanto il livello politico, quello prima o poi arriva: quando sono bolliti o venduti dai nuovi. Da Pittelli in giù. Ma c’è tutto un mondo di professioni che restano fuori: avvocati, notai, banchieri e su su fino ai soliti magistrati. Tecnici, amministratori e imprenditori non possono muoversi tanto spregiudicatamente se non si sentono al sicuro. C’è una storia (l’ennesima) che parte dalla Puglia e arriva fino alle toghe (l’ennesima) a Catanzaro che è un caso scuola.

All’inizio della vicenda c’è una questione di aste: “Due persone anziane sottoposte a esecuzione immobiliare. L’avvocato della banca creditrice aveva già incassato la somma di circa 300 mila euro, a pagamento del debito, somma mai dichiarata e poi chiesta nuovamente, anche con gli interessi. Questo fatto grave di omessa dichiarazione di denaro ricevuto io l’ho dovuto scoprire da sola perché, fatta la domanda in udienza, (avete preso i soldi?) la risposta è stata uno scambio di sguardi tra l’avvocato della banca e il giudice Paiano, entrambi rimasti in silenzio”. La storia la racconta l’avvocatessa Caramia.

I retroscena delle aste immobiliari sono stati indagati anche in Calabria qualche anno fa nell’operazione White Collars ed è solo uno dei modi che hanno banche e amministrazioni per fare violenza sui cittadini (si pensi alle concessioni, ai pagamenti dei tributi a salterello, ai prestiti concessi a chi si e chi no… le tecniche possibili sono a decine). Ma il punto è: quanti professionisti si ritrovano con più ruoli sviluppando questa complicità? Quante garanzie danno quindi anche se si comportano correttamente?

E qui c’è la prima somiglianza. Risulta ad esempio da alcune fonti che lo studio legale Carratelli di Cosenza ha difeso il sindaco/imprendiore De Marco nella vicenda Affari di famiglia, ma anche il comune di Maierà di cui è sindaco. Legittimo, ma opportuno? Una situazione simile riguardava l’avvocatessa Sabrina Mannarino, avvocato di grido, difende Mario Russo ex sindaco di Scalea, ma anche la clinica Cascini in altre occasioni.

Cosa dire scendendo più giù dei fratelli Vito e Fernando Caldiero, l’uno avvocato (ed ex marito di Maria Teresa Gallo con un impiego al Gip del tribunale di Paola), l’altro fallimentarista vicini all’amministrazione di Cetraro e con ruoli in varie vicende della costa (quella Tricarico ad esempio il secondo). Questo sul Tirreno, a Cosenza c’è il caso anche più intricato dell’avvocato Paolini ad esempio. Il lavoro è lavoro. Ci mancherebbe. Ma il punto è di opportunità: abbiamo troppo pochi avvocati o troppo pochi avvocati bravi altrimenti perché ritroviamo pochi noti nelle difese di tutte le maggiori questioni (anche nella Archimede sulla depurazione)?

E che succede se a questi doppi ruoli poi aggiungiamo anche il terzo di politico? La Mannarino già nominata è un buon esempio di questa convergenza: avvocatessa, candidata nella coalizione di centrodestra, legata al pm Greco che nella procura di Paola fece il bello e cattivo tempo, ma anche a quel Luca Mannarino interessato dalla Corte dei Conti insieme ai suoi colleghi nella FinCalabria per aver distratto fondi europei di diversi milioni.

Il punto è: quanto potere contrattuale si ha e quanto poco ne ha un normale cittadino. Figure mitologiche metà e metà. Politici-imprenditori, avvocati-politici, difensori-imprenditori e via di questo passo con tutte le possibili combinazioni. Cosa può fare un cittadino se il comune si comporta in maniera ingiusta? E se lo fa la banca (come il caso di apertura)? Che garanzie possono esservi.

La questione di opportunità diventa poi più delicata se i doppi ruoli li si ritrovassimo tra i conti correnti delle banche, i beneficiari di pagamenti di prestazioni, tra i vincitori di un appalto al ribasso proprio in quei comuni e via di questo passo. Ma questa è altra questione e al momento ci interessa la questione di opportunità: quanto è opportuno ad esempio in campagna elettorale? Con questo ventaglio di relazioni si fa un certo effetto. Ma lo fa ancora di più se i nostri centauri si muovono nell’orbita di un giudice che risulta essere amico, parente, conoscente o vicino in qualche modo. Chi lo denuncia poi un magistrato?

Abbiamo scritto più volte dei legami, quantomeno inopportuni, nelle procure e nei tribunali. È qui che la vicenda dell’avvocato Caramia incrocia la Calabria
Decide di denunciare alcuni magistrati della Procura di Taranto a Potenza, competente sui giudici pugliesi. La denuncia va in mano alla pm Veronica Calcagno (tenete a mente il nome!). La Calcagno derubrica queste vicende ‘fatti non costituenti reato’ allora l’avvocato Caramia non si dà per vinta e denuncia anche la Calcagno a Catanzaro competente per i giudici di Potenza. Ora avviene il colpo di scena perché intanto la Calcagno viene assegnata proprio a Catanzaro sostituto procuratore (ha il posto di Alessandro Prontera che a dicembre è rientrato a Lecce per ‘motivi di famiglia’) e quindi tutta la vicenda si sposta a Salerno dove ovviamente si derubrica tutto. Uno degli aspetti più inquietanti è che il verbale della denuncia fatta a Potenza, non coincide con la registrazione audio; l’unica spiegazione possibile dice, l’avvocato Caramia a Basilicata24, è che il verbale è stato manomesso dopo.

La Basilicata protegge la Puglia ma è a sua volta protetta dalla Calabria che dorme sotto la Campania che al mercato mio padre comprò. Funziona davvero in questo modo? Quanti altri in Calabria possono essere arrivati in questo modo e sono magari in appello o altrove? Chissà.

Lasciamo per un attimo da parte che ora la Calcagno è in Calabria (come se ne avessimo pochi di togati con storie oscure!) e che anche su questa vicenda Salerno dorme. Lasciamo per un attimo perdere le vicende in sè e i vari nomi e torniamo al ragionamento di insieme.
Perché si copre un collega? Per renderlo gestibile. Se la Calcagno non ha fatto il suo dovere e qualcuno l’ha coperta, ebbene lei sarebbe ricattabile. Poniamo per ipotesi che una di quelle situazioni inopportune, diventi di interesse di una procura o che sia una delle situazioni su cui indaga Bruni (non è neanche impossibile: si occupa di reati nella pubblica amministrazione) e la Calcagno volesse andare fino in fondo con le condanne … sarebbe sufficiente una chiamata a ricordarle la vicenda dell’avvocato Caramia per riportarla all’ordine.
In questo modo una casa in Puglia, pesa sulla vita di una comunità e magari una in Calabria potrebbe pesare su mezzo governo a Roma. Altro che effetto farfalla!