Calabria, Jole fiuta l’aria: “Non escludo le manette per i miei consiglieri ma io non li conosco!”

Di Jole si può dire tutto, e a ragione, tranne una cosa che le deriva dalla sua lunga esperienza politica: sa bene quando è il momento di sfilarsi dalla “maliparata”. Jole più d’altri sa come azzuppare il pane in ogni dove e sa distinguere il momento opportuno per mollare tazza e cucchiaio. In questo campo è una esperta: usa le sue conoscenze politiche e in magistratura per accalappiare il caggio al quale promette coperture e gloria e dopo averlo spolpato e utilizzato come più le aggrada, al primo accenno di guai giudiziari, lei è già altrove, pronta a dire io non so, non sapevo, non lo conosco.

Lo abbiamo visto con Occhiuto che proprio un caggio non è, e nonostante tutto anche a lui Jole ha rifilato il pacco, come dire (nel caso di Occhiuto): chi la fa l’aspetti. Sicura che in pochi avrebbero preso le sue difese, e così è stato. Fino a che le è convenuto stare con Occhiuto ha fatto la gatta morta, avallando ogni suo intrallazzo, non appena si è aperto uno spiraglio a suo favore per neutralizzare il sindaco, si è trasformata in quello che realmente è: una opportunista della peggiore specie. Certo, Occhiuto se l’è meritato, ma fingere amicizia per tanti anni e poi accoltellarlo alle spalle, non è proprio un gesto “signorile”. Ma tant’è. Jole vive di infamità politica da sempre. La sua carriera politica è costellata di vigliaccate ad “amici” e leccate ai potenti. Altrimenti non si spiega il suo “successo” professionale, vista la nota ignoranza che la contraddistingue. Una capra direbbe Sgarbi. Fino a che non si presenta qualche guaio giudiziario è la complice perfetta, al minimo accenno di guai scappa che è una meraviglia.

Stessa cosa intendeva fare alla Regione: scroccare a più non posso, aiutare gli amici degli amici, e sistemare parenti e figli di. Il solito sciacqua Rosa e viva Agnese alla quale Jole ci ha abituato, e tutto questo senza dare nell’occhio. Perché la prima qualità di un politico accriccato come lei che deve permettere agli amici degli amici il saccheggio delle casse pubbliche, è la discrezione. Bisogna saper trafugare, e per fare questo ci vuole un certo stile. Non come Occhiuto che la sera sgobbava migliaia di euro dall’economato, e il giorno dopo andava in giro per la città a bordo di una Porsche nuova, scattosa e fiammeggiante.

A rovinare i piani di Jole, il coronavirus. L’emergenza sanitaria ha costretto Jole a dedicarsi ad altro: far finta di aiutare i cittadini e nel mentre studiare qualche piano per tutelare le fortune degli amici degli amici, e continuare a garantire loro appalti e finanziamenti. Una operazione che si è rivelata alquanto complicata per via del fatto che tutti hanno gli occhi puntati su ogni azione amministrativa di Jole. E questo complica le cose e non di poco. Non si può intrallazzare in santa pace quando diverse procure, e alcuni giornali, hanno acceso i riflettori sulle attività di Jole. A cominciare dalla sua clientelare campagna elettorale sostenuta da tanti papponi mafiosi.

Jole attraverso le sue sempre attive amicizie nella magistratura, è venuta a sapere che presto la Regione Calabria sarà di nuovo oggetto (dopo l’arresto del consigliere Creazzo) di alcune azioni giudiziarie nei confronti di diversi suoi collaboratori e sostenitori. I reati ipotizzati sono sempre gli stessi: concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, voto di scambio, frode, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e così via. E così, com’è suo costume, è corsa ai ripari. Approfittando delle tante interviste concesse alle Tv, ha iniziato a dissociarsi da tutta una serie di soggetti che potrebbero inguaiarla. Ha detto a Report che non sapeva che Parente fosse proprietario di cliniche private, cosa che in Calabria sanno tutti, tranne lei. Ma nell’intervista concessa a Peter Gomez sul Nove si è proprio superata.

Capita la matassa, su suggerimento del solito amico magistrato, Jole ha iniziato la fase di mollaggio di tutti coloro i quali, anche solo di striscio, risultano attenzionati dalla Dda di Catanzaro e non solo. Così come ha fatto con Occhiuto, al primo avviso di garanzia ha rinnegato, come Giuda, l’amicizia con Mario.

E così ha pensato bene di usare la tecnica tutta cosentina, che di solito funziona, del buttarsi avanti per non cadere indietro. Prima che tutto precipiti è meglio mettere le mani avanti, come a dire: nelle attività investigative della Dda in corso su consiglieri regionali e sostenitori vari, io non c’entro niente.

Infatti alla domanda di Gomez sulla “legalità” in Regione Calabria la Santelli risponde in una maniera che non lascia spazio ad altre interpretazioni se non quella che lei sa già cosa sta per succedere, ed è per questo che ha pronunciato queste forti parole: “Problemi giudiziari in Regione? Non lo escludo. L’avvicinamento di forze criminali alla politica regionale è forte. In tutta la campagna elettorale non ho mai partecipato a una cena e non sono mai andata a casa di qualcuno, ho fatto solo incontri pubblici”.

Capito? Confessa la presenza di forze criminali in Regione, sottolineando però che durante la campagna elettorale, che deve essere l’oggetto dell’indagine della Dda di Catanzaro, non ha mai partecipato ad una cena.

Un messaggio chiaro a tutti: esiste una inchiesta sul voto di scambio politico/mafioso in merito alla campagna elettorale per le ultime regionali, dove io, dice Jole, sono estranea ad ogni vicenda, e prova ne è il fatto che non ho mai partecipato a nessuna cena. Perciò chi ha scambiato voti con mafiosi in cambio di denaro o altro, presto riceverà la visita dei carabinieri, che non potranno bussare alla mia porta, fa sapere Jole, perché l’ho già detto: durante la campagna elettorale non mi sono ‘mbruscinata con nessuno. E chi doveva capire ha capito. La solita furbaria vigliacca, da non confondere con l’intelligenza, di chi scoperto si nasconde dietro i potenti amici, mollando tutto e tutti pur di salvare se stessa, e la sua stretta cricca di parassiti.

E con questo, e in attesa della concretizzazione delle parole di Jole, a tutti quelli che l’hanno sostenuta con l’imbroglio o con i voti mafiosi non resta che rassegnarsi al proprio destino, del resto come si dice: il modo sicuro di restare ingannati è di credersi più furbi degli altri. E Jole ancora una volta, rispetto a tutti gli imbroglioni, mafiosi, corrotti che da tempo gli girano attorno, è stata più furba di tutti. Attenzione, però: così come Jole “non esclude” le manette ai suoi portatori di voti, è del tutto evidente che “non si può escludere” anche una brusca interruzione della sua “avventura”. Avete mai sentito parlare di scioglimento del Consiglio Regionale? In Valle d’Aosta, e guarda caso anche lì causa ‘ndrangheta, è già successo. Certo, lei in galera non ci finirà ma stavolta non potrà neanche ritornare alla Camera perché – per grazia di Dio e dei santi – s’è dimessa e quindi anche la sua carriera politica finirà miseramente. Con annesse interviste urbi et orbi.