Calabria, la doppia morale delle Camere Penali: solidarietà a Manna, Pittelli invece può morire di fame

A dimostrazione dell’autorevolezza massonica tra i fratelli e dell’influenza esercitata dall’avvocato Marcello Mazzetta Manna, non solo nella categoria a cui appartiene, bensì in ogni “gioco di potere” che si svolge in città, diversi fattori, tra questi uno in particolare che ben descrive la personalità oscura e prevaricatrice dell’ancora sindaco di Rende: tutti ci tengono ad esprimergli solidarietà.

Marcello Mazzetta Manna è un uomo di tutto rispetto, falsamente amato da tutti, che incute terrore e paura e che è meglio, proprio per queste sue “caratteristiche riconosciute da tutti”, non fare arrabbiare. Marcello Mazzetta: una sorta di Don Mariano Arena (“Il giorno della civetta”) in versione tre punto zero. L’ancora sindaco di Rende, come il Don Mariano di Sciascia, è un uomo con una forte personalità capace di usare le persone che gli stanno attorno senza alcuno scrupolo morale. Ed è per questo che è temuto. Il suo potere si fonda sulla paura che usa per manovrare ogni attività locale, e le persone come dei burattini. Marcello Mazzetta, sempre al pari di Don Mariano, gode di alte protezioni sia in ambiente politico sia nell’ambiente della magistratura e di queste protezioni si avvale ogni qualvolta si imbatte in qualche “capitano Bellodi”. La sua forza è l’omertà che Mazzetta trasforma, avvalendosi del clima di terrore sottotraccia da lui creato, in consenso e solidarietà. Tutti, come con don Mariano, lo vogliono come amico, ma solo perché nessuno lo vuole, per paura, come nemico.

Marcello Mazzetta è stato beccato dai finanzieri mentre elargiva una bustarella al giudice Petrini (già condannato) nel suo ufficio presso il tribunale di Catanzaro, per taroccare la sentenza del mafioso Patitucci condannato a 30 anni come “mandante” di un omicidio di mafia. Mai “reato” è stato più chiaro ed evidente. Nel filmato si vede l’avvocato Mazzetta porgere la bustarella al giudice prima, e le “motivazioni della sentenza” dopo. Mentre i due chiacchierano delle elezioni amministrative a Rende, dove Manna è candidato.

Ma nonostante l’evidenza, per tanti, Manna è vittima della classica persecuzione giudiziaria di “tortoriana memoria”, accompagnata dalla solita gogna mediatica curata da prezzolati giornalisti al servizio di chissà quale oscuro potere. Ed è per questo che merita la solidarietà. Marcello è vittima di un complotto, al punto che ha denunciato pubblicamente che il magistrato che lo accusa, ha costretto il giudice Petrini a fare il suo nome. Di più: l’avvocato Mazzetta si è permesso anche di dire che i finanzieri che hanno registrato la bustarella, hanno taroccato il video. E non serve ad una personalità come la sua spiegare i motivi di questa persecuzione, per lui basta la parola! Così come nessuno, a cominciare dai presidenti delle camere penali calabresi che più di tutti gli altri si sono affrettati ad esprimergli solidarietà, ha mai osato chiedergli cosa ci facesse nell’ufficio del presidente della corte di appello di Catanzaro nel mentre presiedeva un processo a carico di Patitucci suo assistito. Eppure i presidenti delle Camere Penali sono degli avvocati e sanno bene che non è certo prassi recarsi nell’ufficio del giudice durante un processo. Lo sanno bene tutti gli avvocati del pianeta terra che non si entra nell’ufficio del giudice senza un motivo ufficiale e un appuntamento concordato e registrato. Ma Marcello aveva bisogno di portargli una sentenza che lo stesso Petrini gli aveva chiesto di recuperare con urgenza perché introvabile nel resto del mondo. Solo Mazzetta poteva trovargliela. Ed è per questo che ha scavalcato i “protocolli”, bussando direttamente alla porta di Petrini, la questione era urgente, e non certo perché per lui era prassi entrare e uscire a piacimento dagli uffici dei giudici, come sostengono i complottisti prezzolati.

Per tutti i suoi colleghi avvocati, la visita di Manna a Petrini, nel bel mezzo di un processo dove uno è il giudice e l’altro il difensore dell’imputato, è cosa normale. Ma solo per personaggi del suo spessore, perciò più che legittima. Non c’è niente di male. Tutti lo sapevano che Manna era ed è autorizzato ad aprire tutte le porte degli uffici del tribunale che vuole. Non lo scoprono, oggi, certo i finanzieri che hanno filmato la scenetta della bustarella! Perciò a lui va la solidarietà di tutti, al contrario di quel lestofante dell’avvocato Giancarlo Pittelli (caduto oramai in disgrazia, e non più amico dei potenti) che merita di morire in galera di carcerazione preventiva. Per lui il garantismo è sprecato. Pittelli, avvocato come Manna, ma a differenza sua, può restare in galera a fare lo sciopero della fame, perché non più degno, evidentemente, della solidarietà dei Fratelli e delle Sorelle appartenenti al glorioso ordine degli avvocati. La differenza di trattamento tra i due c’è, e salta agli occhi. Come spiegarla?

Ad esprimere solidarietà al sindaco di Rende, appellandosi al garantismo, anche e persino, una certa area della sinistra antagonista. Al pari di tanti parrucconi borghesi, anche i compagni hanno partecipato alla corsa della solidarietà per l’attivista Manna. Per questi compagni/e Marcello Manna è una potenziale vittima di un complotto demo-pluto-giudaico-massonico, e in quanto tale merita, al pari dei compagni finiti nella rete delle repressione dopo i famosi fatti del G8 di Genova del 2001, tutto il garantismo di questo mondo.

Mazzetta si è più volte dimostrato vicino alle istanze dei compagni, concedendo anche cittadinanze onorarie a famose vittime della repressione delle politiche dittatoriali in giro per il mondo, conquistandosi sul campo il titolo di “compagno onorario”. E da tale va trattato, perché la preoccupazione dei compagni/e che pongono il garantismo (solo per Manna, per Pittelli e gli altri è sprecato) prima di ogni altra cosa, è questa: se poi si scoprisse che nella bustarella, invece del denaro, così come si vede in un altro filmato dei finanzieri, c’era davvero la ricetta della torta di mele della nonna di Manna che tanto piace a Petrini, come giustificare una  presa di posizione manettara di fronte ad una accusa cosi “precaria” come quella formulata dai pm di Salerno a Manna? Una accusa di manettarismo sarebbe un duro colpo per gli ideali della rivoluzione, meglio restare garantisti (solo con Manna). Ognuno ha le sue preoccupazioni. Ma una cosa è certa, se Ocalan sapesse tutto questo, di sicuro sarebbe felice di dirsi concittadino di tantissimi rendesi onesti, ma si vergognerebbe di essere amministrato da un personaggio come l’avvocato Marcello Mazzetta Manna.