Calabria. La Rai caccia Morra, l’ultima intervista di Tallini e il ritorno di Palla Palla. Il nuovo reportage di Titolo V

Grandi giornalisti come Ferruccio De Bortoli, Sergio Rizzo e Federico Monga, uno scrittore di “grido” (come il titolo del suo ultimo romanzo) che risponde al nome di Roberto Saviano. Tutti in studio, alternati tra Milano e Napoli, alla trasmissione di Raitre “Titolo V”. per analizzare il caso Calabria. Ormai siamo diventati una sorta di crocevia della crisi del Paese, il classico “laboratorio degli orrori” che finalmente – dopo decenni di silenzio e di omertà – ha assunto la centralità del dibattito nazionale.

Walter Molino, in tutto questo casino, ha continuato a fare l’inviato d’assalto e così, dopo quelli dello sciagurato Cotticelli e dello sventurato Zuccatelli, colleziona un altro “scoop”; nientepopodimenoche un’intervista quasi sussurrata a Mimmo Tallini poche ore prima del suo arresto! E poi quella a Mario Oliverio alias Palla Palla, pochi giorni dopo la richiesta di condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione per abuso d’ufficio e corruzione. Ovvero le due facce della stessa medaglia e dello stesso potere: massomafia a manetta e dichiarazioni al limite del grottesco. Un’ora piena e serrata di reportage tra inchiesta sul campo e talk show: la Calabria quasi come l’ombelico del mondo, pardon d’Italia. Di tutto, di più, come recitava anni fa un famoso slogan della Rai.

LA RAI CACCIA MORRA

Tra gli ospiti in studio, in realtà, doveva esserci anche il senatore del M5s Nicola Morra e se fosse stato per lui non sarebbe mai mancato all’appuntamento per farci vedere ancora la sua gran faccia di culo. Ma la direzione della Rai, con una decisione sacrosanta, gli ha impedito di usare il servizio pubblico per i suoi squallidi scopi, dopo che è stato letteralmente travolto e “cancellato” dalle vergognose dichiarazioni contro i calabresi e in particolare contro la memoria di Jole Santelli. Del resto, uno che dice che la Calabria è irrecuperabile, che i calabresi sono mafiosi e che hanno la colpa di aver votato non una berlusconiana che faceva parte di un partito fondato dalla mafia ma una malata terminale, forse è meglio che stia zitto. Decisamente troppo anche per un’azienda lottizzata e al soldo del potere come la Rai, a testimonianza che l’intervista a Radio Capital è stata il classico “suicidio politico perfetto” di un inutile idiota che finalmente è diventato “impresentabile” per tutti, così come doveva già essere da tempo. In attesa che anche il suo partito lo cacci a calci nel sedere e che i calabresi lo prendano a pernacchie quando passeggia per le città. Stendiamo un velo pietoso.

SAVIANO E LA SANITA’ PRIVATA

Saviano spiega – come del resto ha fatto anche il Gip di Catanzaro nell’ordinanza d’arresto per Mimmo Tallini – perché la sanità è il non plus ultra non solo per riciclare denaro sporco ma anche per ottenere consenso politico. Non ci dice niente di nuovo ma è importante che dica davanti alle telecamere come la sanità privata, grazie al commissariamento, è diventata terreno di conquista per la ‘ndrangheta e per i boss (ovvero i colletti bianchi della malapolitica) che ne hanno in mano le redini. Peccato però che non ricordi agli italiani, purtroppo, che se questo accade c’è la complicità determinante di pezzi deviati dello stato che stanno nelle procure delle nostre città, che hanno fatto finta di non vedere i “buchi” miliardari nelle Asp per almeno dieci anni nel caso di Reggio e Catanzaro mentre a Cosenza ancora attendiamo che qualcuno tiri fuori gli attributi per staccare la spina. Ma un Gattopardo può avere gli attributi per fare una cosa del genere? Ed è certamente per questo che ancora non è stata fatto un minimo di pulizia nella città dei Bruzi, praticamente “immacolata” nonostante l’aria che tira.

TALLINI E PALLA PALLA 

Il compito di Walter Molino stavolta è quello di seguire il flusso di soldi verso la sanità privata ovvero anticipare quello che sarà il motivo dominante della ormai imminente campagna elettorale per le prossime Regionali. Un fiume di denaro impressionante. Per ironia della sorte intervista proprio Tallini e il quadro che ne emerge è ancora una volta allucinante. Il presidente del Consiglio regionale ancora a piede libero “difende” in maniera disarmante i boss della sanità privata che fanno razzia dei soldi pubblici. Dice che non sa se c’è la ‘ndrangheta nelle cliniche e nelle Rsa, poi non lo esclude, infine afferma che quelle cliniche che incassano fino a 20/30 milioni all’anno non sono quelle che gli portano i voti, visto che ormai tutti sanno che a lui glieli porta direttamente il clan Grande Aracri… Dalla faccia che ha – un po’ come Cotticelli – sembra quasi che presagisca quello che sta per cadergli sulla testa, sembra quasi rassegnato.

Poi avviene un “miracolo”: improvvisamente si materializza la goffa e inconfondibile sagoma di Mario Oliverio detto Palla Palla, detentore delle chiavi della Regione dalla fine del 2014 fino alle ultime Regionali di gennaio. Anche lui è costretto a difendersi, perché è chiarissimo che anche durante il suo “regno” i boss della sanità privata hanno sguazzato alla grande tra i denari pubblici. Il beone di San Giovanni in Fiore biascica di aver tentato di fermare il saccheggio ma non dice che per anni al decimo piano della Cittadella ha stazionato stabilmente proprio uno di quei boss (Pierino Citrigno, compare di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio per quei pochi che non lo sapessero). E alla fine cerca di buttare la palla (palla) in tribuna tirando in ballo la solita massoneria, che tra l’altro ha contribuito alla sua patetica elezione del 2014.

BELCASTRO L’INCAPPUCCIATO

Molino a un certo punto potrebbe fare “bingo” perché ha davanti a se l’anima nera della sanità calabrese, l’incappucciatissimo Antonio Belcastro, artefice primo del “buco” da 100 milioni della Fondazione Campanella e del fallimento prossimo venturo del Policlinico Mater Domini. Ma, ahinoi, Molino stavolta fa cilecca e si accontenta di far dire quattro cazzate al massone deviato maledetto. Gli va molto meglio invece al Sant’Anna Hospital dove non deve faticare più di tanto per mettere a nudo quello che Gratteri ha già scoperchiato da tempo: una truffa da 10 milioni con i falsi ricoveri in Terapia intensiva. Quasi come fare gol a porta vuota.

JASMINE E IL SERVO DI BERLUSCA

Jasmine Cristallo, leader delle Sardine, è l’unica calabrese presente in studio (anche se ci fosse stato Morra, per dovere di cronaca). Conferma le sue ottime doti di comunicatrice, ricorda a Morra che il 56% dei calabresi non vota da decenni, evoca le scatole cinesi per sintetizzare il potere di Tallini e dei mafiosi e gliele canta di brutto al giornalista cafone e servo di Berlusconi (Stefano Zurlo de Il Giornale) dicendogli con grande efficacia che le autonomie differenziate che tanto piacciono a lui e al suo padrone sono soltanto la “secessione dei ricchi”. Un altro argomento che andrà forte nella prossima campagna elettorale, nella quale si spera che Jasmine non si faccia incantare dai galoppini della seconda più grande associazione mafiosa del Paese ovvero il Pd, seconda solo a Forza Italia.

CETTO E ALBERTO SORDI

Anche Titolo V ha attinto a piene mani da ironia e sarcasmo per condire il racconto della Calabria allo sbando. Il primo riferimento, manco a dirlo, è il mitico Cetto Laqualunque con il suo progetto Calabrexit, ormai ampiamente superato nella pratica e nella realtà dalla nostra rapace classe dirigente che da decenni governa come in monarchia. Non sarebbe stato male ricordare anche Maurizio Crozza, che però trasmette in diretta e in concorrenza. E allora il finale più giusto, almeno per noi, è lo spezzone del film “Il Boom” di Vittorio De Sica con Alberto Sordi, che esterna a sua moglie la volontà di cambiare vita e di andare a vivere a… Catanzaro. Una fotografia quasi impietosa del rettore Gaudio, che motiva proprio così il suo gran rifiuto a ricoprire il ruolo di commissario. E la tragedia, ancora una volta, non può che finire in farsa. CLICCA QUI PER GUARDARE ALBERTO SORDI (https://m.facebook.com/watch/?v=1876219595771781&_rdr)