Calabria, la “sanità” di Robertino e Peppe ‘ndrina: il ritorno degli avvoltoi al Dipartimento Salute

La Calabria che l’Italia non si aspetta” non è solo lo slogan elettorale del neo governatore della Regione, il parassita Robertino Occhiuto (che non ha mai lavorato un giorno in vita sua), ma sembra essere diventato nelle ultime ore la sintesi di un programma di governo che nei prossimi cinque anni dovrà rinnovare e cambiare l’immagine della Calabria.

Tanta roba verrebbe da dire se alle parole seguiranno i fatti e soprattutto se prima della riscossa guidata da Forza Mafia non interverranno altri elementi esterni, magari guidati dalle diverse procure di Calabria, che già dopo la chiusura delle urne, come si sussurrava, hanno cominciato a fare sentire il rullare dei tamburi.

Questo è un elemento che non può essere derubricato e che come una spada di Damocle espone molti neo eletti con relativo sottobosco di traffichini alle cure di Nicola Gratteri, che potrebbe mettere un’opzione non sindacabile su tante poltrone che rischiano di restare vuote, ancora prima di accogliere le “nobili” chiappe di certa politica, scatenando quel famoso terremoto che aleggia come un fantasma sulla cittadella regionale e sul percorso di riscatto di Robertino Occhiuto e dei suoi scagnozzi, con in prima fila l’ormai leggendario Peppe ‘ndrina, al secolo Giuseppe Mangialavori da Vibo Valentia. 

Al netto dell’attivazione di eventuali procedure di incandidabilità o di ri-conteggio delle preferenze, quelle da sempre controllate dal sistema, molti dei nuovi consiglieri regionali rischiano di restare “disoccupati” per l’iniziativa della DDA di Nicola Gratteri, così rientrando nel novero dei cattivi pagatori non potendo soddisfare le tante cambiali in bianco sottoscritte in campagna elettorale, perché il tempo che loro rimane sembra essere sempre troppo poco.

Ecco perché “la Calabria che l’Italia non si aspetta” si presta a diverse letture, quella del nuovo rinascimento professato da Robertino il parassita e quella del vecchio sistema che ormai da tempo è vittima perché rincorso dagli avvisi di garanzia delle procure della Repubblica. Sul piatto in molti si giocano la credibilità e la carriera, mentre altri si giocano la libertà e la possibilità di continuare a fare gli affari sulla testa dei calabresi e sul loro bisogno di salute. Il punto d’incontro fra la domanda e l’offerta di conclamati faccendieri è da sempre il dipartimento alla Salute, dove sono riapparsi i cosiddetti “uomini forti” del sistema sull’onda della vittoria di Forza Mafia e degli accordi sottoscritti, gli allegati secretati dello slogan di Roberto Occhiuto.

Così, mentre Occhiuto si divide fra Roma e Milano per farsi restituire dal ministro Speranza la guida della sanità regionale e recuperare in terra meneghina nuovi “consulenti” dal dna calabrese da impiegare nella sua nuova squadra di governo, nel palazzo della Regione i corridoi del Dipartimento della Salute sono presidiati ed occupati dagli avvoltoi: i malavitosi che sono la coda e la spina dorsale inquinata del consenso elettorale ed in parte l’eredità esportata del cazzaro di Cosenza, il sindaco truffatore, fratello “pecora nera” del neo governatore.

La storia ritorna e si incrocia, inquinandosi di nuovo allo svincolo del bisogno dei singoli faccendieri dal colletto bianco, dell’affare e delle complicità della dinastia di Peppe dj.

L’ormai famoso “usciere” del generale Cotticelli, Saverio Mosciaro da Cosenza e la gentile consorte Daniela Greco sono di nuovo in pista e tornano a presidiare la postazione del Dipartimento alla Salute completando la loro lista di proscrizione da consegnare al governatore Roberto Occhiuto. Questo è quello che dicono con fare mafioso e minaccioso nel loro rientro, forti anche dell’eredità del sindaco di Cosenza, Mario il cazzaro.

Il “libro nero” del nuovo assetto dipartimentale, scritto a quattro mani dai coniugi Mosciaro-Greco sarà il punto di rilancio (!!!) della sanità calabrese, quella che negli anni è stata spolpata proprio dalla loro azione opaca e corroborata da generose mazzette, quelle che provengono dalla sanità privata ed accredita della quale, proprio la signora Daniela Greco è stata per troppo tempo il dominus quale responsabile dell’OTA, l’organismo tecnicamente accreditante della Regione Calabria. La storia è conosciuta e dovrebbe essere altrettanto conosciuta dalla procura di Nicola Gratteri, quando la signora Daniela Greco venne nominata come responsabile dell’OTA taroccando e modificando i requisiti con apposito DCA del 25.06.2019 e superando le prescrizioni previste da Scura nel 2017. Una cosina da nulla per un ufficio dal quale passano milioni di euro per gli accreditamenti privati, abbassando così i requisiti previsti ed incasellando nella postazione la signora Daniela Greco, la moglie dell’usciere di Cotticelli, che come un tonno stralunato firmava la truffa, quale vittima della sua incapacità ed accerchiato dall’usciere “consorte” e dalla famosa Maria neomelodica, quella del fuori onda…

Gli spalti come al solito si dividono fra i consumati leccaculo pronti all’inchino alla regale coppia della mazzetta e quanti sperano, la gran parte in verità, che presto Nicola Gratteri li assicuri al domicilio coatto o meglio ancora alle patrie galere, con una grande X: la ics, ventitreesima lettera dell’alfabeto latino, che si pronuncia con la “c” dura, come l’azione che nell’aria si annusa per intercessione della magistratura cittadina.

E’ tempo di cambio di stagione e di pulizia prima fisica e dopo morale dove a soccombere dovranno essere i riconosciuti faccendieri, gli imprenditori della sanità sanguisughe e quei consiglieri regionali dal passato opaco e dalla seggiola traballante, questo impedirebbe nell’interregno prima della proclamazione di Occhiuto a certi individui, quelli che abbiamo citato come triade faccendiera, di aggirarsi nei corridoi del dipartimento alla Salute e nei diversi settori per intercedere e sollecitare pratiche dei loro dante causa, quelli che sganciano le mazzette sottobanco. Questo è quello che avviene oggi in regione Calabria.

E’ scaduto il tempo: che i Lassie tornino a casa, quelli che si proclamano “vicini” al governatore Roberto Occhiuto pronti a riapparecchiare la tavola delle mazzette da spartire sul cadavere della sanità regionale, per come è scaduto il tempo che altri faccendieri si aggirino nei corridoi del palazzo della Regione, magari accompagnati da un altro consigliere regionale, il primatista dei consensi di Forza Mafia sotto le insegne di Peppe ‘ndrina, quel Michele Comito diventato estimatore e protettore di quanti in continuità con BraccoBaldo Esposito hanno inventato il buco di Fondazione Campanella, moltiplicato da Giuseppe Giuliano ed Antonio Belcastro, l’uomo dei topini. “Toc, toc chi bussa?” attenti a rispondere, potrebbe essere la DDA di Catanzaro!