Calabria, ma la capra (che sta alla Regione) non sa fare neanche i conti?

La Santelli, meglio nota come la capra (nel senso di ignoranza, alla Sgarbi tanto per intenderci), ha annunciato che la Regione Calabria erogherà, alle aziende che ne faranno richiesta, un contributo, per cinque o sei mesi, di 250/350 euro per ogni dipendente, specificando inoltre che “su tre dipendenti uno lo paga la Regione”.

Facciamo due conti: un lavoratore dipendente che percepisce 1.200 euro mensili netti in busta, all’azienda ne costa circa 2.400. Pertanto, se il contributo sarà di 250/350 euro pro capite, la Regione, per alcuni mesi, non pagherà un dipendente su tre ma, mediamente, uno su 8 o addirittura uno su 10…

Fermo restando che ogni misura atta a mitigare i problemi causati dall’emergenza sanitaria è sicuramente da apprezzare, fermo restando che poco è meglio di niente e senza entrare nel merito dell’efficacia degli importi deliberati dalla Regione, ciò che la Santelli pare ignorare, quantomeno, è quanto costino effettivamente i dipendenti alle aziende che intende aiutare.

Prima di parlare, sarebbe opportuno saper fare due conti, perché l’aritmetica, almeno fino ad ora, non conosce colore politico.

Ma passiamo ad analizzare l’altra tanto decantata iniziativa della Regione, che dovrebbe rappresentare il toccasana all’assenteismo ed alle lacune del Governo, cioè il “fantastico” contributo a fondo perduto di 2.000 euro che verrebbe erogato, entro fine mese, alle imprese.

Precisiamo: i beneficiari sarebbero alcune tipologie di micro aziendeche abbiano un fatturato inferiore a 150.000 euro annui, in regola con una serie di (sacrosanti) parametri morali, nonché tanti altri professionali, economici e certificazioni.

Le imprese inoltre non devono trovarsi in una delle condizioni di difficoltà così come le stesse sono definite all’Art. 2, punto 18 lett. da a) ad e) del Reg. 651/2014 alla data del 31/12/ ed assicurare di trovarsi in regola circa gli obblighi relativi al pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali; in pratica le aziende devono godere ottima salute finanziaria.

Le imprese poi devono trovare un commercialista disposto a certificare che i 2.000 euro richiesti non eccedono il fabbisogno di liquidità determinatosi per effetto dell’emergenza COVID19, per il periodo di sospensione delle attività.

Lasciamo ai lettori ogni deduzione sulla facilità di accesso a questo contributo da parte delle imprese nostrane; lasciamo alle imprese ogni valutazione sull’efficacia di questa iniziativa per la loro ripresa.

I soldi pubblici dovrebbero essere concessi con la giusta oculatezza e nella concessione di agevolazioni dovrebbero essere privilegiate le aziende sane. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma non possiamo non evidenziare come la Destra (Lega e FDI), quando di mezzo c’era il Governo, si prodigava nell’ etichettare i soldi dallo stesso concessi come elemosina di Stato, nel lamentare l’eccesso di burocrazia, per raccontare infine la barzelletta che i soldi le aziende li devono poter richiedere con un click mentre, quando c’è ora di mezzo la Regione Calabria, tutto diventa bellissimo.

Dulcis in fundo: il bando pubblicato in preinformazione sul sito della Regione Calabria dice anche che l’impresa beneficiaria del contributo deve adeguarsi a regole specifiche relative alla visibilità e all’immagine del progetto, che verranno fornite dalla Regione Calabria.

Le imprese beneficiarie, per ricevere l’obolo, dovranno forse affiggere, a memoria dei posteri, un cartello con su scritto “La Regione Calabria, presieduta da Jole Santelli, mi ha dato 2.000 euro”? Povera Calabria nostra in mano ad una capra e ad un gregge di caproni…