Calabria. Mafie e rifiuti: tutte le domande senza risposta. Il caso Calabra Maceri

Buongiorno a tutti. Il disastroso incendio della notte scorsa alla Calabra Maceri di Rende riporta all’attenzione generale il tema dell’ecomafia, così drammaticamente presente non solo nell’area urbana cosentina ma anche nella Media Valle del Crati, sul Tirreno e sullo Jonio, solo per restare nella provincia di Cosenza. Ma la recente inchiesta Petrolmafie ha dimostrato che il fenomeno purtroppo riguarda tutta la Calabria. 

di Saverio Di Giorno

L’indagine Petrolmafie ha mostrato quanto siano interconnesse le mafie tra loro e quanto possano inquinare l’economia globale in tutti i settori. Soprattutto emerge violentemente quanto sia pericoloso ritenere la Calabria una terra lontana e dimenticata quando poi i grossi traffici passano proprio dalla Calabria. C’è un settore sul quale sarà bene aprire una volta per tutte gli occhi e per il quale l’alleanza è ampia almeno quanto quella sugli idrocarburi. Il settore è quello dei rifiuti.

Gli ‘ndranghetisti sono ormai universalmente riconosciuti come narcos italiani, eppure nei settori su cui la ‘ndrangheta domina non ci sono solo la coca e le armi. Nonostante la Campania sia conosciuta per la Terra dei Fuochi (grazie anche all’attenzione mediatica e ad intellettuali seri che in Calabria mancano), Schiavone parlò di alcuni territori della Calabria negli stessi termini di quelli campani. Ma non si tratta solo della questione delle navi dei rifiuti (di cui parlò il pentito Fonti ritenuto credibile a fasi alterne), ma di tutto il sistema di gestione dei rifiuti e di quello che ne deriva.

Cominciamo da qualche dato: ISPRA nel 2017 dice che la produzione in Calabria di rifiuti urbani pro capite di 430 kg circa è simile a quella della Lombardia (460 kg). Un dato assurdo. Possono i calabresi produrre lo stesso numero di rifiuti di lombardi? RASPA qualche anno fa partiva da questo dato ragionando: a chi conviene decretare questa continua emergenza? Emergenza significa fare discariche sempre più grandi in deroga a tutti i vincoli, spese di impianti e cosi. Fissato questo, bisogna capire chi gestisce questa storia.

Già qualche anno fa parlando di comuni dell’Alto Tirreno si guardava il caso della GeoAmbiente e della Calabra Maceri che hanno servito molti comuni. http://www.iacchite.blog/tirreno-sistema-dei-rifiuti-riciclo-o-riciclaggio-ecco-come-cambiano-gli-equilibri-di-saverio-di-giorno/.

La prima è stata sequestrata nel 2017 perché riconducibile a un clan siciliano, la seconda invece fa riferimento alla società ValleCrati al centro di una inchiesta parlamentare di qualche anno fa, dove si legge “ValleCrati SpA è una società mista, costituita per il 51 per cento dal Consorzio Valle Crati (al quale partecipano 43 comuni della provincia di Cosenza –) e per il 49 per cento dalla Consortile Crati Srl, un consorzio costituito nel 2000, i cui soci privati sono stati scelti con la gara cosiddetta «a evidenza pubblica”. Della società fanno parte soci milanesi non meglio precisati che si occupano di depurazione e poi tra gli altri ne fa parte “l’Alto Tirreno Cosentino spa, il cui amministratore era Francesco Rovito, imprenditore indagato, con ruoli nel Comune di Rende. Presidente era Mario Russo, ex sindaco di Scalea, che volle a tutti i costi una discarica nel Comune tirrenico. Anche il cda della ValleCrati vede la presenza di ben undici consiglieri”. La terza buca a Scalea si è riempita velocissima tra brutti odori e viaggi notturni sospetti. Tanto per spiegare quella quantità di rifiuti.

Sul rapporto Presidenza Ato Cosenza – Calabra Maceri i pensieri cattivi di andreottiana memoria, poi, si intrecciano, e a un certo punto “quadrano”. Nello scrivere sul fallimento che il famigerato sindaco di Rende Marcello Mazzetta, al secolo Manna, ha registrato nel suo ruolo di Presidente dell’Ato Cosenza (le sue patetiche dimissioni sono state respinte, ndr), abbiamo più volte sottolineato come Rende ovvero il core business di Calabria Maceri rischia di diventare la pattumiera della Calabria. Il gestore privato che opera su Rende, senza le soluzioni che l’Ato avrebbe potuto e dovuto dare sul tema rifiuti, diventa unica e insostituibile “risorsa” per tutti i comuni della provincia. Il rischio quindi è che su Rende si concentri il massimo quantitativo consentito di smaltimento che, per ammissione dello stesso gestore, potrebbe arrivare a 800 tonnellate di rifiuti al giorno, è purtroppo concreto.

La scelta di Manna di arrendersi, le sue modalità, i suoi tempi, di fatto mettono in condizioni Calabra Maceri, di intervenire direttamente con i singoli comuni. E con molti di questi, i contratti sono già stati chiusi. Ma vi è di più. Lo “stallo della governance”, per usare parole non nostre ma dello stesso gestore, non sembra avere tempi brevi, proprio perché Manna ha dichiarato le sue dimissioni, ma nessuna nomina è intervenuta nella sua successione.

Calabra Maceri diventa gestore per l’intera Calabria nel settore rifiuti, grazie alle autorizzazioni concesse durante il primo mandato dell’amministrazione Manna.

La presidenza di Manna a guida dell’Ato impedisce la ricerca di soluzioni che possano essere alternative all’utilizzo di Calabra Maceri, come riferimento regionale, anzi lo favorisce a tal punto che oggi, lo stesso gestore, può superare l’Ato e rivolgersi direttamente ai singoli comuni. Il tutto con le logiche conseguenze di un aumento spropositato sulle tariffe, le strade di Rende invase dai mezzi di tutti i comuni della provincia, le isole ecologiche della città sature di rifiuti con evidenti problemi sanitari, e i cittadini rendesi traditi proprio da chi avrebbe dovuto agire a tutela dei loro interessi.

Ricapitolando: Milano, la mafia siciliana, la ‘ndrangheta, i patti con i casalesi. La rete è tremendamente simile a quella riguardante gli idrocarburi. Gli attivisti Friday For Future Calabria rimarcano in parte i dubbi di RASPA: “è impossibile non farsi sorgere dubbi sull’emergenza se si pensa che vedere rifiuti per strada significa interventi straordinari con relativa retribuzione. Poi c’è tutto il capitolo delle vicinanze con la politica a tutti livelli”. Si, perché nel mezzo si trovano amministratori e consiglieri. Infine ci sarebbe da controllare chi sono i proprietari delle discariche e vedere se ci sono conflitti di interesse tra aziende, Comuni e discariche. Magari salta qualche sorpresa.

Perché a fronte di tutto questo e di discariche che bruciano da mesi in Calabria non sono fioccate inchieste parlamentari, movimenti, polemiche come succede in Campania? Perché non ci sono studi medici e sequestri a decine? Perché le inchieste, ma anche i pentiti parlano solo di alcuni affari e non di altri? Perché in Calabria vige il solito immobilismo e tutto viene seppellito tra rifiuti di cui nessuno sa niente.