Calabria: “Noi costruiremo un ponte di pilu… con otto corsie di pilu!” (e una di peluche per gli amici)

Era inevitabile che prima o poi risuccedesse e così dopo i teatrini dell’estate 2020 (mese di agosto per la precisione), la sparata di Conte sul tunnel sottomarino e quelle a intermittenza di Berlusconi e persino di Salvini (!!!), poi è toccato al governo Draghi e persino al parassita che zio Silvio ha messo alla guida della Calabria far sorridere tutta l’Italia con le menate sul ponte sullo Stretto. Ma l’8 novembre 2022 si era raggiunto il culmine massimo della tragicomicità del vertice tra il ministro dei cazzari Salvini insieme a don Renato Schifani, in rappresentanza della prima famiglia di mafia italiana Berlusconi-Dell’Utri. E a Robertino il parassita, della famiglia dei cazzari, in rappresentanza della ‘ndrangheta calabrese. Perché adesso le chiacchiere – se possibile – si fanno ancora più “serie”.. E solo poche ore fa Salvini, il Cazzaro verde (non a caso!) ha rincarato la dose con l’approvazione (urka!) del decreto nel Consiglio dei Papponi, pardon ministri, lo stesso che ha fatto ridere tutto il mondo a Cutro solo qualche giorno fa. E via con “Giornata storica, adesso basta chiacchiere” uscito direttamente dalla bocca del Cazzaro o addirittura al “Questa volta non ci fermeranno”, uscito dalle fauci di zio Silvio. Per non parlare di Schifani, di Robertino e persino della sua “fidanzata” messinese, Un trionfo… al quale ovviamente non crede nessuno, ma proprio nessuno.

Lo Stretto di Messina è «una grande opera che è indispensabile per rendere più unito e più moderno il nostro Paese, un’opera della quale si discute da molti anni ma che purtroppo non è mai stata realizzata». Lo diceva appena pochi mesi fa il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in una delle «pillole» del suo programma. «Io ho sempre ritenuto – prosegue – che il ponte sullo Stretto fosse una priorità assoluta e che costituisse uno dei progetti più importanti per il nostro Paese. Non ho cambiato idea. Il ponte rimane una priorità assoluta, non solo per collegare la Calabria e la Sicilia, ma per completare uno dei principali corridoi europei di traffico ferroviario e autostradale. Questa volta non ci fermeranno. Questo è il nostro progetto, questo è il nostro impegno a cui non verremo mai meno. Vincendo le elezioni (lo sapevano anche i bambini che le avrebbero vinte, ndr) potremo quindi dare finalmente il via alla realizzazione del ponte che collegherà la Sicilia alla Calabria apportando benefici non solo a queste due regioni, ma a tutto il Sud Italia e consentendo finalmente la realizzazione delle infrastrutture fondamentali per lo sviluppo, dalle autostrade ai collegamenti con treni ad alta velocità, autostrade e ferrovie alle quali 11 milioni di italiani hanno diritto e che aspettano da troppi anni».

Ora, non staremo certo qui a dissertare sulla “qualità” delle affermazioni di questo o quell’altro politico di turno e di zio Silvio in particolare, ma ne approfitteremo per commentare una serie di eventi legati al ponte e per fare un po’ di satira. Perché la satira sul ponte praticamente è eterna e tutti i comici italiani hanno dato il meglio di se stessi sul tema.

Per esempio, Cetto Laqualunque, vero e proprio punto di riferimento per tutto il superclan dei calabresi, che spesso lo scavalca a… sinistra e a destra… qualche anno fa aveva le idee chiarissime sull’argomento. “Qualunquemente… noi costruiremo un ponte di pilu, con otto corsie di pilu … e una corsia di peluche per gli amici… Costruiremo un paese nuovo, dove è possibile anche avere due mogli, anche non pagare le tasse… e se il Ponte non basta, faremo anche il tunnel perché un buco mette sempre allegria!“.

Negli ultimi anni “politici” ben più importanti della povera Santelli, che era stata “costretta” a intervenire dal famigerato psiconano erano intervenuti sul tema. Nel 2015 il ministro dell’Interno Alfano aveva annunciato un disegno di legge sul Ponte. Non aveva osato arrivare al fatidico “se non ora quando?” ma si era spinto fino a un promettentissimo “Non vediamo perché non se ne debba parlare più”.

Renzi, invece, se possibile, l’aveva sparata anche più grossa: “Investiamo due miliardi nei prossimi cinque anni in Sicilia per le strade e le ferrovie e poi faremo anche il ponte, portando l’alta velocità finalmente anche in Sicilia ed investendo su Reggio Calabria, che è una città chiave per il Sud”.

Un breve amarcord

Discusso con rinnovato vigore negli anni Sessanta, con diversi progetti di ponti – è stato considerato anche il tunnel che mette allegria a Cetto… –, e con gli impatti sociali, ambientali ed economici anche oggetto di accesi dibattiti, il 17 ottobre 2005 il progetto sembrava avere eliminato alcuni dei suoi ultimi ostacoli che erano rimasti con l’annuncio della gara vincente da parte della società italiana di costruzioni che avrebbe dovuto lavorare sul progetto nell’anno successivo, prevedendo di terminare la costruzione del più grande ponte del mondo entro il 2012, anno in cui il progetto è stato poi definitivamente bloccato.

I prodromi di questa utopia, risalgono all’epoca dei Romani (chissà se a Jole sarà arrivata qialche eco). Il tentativo venne narrato da Plinio il Vecchio che, nel 251 a.C., riportava un desiderio del console Lucio Cecilio Metello, di un ponte fatto di barche e botti per potere trasportare dalla Sicilia 140 elefanti catturati ai Cartaginesi nella battaglia di Palermo. La costruzione di un ponte, per la tecnologia che si evolse nel tempo, rimase però una sfida impossibile.

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Nel corso del secolo scorso, ci riferiamo dagli anni ’60 in poi, ci fu un nuovo fervore di iniziative che coinvolsero importanti studiosi, università italiane e straniere e politici di quel periodo. Uno su tutti il capo del governo di allora Francesco Cossiga, che nel 1979 dava la sua autorizzazione alla costituzione della società concessionaria Stretto di Messina S.p.A. che si costituirà nel 1981 rastrellando centinaia di miliardi di vecchie lire e poi milioni di euro che a nulla sono serviti se non ad ingrassare qualche lobby di mafiosi e di massoni tra l’altro bene individuate e che tutti conoscono. Gli esperti dicono che il Ponte sullo Stretto, anche se mai costruito, è già costato oltre un miliardo di euro… 

A metà degli anni ’80 l’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi dichiarò che il ponte sarebbe stato presto fatto.
Nel 1986 fu l’allora presidente dell’IRI Romano Prodi che dichiarò che il ponte era una priorità e che i lavori potevano essere ultimati nel 1996. Nel corso di questo nuovo secolo, il maggiore “illusionista” è stato senz’altro Silvio Berlusconi, immediatamente prima dell’era Renzi…

Molto meglio Antonio Albanese, comico e non illusionista

Ma torniamo a Cetto, che è molto meglio… Antonio Albanese, nato ad Olginate (Lecco) il 10 ottobre 1964 da una famiglia di origine calabro-sicula, dà vita ormai da anni ad un personaggio perfetto per rappresentare plasticamente la massomafiosità di stato dei politici italiani ovvero Cetto Laqualunque.

Cetto, nella scena finale del film del 2011 “Qualunquemente”, accenna al ponte sullo Stretto durante un comizio tenuto nei pressi della costa calabrese, e dice testualmente: “… Noi costruiremo un ponte di pilu, con otto corsie di pilu e una corsia di peluche per gli amici! … Noi costruiremo un Paese nuovo, dove è possibile anche avere due mogli, anche non pagare le tasse: un Paese di pilu e cemento armato! E se il Ponte non basta, faremo anche il tunnel, perché un buco mette sempre allegria: qualunquemente!”. 

Probabilmente, in questo caso, è quanto mai appropriato sostenere che “… tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare…”. Anzi, u pilu!!!