Calabria, quando la tragedia diventa farsa. Io, Maria e l’usciere (del Cinghiale e di Peppe)

Saverio Mosciaro e Peppe Scopelliti

In Calabria oggi non si parla d’altro. Più ancora che della zona rossa, degli “aggiornamenti farlocchi” dei dati del Covid e dell’andamento del virus. L’oceanica figura barbina del commissario della sanità calabrese, il generale dei carabinieri (in pensione) Saverio Cotticelli ha superato tutto. Un po’ com’era già accaduto ad aprile con il leggendario Pallaria. Anche lui aveva confessato candidamente la sua ignoranza in materia sanitaria. Ma l’intervista di Cotticelli è stata ancora più tragicomica. Eh sì, perché in onda non sono andati solo il generale e il giornalista che lo ridicolizzava ma anche altri due personaggi, che hanno dato a tutta la faccenda una veste farsesca perché, come tutti sapete, quando la tragedia si ripete più volte, alla fine diventa farsa.

Ma chi sono gli altri due protagonisti della vicenda? Una è diventata ormai famosissima (anche perché mai inquadrata) ed è “Maria”, la donna chiamata in causa più volte dallo stralunato generale. “Maria” non è né la moglie né la segretaria di Cotticelli. “Maria” altri non è che Maria Crocco, ahinoi cosentina, subcommissaria di Cotticelli, chiamata a far da balia al generale e che già quando era in Abruzzo ne aveva combinate parecchie, rimanendo però sempre a galla negli ambienti politici che contano fino a “spuntare” l’incarico di subcommissaria dal governo Lega-M5s. Insomma, un’altra parassita del sistema sanità.

“Maria” in realtà strapazza il generale più ancora del giornalista, che quasi non crede ai suoi occhi e alle sue orecchie quando si accorge del livello della nostra sanità, ma il colmo lo si raggiunge quando sia Cotticelli che “Maria” chiamano in causa il personaggio più inquietante del teatrino. Lui è il terzo personaggio che si trova nell’ufficio del generale e tutti e due – sia “Maria” che Cotticelli – chiedono proprio a lui di conoscere il dato ufficiale sui posti in terapia intensiva. Per fortuna, a differenza della Crocco, il personaggio entra nelle inquadrature e (addirittura!) parla, affermando che ci sono “55 posti letto attivati per un totale di 161…”. Anche in questo caso il giornalista fatica a credere che sia possibile realmente quello che sta accadendo e quando chiede al soggetto quale sia la fonte, la risposta (imbarazzatissima) è: “… Io faccio un altro lavoro. Sono un usciere…”. Testuale. Per una migliore comprensione dei fatti: l’usciere conosce i dati al contrario del commissario e della subcommissaria!

Ma la visione del personaggio a noi (poveri) cosentini ha immediatamente aperto un mondo. Eh sì, perché quello lì non è proprio per niente un usciere ma è un soggetto che nelle stanze della Regione ci sguazza da decenni e lo conosciamo benissimo. Si chiama Saverio Mosciaro, classe 1964, ex cestista della Pallacanestro Cosenza, entrato già giovanissimo – non era proprio una cima nei panni di pivot – nei generosi ranghi della sanità cosentina rigorosamente in quota Cinghiale (Tonino Gentile per i nuovi di Iacchite’). Qualcuno dice addirittura che sia il nipote di Tonino ‘u furbu ma diciamo che accettiamo la notizia con il fatidico beneficio dell’inventario. Quello che è certo, invece, è che il signor Saverio Mosciaro è stato assunto alla Regione come dipendente di categoria C all’epoca di Chiaravalloti e che ha fatto il grande salto nel 2010 quando Scopelliti, anche lui ex cestista, si è preso la Regione e il buon Mosciaro (spinto chissà da chi…) è diventato addirittura capostruttura del direttore generale della Giunta Franco Zoccali, ovvero il braccio destro di Peppe da Reggio. 

Non solo. La moglie, Daniela Greco, anche lei cosentina, è stata la prima coordinatrice della segreteria del Commissario del piano di rientro della sanità, sempre sotto la guida di Peppe Scopelliti, nonostante abbia solo un diploma di Ragioneria e una laurea in… Scienze Motorie. E anche in questo caso non serve molto per capire chi possa essere il “padrino” cosentino della signora. 

Tornando a Mosciaro, invece, ultimamente, è tornato alla ribalta – dopo aver bivaccato per qualche tempo in vari uffici dopo le disavventure di Peppe e l’avvento di Palla Palla – entrando nella segreteria dell’Ufficio del Commissario della sanità. Che poi sia stato inquadrato o meno come “usciere” non lo sappiamo ma la sua faccia e il suo curriculum di parassita ci dicono decisamente altro. Ed è chiaro come il sole che qualcuno deve averlo “messo” in quelle stanze e allora è molto ma molto probabile che il suo “padrino” sia proprio il Cinghiale.

Risolto il secondo “mistero” della plateale intervista di Cotticelli, rimane ancora un dubbio, che in queste ore si fa strada in tutti i calabresi che hanno assistito, dal vivo o in registrata, all’evento. Che sia tutta una messa in scena? Sembra impossibile che sia realtà e se proprio non vogliamo mettere in mezzo “Scherzi a parte”, a molti è venuto il dubbio che fossimo stati proiettati per qualche minuto nella celeberrima sit-com “Casa Vianello” con il generale molto Raimondo, “Maria”, naturalmente Sandra e l’usciere nel ruolo di “terzo comico”. Involontario o meno, fate voi. Povera Calabria nostra!