Calabria, Rauti spara a zero sul neo addetto stampa di Jole e si scoprono gli altarini (di Danilo Colacino)

di Danilo Colacino

No, non hanno fatto pace, come auspicavo ieri, il neocoordinatore dell’ufficio stampa della giunta regionale Pietro Bellantoni e il vero deus ex machina della Lega in Calabria Walter Rauti. Anzi, semmai il contrario con quest’ultimo che ha affidato al suo profilo Facebook il ruolo di veicolare una rigolettiana “Sì vendetta, tremenda vendetta” nei confronti del primo. Ha infatti forse atteso il momento opportuno per servire freddo, come da manuale del resto, il piatto della rivalsa nei confronti del giornalista fresco di assunzione in Regione seppur a tempo determinato – a seguito di nomina fiduciaria e a chiamata diretta malgrado pare proprio come non è che si potrebbe fare – da parte della governatrice.

Ma da dove nasce tanta acredine e la relativa forma di revanscismo “postumo” rautiano? Semplice: da un articolo al vetriolo che Bellantoni ha scritto in piena crisi Covid su di lui, definendolo una sorta di “illustre sconosciuto (addirittura un Carneade), corpo estraneo della politica calabrese, eppure diventato all’improvviso una figura centrale o quantomeno un protagonista assoluto nel ruolo di inflessibile censore dell’operato della stessa presidente”.

E qui, guarda caso, entra in gioco il sottoscritto, perché il collega, citando addirittura un mio editoriale su Rauti (oltreché peraltro un’intervista rilasciata dallo stesso giovane maggiorente del Carroccio ad altro organo di stampa) riteneva opportuno omettere il mio nome (limitandosi a fare riferimento solo alla testata di cui allora ero ancora direttore prima delle dimissioni di inizio giugno scorso) tuttavia profondendosi in giudizi su quanto scritto ma per la verità in particolare in critiche severissime sul “Nostro” leghista doc di Chiaravalle.

Oggetto della velenosa disputa – definiamola così – la richiesta posta a gran voce mediante gli organi di informazione, con relativo aspro rimbrotto per non averlo ancora colpevolmente fatto, che Rauti aveva rivolto alla Santelli affinché precettasse i posti nelle Terapie intensive dei presidi clinici privati durante la tempesta Coronavirus della scorsa primavera.
Il buon Walter, però, nel parlare su Facebook di “macchina del fango” e “palate di m…a” riversate su di lui pur tra le righe si scaglia forse troppo contro la Santelli, tuttavia sbagliando bersaglio. E adesso gli spiego il perché. Rauti infatti non sa del rapporto speciale, intendo di profonda stima professionale, non tanto tra la governatrice e Bellantoni quanto fra quest’ultimo e una personalità di spicco della politica catanzarese che alla comunicazione nell’area di Vibo (territorio ormai spesso al centro di molte discussioni) tiene parecchio.

Basti pensare alla circostanza che riguarda ancora me e relativa all’ormai lontano marzo 2019 allorché il testo scritto, estrapolato da un mio programma video non ancora mandato in…onda, comparve magicamente appena tre ore dopo la registrazione (materiale come si dice in gergo “sporco”, ovvero in quel momento neppure montato dai tecnici) all’interno di un pezzo a firma proprio di Bellantoni al tempo redattore (credo) del Corriere della Calabria.

Si rassegni allora Rauti, perché la fiducia e il gradimento (requisiti innegabili nella fattispecie, considerato che il professionista di cui parliamo non ha sostenuto alcun concorso o prova selettiva per essere cooptato in Regione) della politica, a cui tocca sempre scegliere gli staff al di là di eventuali obblighi giuridici violati che non spetta a me stabilire, la si guadagna nel tempo e Bellantoni evidentemente sa come fare. E alla perfezione anche.