Calabria, sanità allo sbando: lo sfogo di un infermiere. “Maledetti politici, è tutta colpa vostra”

(foto corriere della sila)

Ciao,
sono un infermiere e volevo raccontarvi la mia storia triste e incresciosa per darvi il tempo di trarre le dovute riflessioni magari per le prossime elezioni regionali (tanto non ci crede nessuno che la Santelli arrivi fino a fine mandato).
Io come tutti i miei colleghi definiti “professionisti della salute” abbiamo un codice deontologico, un’etica e soprattutto una morale che si consolida in un giuramento, quello di “Florence Nightingale” che recita in una delle sue parti: “Prometto davanti a Dio, in presenza di questa assemblea, di vivere degnamente e di esercitare fedelmente la mia professione“.

Da qui si capisce che la fiducia sarà un caposaldo del rapporto infermiere/paziente.
Ovviamente vi starete chiedendo cosa significa tutto ciò.
Vi spiego…
Mio padre a causa di un problema di salute si reca a Milano nel mese di novembre e rimarrà li fino a metà gennaio per fare il trattamento post chirurgico ossia chemio/radioterapico.

Fino a qui nulla di strano, giusto?
Invece tutto comincia a fine febbraio quando lui doveva risalire per il controllo oncologico presso la stessa struttura (uno degli ospedali più conosciuti del Nord che è privato/convenzionato).
Quando realizziamo che purtroppo nel settentrione, nelle famose zone rosse sta scoppiando una vera e propria pandemia ci preoccupiamo al punto che io stesso scrivo all’oncologo, il quale senza scomporsi più di tanto mi dice che non è possibile affrontare la situazione diversamente e che l’attività di ambulatorio procede regolarmente, pertanto non è possibile impostare un piano terapeutico a distanza.

È vero che non è possibile fare visite ma io chiedevo solo che mi venisse incontro, vista la situazione insolita a causa del coronavirus e che mio padre è immunodepresso (soggetto a rischio), oltre al fatto che dovevamo prendere mezzi pubblici e quant’altro.
Allora dico al chirurgo che operò a novembre mio padre che ero disperato e lui (come se avesse parlato con il suo collega) mi dice addirittura “la situazione a Milano è tranquilla” …

Scoraggiato, pensavo come potevo risolvere il problema e cercando di bluffare con il destino di mio padre ho noleggiato addirittura un camper per evitare di salire sui mezzi pubblici.
Ma visto che sul database della struttura risultano tutti gli esami, compresi quelli fatti a pagamento intramoenia, perché non riescono a venirmi incontro?

Allora ho capito che forse è meglio non partire e mi rivolgo ad un oncologo della zona, conosce mio padre e fin dall’inizio si mostra disponibile e gentile. A parte il fatto che non sono lì per “amicizia”, si pone in un modo assolutamente gentile al punto che mi dà il suo numero di telefono. Lo chiamo e visto che lavora a Reggio Calabria mi dice di inviargli gli esami di laboratorio e mi valida un piano terapeutico che mi inoltra dopo aver visionato tramite email.

Allora mi chiedo:”com’è possibile tutto questo?”
Come mai i nostri medici alla fine sono sempre più umani e quelli degli ospedali pubblici/privati del Nord vogliono tutto “regolarizzato”?
Il problema è che noi “professionisti sanitari” siamo costantemente stressati e forse in alcuni casi scortesi per la mancanza di personale, perché facciamo turni allucinanti, lavorando spesso con macchinari obsoleti e/o pochi, oltre ad affrontare la giornata il più delle volte senza i famosi dip (dispositivi individuali di protezione).

Questo perché? Perché i nostri politici continuano a voler sguazzare nelle mangiatoie di giunte comunali e regionali dalla notte dei tempi “‘ppe si strafucà. Allora noi, ora come non mai, abbiamo modo di valutare la situazione reale e capendo che non ci resta che affidarci alla potenziale sinergia che può esserci fra la Madonna del Pilerio e quella di San Francesco da Paola chiediamo la grazia.

Io come tanti vorrei una sanità e una classe politica all’altezza senza se e senza ma, capace di riorganizzare la già devastata sanità calabrese e offrire a tutti noi un’offerta sanitaria modello, perché i professionisti ci sono e allora se volete investire fatelo ma non sulle vostre cliniche private ma su di loro.

Ora il “coronavirus” domani i “cornavirus” che albergano sulle teste di questi personaggi che nonostante le varie cliniche a loro disposizione sono stati i primi a prodigarsi per l’emergenza sanitaria… Voi li vedete impegnati e preoccupati, vero?
Quando siamo dietro la tendina la prossima volta pensiamo ai nostri figli, fratelli, amici che nonostante le loro capacità devono scappare da questa terra che non è capace di offrire nulla a causa di questi inetti incapaci, cialtroni e ignoranti…

Lettera firmata