Calabria senza speranza. Concorsi truccati, Gaudio nella rete: “Ho parlato con il nostro amico romano”

Non hanno né ritegno e né pudore. I papponi del sistema di potere hanno appena scelto o stanno per scegliere il nuovo commissario alla sanità per la Calabria ma il papabile soltanto un anno e mezzo fa è finito nel calderone di un’inchiesta-simbolo per la procura di Catania. Parliamo di quella inchiesta – “Università Bandita” – che aveva scoperchiato il pentolone del malaffare nelle università italiane. In questo contesto, Eugenio Gaudio ha avuto un ruolo di primissimo piano e per fortuna anche qualche grande media se n’era accorto. Questo che pubblichiamo è un articolo di Maria Elena Vincenzi di Repubblica.

2 LUGLIO 2019

FONTE: REPUBBLICA

Concorsi truccati, Gaudio nella rete “Ho parlato con l’amico romano”

I pm catanesi contestano al rettore della Sapienza la turbativa d’asta per aver pilotato le nomine Il Magnifico è tra gli indagati con un prof d’Informatica, due medici del Gemelli e un geologo di Roma Tre

DI MARIA ELENA VINCENZI

Era definito “il nostro amico romano”, potentissimo e autorevolissimo. Il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, è indagato nell’inchiesta della procura di Catania sui concorsi truccati all’università etnea. Un sistema in cui, scrivono giudice e pm siciliani, il merito non aveva alcuno spazio: a vincere erano quelli che dovevano vincere perché così era stato deciso. E i bandi erano fatti, in sostanza, ad personam per garantire che la cattedra o il contratto andassero agli amici degli amici o al protetto del momento. Modificando modalità contrattuali e requisiti richiesti. E in questo megagiro che conta 66 indagati in mezza Italia (ci sono docenti di tantissimi atenei) è rimasto impigliato pure il numero uno della prima università di Roma, al quale viene contestata la turbativa per aver partecipato a ” pilotare” i concorsi.

Un primo caso è quello per la nomina di Velia D’Agata, professoressa a Catania e figlia dell’ex procuratore etneo Vincenzo (anche lui indagato, ndr): “Nella qualità di rettore dell’Università La Sapienza – scrive il gip nel capo d’imputazione – ricopriva la qualità di concorrente morale. Nello specifico, interpellato su una sua disponibilità a partecipare come membro interno per un’eventuale commissione ex art. 18, rappresentava la possibile presenza di candidati più titolati della D’Agata e indicava la procedura ex art. 24 come quella più sicura per garantire l’ordinariato alla D’Agata“.

Non è l’unico caso: Gaudio, secondo l’accusa, fa più o meno la stessa cosa anche per la nomina di docente di prima fascia. Si legge nell’ordinanza che il Magnifico e altri tre indagati “turbavano il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando per un posto di professore di prima fascia presso l’Università di Catania nella parti riservate all’individuazione del Dipartimento (indicato in quello di Scienze Mediche in luogo di quello di Scienze Biomediche e Tecnologiche), del settore disciplinare e della procedura prevista per lo svolgimento della selezione (condotta commessa anche in violazione ai principi di buon andamento e imparzialità della Pubblica amministrazione e della legge 240/ 10 che riserva al Consiglio di Dipartimento la chiamata di professori di prima e seconda fascia e con la quale arrecavano ingiusto vantaggio patrimoniale al Castorina) “.

L’influente rettore della prima università di Roma, si capisce dalle carte, è una specie di eminenza grigia anche in Sicilia. Viene contattato a più riprese dal gruppetto catanese che gli chiede consigli e approvazione. Il 13 settembre 2017 Velia D’Agata parla della sua nomina e dice di essersi già consultata col Magnifico romano, il quale ha escluso una selezione pubblica aperta a tutti: “Gaudio ha detto assolutamente no perché è… perché lui è il Rettore dell’Università… Anatomia… perché è il Presidente della Società quindi dice io non posso garantire nulla (…) perché lui dice se si presenta il Nobel ovviamente lo vince il Nobel quindi”.

Ma non c’è solo Gaudio. Nella lista degli indagati figurano anche altri professori della capitale. Tutti accusati di avere preso parte a commissioni che, in qualche modo, hanno pilotato l’assegnazione di cattedre e incarichi. Di essere stati complici, se non fautori, di un sistema che ha messo nelle aule magne amici e pupilli. C’è Massimo Antonelli, ordinario di Anestesiologia e Rianimazione al Gemelli; c’è Giorgio Conti, direttore, sempre alla Cattolica, dell’area Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e Terapia del Dolore. Ancora, l’inchiesta coinvolge anche un altro professore della Sapienza, Luigi Vincenzo Mancini, del Dipartimento Informatica. E uno di Roma Tre, Massimo Mattei, ordinario di Geologia.