Calabria senza speranza: qui resta sempre tutto uguale (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

Anche a volerci provare dopo un po’ ci si scoraggia: a fare un’analisi politica, si intende. E non perché le dinamiche siano particolarmente complesse o altro. No, il punto è che di politica non ce n’è: sul territorio calabrese, si intende. Gli strumenti del mestiere che permettevano di trasformare passioni in fatica quotidiana, visioni in sogni sono stati messi da parte per dedicarsi a logore questioni di famiglia, affari locali, opportunismi e guerre di lobby. Anche senza passioni e visioni, dopo due anni di pandemia, una crisi economica, sociale e demografica, decine di indagini, basterebbe un minimo senso di dovere, anzi di pudore per capire che sarebbe necessario cambiare. Modi, dinamiche, volti. Invece se si passeggia sulla costa o dall’interno all’esterno siamo sempre alle solite. Esempi? Quanti ne volete.

Cetraro. Avete presente Carmine Quercia? Balzato più volte agli onori delle cronache locali. Sia per una serie di affidamenti di incarichi legali a parenti e amici (si trattava di Erica Quercia e Berenice Caldiero), sia più di recente per la questione di un bando a cui lui si era incaponito di voler partecipare nonostante fosse terminata la scadenza. La vicenda gli era costate le dimissioni, senza nessun commento o chiarimento pubblico. Bene, ambienti cosentini fanno trapelare che probabilmente sarà il prossimo futuro segretario “tirrenico” del Pd. Vero o non vero? Lo sapremo a breve. Se sarà, sarà per meriti evidenti acquisiti sul campo, evidentemente.

D’altra parte  pare ormai chiaro che siano questi i criteri di selezione in quel partito. Almeno stando ai fatti, dai minori ai maggiori. A Limbadi diventa segretario del Pd, Giacinto Carrieri, proprietario del ristorante “La Posada”, luogo citato in una sentenza del Tribunale di Vibo come vicino al clan Mancuso. Inutile parlare dell’indagine che ha coinvolto l’Università di Reggio Calabria e che ha tirato in mezzo anche la figlia di Nicola Adamo e Bruno Bossio (Pd) riguardante, in questo caso, alcuni posti di dottorato. Neanche fosse un problema ereditario, quello delle indagini si intende.

A Belvedere, dove ci si appresta a votare, la “politica” non dà uno spettacolo migliore. O meglio dà il solito spettacolo di finte alternative quando in realtà è la sanità privata a dirigere i giochi. Finte alternative e poi ci si siede assieme nei consigli di amministrazione, nei tavoli di affari ecc. E non è qualunquismo. È storia. Che sia Cascini e i suoi sostenitori tra cui ex oppositori o Filicetti-Arci&Co, tra diretti interessati e candidati o sostenitori si vedono sempre soliti nomi già visti e sentiti o nei centri di affari o in qualche carta giudiziaria o in vecchi consigli comunali. A Belvedere come altrove qualche gruppo con qualche faccia nuova si vede, ma non ha mai molta forza.

Ovviamente se si parla di false alternative, Cosenza non è seconda a nessuno e lo dice lo stesso Mario Occhiuto che in un commento rivendica la continuità politica di questa amministrazione con la sua, ricordando a chi non se ne fosse accorto, che quattro assessori erano nella vecchia compagine. Come a dire che se gratti Caruso (Franz), vinci Occhiuto (Mario).

E in queste storie le indagini, le sentenze, il garantismo e tutte le cose che vengono tirate fuori per trovare scappatoie conta poco. La questione è prima di tutto, questa sì, politica. Ricordate quella citazione, pure questa stanca e logora del Gattopardo che descrive i cambiamenti di facciata e che recita “tutto cambia per far si che tutto resti uguale”? Ecco, magari! Qui resta solo tutto uguale.