“Calabria Terra Mia”. Muccì, va arrobba (e portami i sordi)

In queste ore di comprensibile preoccupazione per l’impennata dei contagi da coronavirus, per fortuna arriva qualcosa che ci “distrae” e che ci “impegna” in altro. Oggi sui social l’argomento del giorno è… il penoso “corto” di Gabriele Muccino commissionato dalla Regione Calabria alla “modica” cifra di 1 milione 800 mila euro (!!!). Questa è solo una piccolissima selezione di commenti che circolano sul web e sono pressoché univoci nel bastonare il pessimo (e pagatissimo) regista.

Tra mani in mezzo alle gambe, bretelle e coppole, gente che mangia in ogni inquadratura, mandarini e fichi, si sono scordati qualche migliaio d’anni di storia e di saperi. Il corto di Muccino è una bugia molto ben pagata. (Michele Giacomantonio)

Corrado Alvaro è morto di nuovo.
La rivoluzione a colpi di corchia di clementino.
Ogni mattina c’è una Calabria che si alza, lavora, lotta contro il malaffare, aiuta chi è rimasto indietro, affronta chi vorrebbe tenerla all’interno delle frasi trite e ritrite e degli stereotipi da coppola sulla testa.
È la mia/nostra Calabria. Capu tosta e schiena dritta.
E poi c’è un’altra Calabria che regala milioni di euro a chi ci sbatte in faccia tutti questi luoghi comuni perché sono le uniche cose che della Calabria conosce.
Un video che inizia con una mano maschile sulla coscia di una ragazza, prosegue con il finocchietto nella soppressata ( neanche le basi, maledetti) e termina con un senso di vuoto universale.
La mia Calabria in questo video non c’è. Ci sono solo i miei soldi. (Sergio Crocco)

ll corto di Muccino banale e insignificante.
Una brutta copia delle ormai trite e ritrite pubblicità dei profumi di Dolce e Gabbana, mischiata con qualcosa di Salvatores, Tornatore e Ford Coppola.
Insomma dove sta la novità ?
Perché qualcuno dovrebbe innamorarsi della Calabria vedendo queste finte e ingiallite pappagallate ?
Non ci posso pensare…
E poi noi mica ci vestiamo in quel modo.
Forse neanche i miei nonni da giovani.
Brutto.
Ci mancava solo la bottiglietta del profumo Calabresella al bergamotto ed era perfetto.
U nannuzzu ‘i Bova nu scienziatune !
#curtuemalecavatu (Maria Grazia Cavaliere)

Muccino era stato chiamato per promuovere la Calabria e invece ne ha peggiorato l’immagine. Una delusione pazzesca. Luoghi comuni a volontà, proprio quelli che dovremmo eliminare per offrire un’altra narrazione della nostra terra. Muri scorticati, ciucci, coppole, briscole, messaggi retrò. E come incipit: dove vuoi che ti porto… (Gennaro Cosentino)

La coppola, le bretelle, i pantaloni corti (e larghi) che lasciano intravedere gli stivaletti (da uomo), hanno abbastanza stufato. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che la “calabresità” non è una cosa così attraente: per promuovere la Calabria mi rivolgerei non a Muccino, ma ai Manetti Bros o a un regista di fantascienza. Il claim potrebbe essere: “Strade? Dove andiamo noi non servono strade…. E infatti non ne abbiamo”. E via su una navicella spaziale. (Claudio Cordova)

Muccì, spero che t’arrestano.
Quelli che ti abbiamo dato non sono soldi inutili, sono soldi rubati.
Sei riuscito a fare una cagata colossale che secondo me se la volevi fare apposta non ci saresti riuscito.
Stereotipi e luoghi comuni, attori che recitano come i cani e accento siciliano.
Io se pubblico un articolo sbagliato, c’è chi mi porta in tribunale. Spero che con te qualcuno faccia lo stesso.
Quel milione e 800mila euro doveva andare ad attori e registi calabresi. A chi la Calabria la vive e la conosce.
Un spot vergognoso e senza senso, che alimenta ancora di più il pensiero unanime che il resto d’Italia ha della Calabria.
Sei minuti di niente. (Francesca Lagatta)

Il cortometraggio “Calabria, terra mia”, scritto e diretto da Gabriele Muccino una vera Delusione….
Una non realtà…
Immagini già viste in molti spot di Dolce & Gabbana… se non fosse per la scritta Calabria avrei pensato alla Sicilia.
Dov’è l’arte secolare? Greca, longobarda, bizantina, normanna, angioina, ec.
Dove sono le maestose montagne del Pollino, Sila e Aspramente?
Dov’è la cultura etnica? Albanese, greca e occitana.
Dove sono gli immani spazi naturalistici?
Ma soprattutto dov’è la Calabria moderna?
P.S. La soppressata con il finocchietto NON si puo’ proprio sentir (Nicola Mele)

Io avrei voluto chiudere la visione del filmato già alla mano tra le cosce, se hai bisogno di usare riferimenti sessuali vuol dire che il prodotto da sponsorizzare non vale niente.
Ma il tutto si gioca sull’emotività di un Raoul Bova orgoglioso della sua terra e melensamente innamorato di una giovane donna che dovrebbe rappresentare lo spettatore che non conosce la Calabria.
Lo spot vuole appagare e rassicurare sugli istinti primordiali: cibo e sesso non mancano mai.
È ovvio che a questo punto non c’è più spazio per le bellezze più sapienti della nostra terra.
La color correction copre fino a nascondere il bello del paesaggio proprio come fa il finocchietto con la soppressata.
Più che uno spot sulla Calabria è proprio lo sguardo che Muccino ha sul mondo. (Tommaso Scicchitano)

È inutile, la Calabria deve essere raccontata sempre a forza di stereotipi. Dove manca il riferimento alla ‘ndrangheta, ecco puntuali coppole, asini e bicchieri di vino, e benvenuti negli anni 50. Solo sole, mare e tavola. Una cartolina ignorante. Nulla di nulla sul resto. Niente percorsi culturali, itinerari religiosi, nulla. Mancano i bronzi semplicemente perché non erano ancora stati scoperti…E poi, non so voi, ma io le clementine in estate non le ho viste mai.. (Luigi Caputo)

Ho appena visto lo spot di Muccino… sinceramente mi sembra una cosa abbastanza mediocre. Come al solito si disegna una Calabria arretrata e deserta, come se mancassero i luoghi turistici “vivi”. Poco mare, zero montagna… e quei due che fanno dialoghi improponibili.
Nessun passaggio sui beni artistici, sul lungomare di Reggio, sull’eredita’ magnogreca… Solo sti cavoli di giri nelle campagne ed un po’ di (bellissimo) mare…
Il tutto con una musica irritante che non c’entra nulla… una parodia de “l’ultimo bacio” ma senza Stefano Accorsi (e si vede)…
Si capisce perché Muccino da anni non azzeca un film… (Alberto Laise)

Bello il video di Muccino sulla Calabria.
Bello…. senz’anima!
Freddo e troppo costruito. Tanti stereotipi.
È mancato quel tocco di natura vera e di magia. Come in questo scatto di un ragazzo calabrese, Tommaso Pizzonia, che non sarà Muccino, ma certamente racconta in una foto l’anima vera di una terra dalla bellezza superba. Ma ce ne sono centinaia di immagini e di momenti che raccontano la Calabria più bella. (Franco Laratta)

A Jole sarebbe piaciuto.A lei sarebbe piaciuto e questo avrebbe costretto i tanti privilegiati della sua legislatura, dolorosamente, breve a delle pazzesche arrampicate sulle superfici scivolose della dignità. A lei piacevano le zumpa-zumpa, non le ricercate melodie che partivano da strumenti e liriche antiche. Risate liberatorie, danze esorcizzanti. Figurarsi, a questa allegria, in campagna elettorale, il PD aveva contrapposto i sermoni del commosso di Vibo, che dopo la sconfitta aveva bucato il pallone con una lattina, per dire non gioco più. C’era una caciara affascinante nello stare fuori dal bon ton, di Jole, che poteva apparire dissacratorio, avverso alla spocchia moralista delle sinistre sponde. Era quella bonarietà immaginata che per un quarto di secolo ha fatto la fortuna del Cav e soci. Solo che dietro la risata non c’era nulla, né bontà, né anticonformismo, né garantismo, meglio, c’era, ma solo a vantaggio di quelli in alto, per i seguaci, i peones, il metro era un altro. Degli otto mesi di Jole, tolta la bontà del sorriso e la gaiezza delle danze, è rimasto un esercizio cinico del potere, usato e diviso fino al millimetro. La bontà si è infranta contro i fuoriusciti che volevano rientrare in Calabria dopo la pandemia, contro i disperati che arrivavano da oltremare, le battaglie garantiste di matrice socialista, da Roma non l’hanno seguita: niente sui troppi comuni sciolti, niente sugli arresti troppo facili. Il suo sogno era di cambiare l’immagine della Calabria, ma non ha provato a farlo cambiandone la sostanza, risolvendo i problemi e giungere alla narrazione di un mondo cangiante. Ha pensato che si poteva rifare il trucco, alla Calabria, che questo bastasse, che la sola, straboccante, bellezza, sarebbe stata taumaturgica. No, Jole non lo avrebbe ammesso che lo spot di Muccino abbia il sapore della beffa. Così, così… che nemmeno un giudizio si può dare. Avrebbe ballato sul tappeto rosso, il circo che le era nato intorno avrebbe applaudito. I suoi avrebbero detto che è bello, e l’opposizione non si sarebbe opposta. (Gioacchino Criaco)

Calabria Terra Mia. Muccì, va arrobba (e portami i sordi) – Gabriele Carchidi