Calabria. Usb: “L’accordo (bidone) sui precari Covid firmato in Regione è tutto fumo e niente arrosto”

L’accordo sui precari Covid firmato in Regione Calabria è tutto fumo e niente arrosto

Secondo USB, nonostante i proclami trionfalistici dei sindacati firmatari, l’accordo firmato in regione non ha nulla che possa far sperare ad una imminente stabilizzazione dei precari del Sistema Sanitario Regionale assunti durante l’emergenza pandemica.

La Regione non prende impegni di spesa, né fornisce tempistiche certe sull’avvio delle procedure, oltre a eludere completamente le problematiche riguardanti le forme contrattuali atipiche, COCOCO su tutti.
Non ci stupisce che i firmatari dell’accordo siano stati ben lieti di sottoscrivere l’ennesimo schiaffo in faccia ai lavoratori. Non ci stupisce perché lo hanno sempre fatto e lo faranno sempre.

Hanno sempre accettato supinamente tutte le decisioni prese in regione, anche quando si trattava di smantellare pezzo dopo pezzo il SSR, chiudendo 18 ospedali e perdendo oltre 4000 unità lavorative negli 11 anni di commissariamento.
Questo accordo bidone quindi è soltanto l’ultimo di una lunga serie, non dissimile da quelli firmati in passato.

Come USB dopo anni di battaglie fatte gomito a gomito con i precari del SSR non possiamo minimamente accettare né i toni trionfalistici usati dalle organizzazioni sindacali che del precariato non se ne sono mai occupate, né tantomeno questo accordo vago per non dire nullo.
La regione infatti non prende l’impegno di stabilizzazione, ma solo quello di emanare una nota alle varie aziende in cui chiede alle stesse di iniziare la ricognizione del personale precario. Nota intempestiva ed inutile, visto che molte aziende del territorio hanno già avviato tali ricognizioni e quelle rimanenti lo faranno a breve.
Non c’è nessun richiamo all’impegno di spesa, non si capisce quanti soldi ci siano in gioco e dove reperire le risorse. Anzi si ribadisce a più riprese che le stabilizzazioni, qualora ci saranno, verranno fatte “nel rispetto dell’equilibrio finanziario delle aziende”. Ci chiediamo cosa succederà quando le aziende diranno che non ci sono i soldi per stabilizzare tutti i precari, visto che la regione non ha aumentato i budget.
La Regione inoltre non emana i “criteri di priorità” delle stabilizzazioni, così come previsto dall’art.268 della legge 234, passo senza il quale non è possibile per legge procedere alle stabilizzazioni.

Altro punto critico è dovuto al fatto che la Regione Calabria non ha ancora approvato il piano programmatico triennale, adempimento che doveva essere assolto per legge entro il 30 Marzo. Per questo la regionale afferma che, qualora le aziende trovassero le risorse e qualora fossero stabiliti i criteri di priorità, le eventuali stabilizzazioni andrebbero fatte sul piano assunzionale 2022, piano che prevede poche decine di unità da integrare (principalmente per turnover) su tutta la regione, e che non può nemmeno lontanamente coprire una platea di precari composta da 1800 unità.

La Regione e le altre organizzazioni sindacali infine si guardano bene dall’affrontare un nodo centrale della vicenda: per tutti quei soggetti come i COCOCO, gli interinali, le partite iva che si sono sacrificati come gli altri precari durante l’emergenza, il servizio prestato potrà essere riconosciuto ai fini della stabilizzazione?
Tutte domande e osservazioni che la nostra organizzazione sindacale ha posto nel tavolo separato avuto in regione, riscontrando un assoluto silenzio, oltre che un evidente imbarazzo da parte dei vertici regionali.
Insomma tanto fumo e nulla di concreto se si esclude, e non poteva essere altrimenti per evitare il collasso del SSR, una proroga per i contratti precari in essere. Ma anche questa è di durata imprecisata e comunque non fa altro che aggiungere precariato su precariato.
Siamo sicuri che la lotta per le stabilizzazioni di tutti i precari è ancora lunga, ma come fatto in passato l’USB ha intenzione di portarla fino in fondo.
Lavoro per tutte e tutti, precarietà per nessuno.

USB Sanità Calabria