Cari iGreco, vi spiego chi sono (di Ferdinando Gentile)

CARI iGRECO, VI SPIEGO CHI SONO…

di Ferdinando Gentile

Prima di spiegare le vere ragioni che stanno dietro al volgare quanto diffamante comunicato scritto dai lavoratori della San Bartolo, sotto evidente dettatura del presunto imprenditore della sanità Saverio Greco, ci tengo a dire a tutti chi realmente sono.
Anche se non ce ne sarebbe bisogno, visto che abito in una piccola città dove ci conosciamo tutti, e gli scheletri nell’armadio, laddove esistono, e non è il mio caso, assumono un po’ il sapore del segreto di Pulcinella. In città tutti sanno di tutti. Chi siamo e cosa facciamo non è certo un segreto per quanto possiamo nasconderlo.

La mia è una famiglia normale come tante a Cosenza, mio padre è stato un impiegato alla Carical ed oggi è in pensione, come mia madre dopo 40 anni di insegnamento. Io ho 35 anni e una laurea, ottenuta dopo un percorso di studio e lavoro, in giurisprudenza.
Vivo del mio lavoro da sindacalista con un contratto a tempo determinato e in passato ho lavorato come precario nella scuola. Non ho mai ricevuto pastette o piaceri. Sono un attivista politico da sempre e le tante battaglie a cui ho partecipato fanno parte del patrimonio socio/politico di questa città.

Non ho mai tratto vantaggio alcuno dalla mia militanza politica, e sfido chiunque a dire il contrario. Anzi, se avessi voluto, come sanno bene anche iGreco, avrei potuto “sistemarmi” anch’io in qualche posticino tranquillo, ma ho sempre scelto la dignità e la lotta.

La stessa dignità che capisco oggi sia venuta meno, per ricatto e costrizione, a quei lavoratori che si sono prestati a mettere la loro firma all’infame minaccia del padrone. Capisco la cultura del “chiamo papà chi mi dà da mangiare”, e non li biasimo. Del resto la faccia oscura del potere ha sempre operato così: delegittimando chi si oppone ai loro intrallazzi.
E non è certo un caso che nel “comunicato” Saverio, camuffato da operaio della San Bartolo, chieda più volte l’intervento del procuratore Spagnuolo. Il che, visto il lato oscuro del potere massomafioso che da tempo opera in città, suona come una minaccia. Segno evidente di una commistione insana tra pseudo imprenditori, la cui ricchezza resta un mistero, e uomini dello stato che più che onorare la Costituzione e i cittadini, si adoperano per coprire malaffare e uomini d’onore.

Cosenza deve sapere che in questo momento è partita la ridicola macchina del fango da parte del gruppo iGreco e supportata, oltre che dalla solita magistratura di cui si vantano gli imprenditori, anche dal dirigente della digos Raffaele De Marco nei miei confronti e nei confronti delle battaglie che l’USB ha portato avanti in questi ultimi anni in città insieme a centinaia di lavoratori e lavoratrici.
L’accusa, questa volta, è che dietro alla protesta dell’altro giorno ci siano interessi particolari di non ben specificati politici o imprenditori occulti di cui io sarei il fantomatico portavoce. Tutto ciò è ridicolo ma alcune testate si sono prestate a questa azione diffamatoria.

Secondo il fronte comune composto dagli spregevoli speculatori della sanità privata e dall’asservito vicequestore, io sarei un fine manipolatore di menti in grado di spingere lavoratori (e la mia compagna annessa) ad arrampicarsi su un tetto, per il puro scopo “familiaristico” di acquisire potere.

La verità è che oggi gli interessi del dirigente De Marco e quelli degli imprenditori di Terravecchia si incontrano in un sodalizio che ha come unico obiettivo quello di colpire e affondare chi in questa terra è quotidianamente impegnato a combattere contro il malaffare di cui questi signori sono degni rappresentanti.
Non ci lasciamo sicuramente scalfire o intimidire da questi vigliacchi quanto gravi tentativi di delegittimare la mia attività e quella dell’USB.