Caro Giuseppe Conte, attenzione al rischio del potere per il potere

di Enza Plotino

Carissimo Giuseppe Conte,

le pagine di un giornale mi sembrano il miglior modo, in un tempo in cui i corpi non si incontrano più, per chiarire, ad un leader di un movimento “liquido” – in cui le provenienze politiche e di schieramento dei suoi affiliati non sempre garantiscono un approccio unitario e unico ai temi e alle istanze sociali e politiche e in cui gli stessi rappresentanti, una volta entrati in Parlamento, hanno vissuto per la prima volta l’ebbrezza del potere di contare e di decidere – come si fa opposizione rispettando e onorando il voto di tutti.

Il mio voto per esempio, volatile, non durevole, dovuto solo all’apprezzamento per alcuni atti che hanno alleviato la condizione dei milioni di famiglie e di lavoratori ai quali mi sento più vicina. Voto che è frutto di una mancanza, per me, importante: un progetto politico di sinistra.

Con questa premessa comprenda che non mi aspetto un’opposizione dura, né tantomeno radicale rispetto alle istanze a me più congeniali, ma potrebbe essere inaccettabile assistere, a livello territoriale (c’è sempre la scusante che il Movimento Cinque Stelle non ha radicamento) a comportamenti discutibili a livello politico e finalizzati a contorte trame di spartizioni di potere locale per questo o per quell’altro (sempre di maschi si tratta), indifferentemente dalla storia politica e partitica dei personaggi.

Il potere per il potere, come nei peggiori incubi! C’è come l’impressione, a livello territoriale, che l’incapacità del Movimento Cinque Stelle di creare comunità politiche stia portando alcuni rappresentanti del Movimento a specializzarsi nella creazione di cordate di potere. Come è peggio dell’ultima fase dei partiti della sinistra piegati più alle logiche di spartizione di posti e cariche pubbliche, che alle richieste di una parte sofferente della popolazione.

Evidentemente non era solo un’idea strampalata dei cattivi maestri che una comunità d’intenti non si crea a tavolino, che il popolo “fluido” che ti dà consenso e che i rappresentanti in Parlamento pensano di rappresentare in realtà non esiste in carne ed ossa, non propone né decide i tanti passaggi vitali e decisionali di un partito politico. È lì solo in attesa del prossimo like sulle piattaforme virtuali, sui social o del prossimo passaggio elettorale. E noi continuiamo a sentirci pedine di progetti lontani dai nostri bisogni, dalle nostre richieste, dalla nostra voce.

Lo strabismo con cui noi guardiamo la realtà discutibile dei nostri territori ascoltando parole di peso dei vertici nazionali non fa bene al Movimento Cinque Stelle, né all’opposizione che annuncia di voler perseguire.