Caso Lucano-Sirianni, la doppia morale di Salvini

Cosa c’è di strano in tutto questo, francamente non si capisce. A leggere l’articolo, che di seguito riportiamo, pubblicato oggi da Il Giornale, a firma Luca Fazzo, è subito chiaro il tentativo del giornalista di far passare come spifferi, soffiate, cantate, delle normali conversazioni telefoniche tra due amici che discutono dei problemi giudiziari che affliggono uno dei due.

Gli amici in questione sono: Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace ed Emilio Sirianni, giudice presso la Corte d’Appello di Catanzaro. I due si conoscono da una vita e il giudice Sirianni non ha mai nascosto le sue simpatie per il modello Riace. Simpatie che ha sempre espresso liberamente e pubblicamente. Ma per Salvini, che ha subito ripreso l’articolo “postandolo” su Fb con la “didascalia: “roba da matti” come se chissà cosa fosse successo, il giudice Sirianni è complice di Lucano in reati ancora tutti da dimostrare, per il sol fatto di aver discusso con l’amico di sempre su come meglio difendersi dalle accuse della procura di Locri. La doppia morale di Salvini: per i leghisti al governo e non solo, indagati per gravi reati di mafia vale la presunzione di innocenza, mentre i suoi nemici sono colpevoli a prescindere, perciò non serve neanche fare un processo.

A dimostrazione della strumentalizzazione politica delle intercettazioni che riguardano Lucano e il giudice Sirianni, e dell’inesistenza di reati, persino il procuratore di Locri, che ha intercettato i due, ha chiesto ed ottenuta l’archiviazione della “posizione” del giudice Sirianni, perché non ha commesso alcun reato. Ricordiamo a Salvini che fa finta di non vedere quando gli conviene, che a Cosenza è prassi ordinaria quella dei Pm che vanno a cena con gli impupati, e non per reati di abuso di ufficio, ma per questioni legate alla masso/mafia ben più gravi. Un esempio concreto: la foto sotto riportata ritrae il Pm presso la procura di Cosenza Cozzolino, a cena con Carmine Potestio ex capogabinetto del sindaco Occhiuto, soggetto sottoposto ad indagine da diverse procure, tra cui la Dda di Catanzaro. Come mai nessuno per questo invoca il CSM?

Di seguito l’articolo pubblicato oggi dal Giornale.

di Luca Fazzo

Mimmo Lucano ha avuto molti amici al suo fianco, da quando è stato investito dall’indagine che l’ha portato prima agli arresti domiciliari e poi al divieto di risedere a Riace, nel Comune che ha trasformato in un simbolo planetario dell’accoglienza.

Ma uno di questi amici è stato più amico di altri, fornendogli sottobanco preziosi consigli su come togliersi dai guai. Erano consigli assai autorevoli, perché questo amico è un magistrato in servizio alla Corte d’appello di Catanzaro, ripetutamente intercettato dalla Guardia di finanza mentre parla con l’ex sindaco o gli manda messaggi e mail. Il tema è sempre quello: l’indagine in corso da parte della Procura di Locri, quella terminata l’11 aprile scorso con il rinvio a giudizio di Lucano e di altre ventisei persone per associazione a delinquere, truffa, corruzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il giudice dà i suoi consigli, insulta gli avversari di Lucano, e soprattutto dà all’amico un avvertimento prezioso: «Non parlare al telefono». In pratica, lo avvisa che può essere intercettato.

Il giudice si chiama Emilio Sirianni, e ha rischiato di pagare caro l’aiuto a Lucano. La Procura di Locri, dopo essersi imbattuta nelle sue intercettazioni, ha deciso di aprire un’inchiesta. Prima un fascicolo esplorativo, poi, di fronte alla mole di elementi che emergevano, iscrivendo Sirianni nel registro degli indagati per favoreggiamento. Al termine delle indagini preliminari, la Procura ha chiesto di archiviare l’indagine. Ma nel medesimo provvedimento gli inquirenti hanno parole pesanti per il collega: «Il contegno mantenuto – scrivono – è stato poco consono a una persona appartenente all’ordinamento giudiziario, la quale peraltro era consapevole di parlare con persona indagata»; e ricordano che «in svariate occasioni il dottor Sirianni ha allertato il Lucano a parlare di persona con lui evitando comunicazioni telefoniche».

«Permanente consiliori»: così il procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio, etichetta Sirianni nell’atto conclusivo dell’inchiesta. «Nel corso dell’indagine – scrive il procuratore – sono emersi costanti rapporti tra il principale indagato, Lucano Domenico, e Sirianni Emilio, magistrato in servizio presso la Corte d’appello di Catanzaro». Dopo la prima informativa della Gdf sui rapporti tra i due, sono stati «delegati approfondimenti finalizzati a verificare se nel materiale in sequestro, in particolare negli strumenti informatici in uso al Lucano, vi fossero tracce ulteriori degli stretti rapporti con Sirianni». Era lo stesso magistrato, d’altronde, a sollecitare Lucano a cancellare le mail che si scambiava con lui.

È Sirianni a indicare a Lucano come rispondere alla Prefettura di Reggio, che ha sollevato una serie di dubbi sulla gestione dei progetti di accoglienza. Il sindaco manda al giudice le carte che riceve, lui gli spiega come difendersi, prepara per lui le risposte da inviare al Prefetto, si occupa persino delle sue conferenze stampa «organizzando in favore dello stesso una base di consenso popolare per sostenere la sua azione nell’ambito dell’accoglienza.

Nelle carte della Procura di Locri, il giudice Sirianni appare come una figura a metà tra il consulente di immagine e l’avvocato difensore. La stessa Procura appare assai dubbiosa che queste funzioni siano compatibili con quella di magistrato, ma non ritiene di essere davanti a un reato. «Dagli atti di indagine è emerso come anche nei casi in cui il Sirianni ha redatto controdeduzioni o note difensive in favore di Lucano, egli in alcun modo ha indicato o suggerito modalità che potessero ritenersi estranee alla versione difensiva o atte a inquinare lo scenario probatorio». Quanto agli epiteti «sicuramente sconvenienti» rivolti a personaggi pubblici, come il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri o l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, il giudice li ha rivolti in privato: quindi non c’è diffamazione. Di Gratteri, in particolare, il giudice Sirianni e Lucano si occupano nell’ottobre dello scorso anno, quando il procuratore di Catanzaro va in televisione e osa invitare a «leggere bene» le carte delle accuse all’ex sindaco: basta questo a scatenare i due. «Esemplificativo del ruolo di “consiliori” assunto eql Sirianni l’episodio in cui questi suggerisce a Lucano il tenore delle dichiarazioni da rendere alla stampa in occasione del commento esternato dal procuratore capo di Catanzaro in merito alla vicenda Riace. Sirianni dopo aver suggerito le risposte da dare alla stampa, raccomanda a Lucano di non far leggere a nessuno il contenuto della mail e di cancellarla».

I guai di Lucano, com’è noto, non sono finiti: è stata chiusa un’altra indagine per falso e truffa, altre sono in corso. Continuerà ad avere al suo fianco, come «consiliori», un giudice? E il Csm non ha nulla da dire in proposito?

Fonte il Giornale.it