“Casomai avessi dimenticato”. Stasera a Diamante prima presentazione calabrese del libro di Matteo Cosenza

LA MIA CALABRIA

dalla pagina FB di Matteo Cosenza

Da oggi e fino all’11 agosto attraverserò in lungo e in largo la regione alla quale ritorno sempre come la mia seconda terra, che poi è la stessa della prima perché mi parla di Sud e mi fa sentire italiano. I passaggi da Castellammare, dove sono nato, a Napoli, dove vivo e sono cittadino consapevole e orgoglioso, alla Campania che le contiene insieme a tutte e sue città e i suoi borghi, alla Calabria dove forse ero predestinato a trovare sapori, saperi, identità, luoghi e persone, son parte della mia non breve esistenza e tutti mi riconducono a un’identità meridionale e italiana di cui sento scorrere il flusso nelle mie vene come il sangue che mi dà vita.

E da qui, da queste terre spesso dolenti ma impareggiabili, da questo paese diviso ma unito nel profondo sento di stare dentro la grande storia europea.
La Calabria, dunque, la mia Calabria, la terra dove le mie figlie appena nate si sono bagnate in un mare straordinario, dove per circostanze varie sono andato nel corso della mia vita per incontri con storie e persone importanti, dove poi ho vissuto e lavorato per quasi otto anni. Ora vi ritorno ancora una volta, e chissà quante volte ancora lo farò, per presentare il mio libro “Casomai avessi dimenticato” che tratta di memorie e di memoria.

Sono quattro incontri per me significativi, altri ci saranno a settembre e nei primi di ottobre e di cui parlerò a suo tempo.
Il primo, lunedì sera – questa sera -, nello splendore di Diamante. Solo chi non abbia ancora visto i pesci che sguizzano tra sabbia e pietruzze nel fondo del mare dalla terrazza sterminata che su di esso si affaccia da un’altezza da brivido può non capire lo stupore mio e di chiunque ci sia stato. Ma poi le amicizie, i personaggi, i riti religiosi, la fierezza provocante del peperoncino, la buona cucina di Palmino, la vivacità politica, il retaggio culturale, la bella casa dei miei editori Antonella e Francesco. E oggi la gentilezza di Mariella Perrone, l’amicizia del sindaco Magorno mi riportano lì dove fui chiamato a celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, in compagnia di un intellettuale del valore di Mauro Francesco Minervino, e di un collega carissimo, Michele Inserra, coraggioso fino al rischio, inflessibile contro la ‘ndrangheta e le degenerazioni della politica.

Il pomeriggio seguente – martedì 4 agosto – mi sentirò di nuovo a casa mia, nella pace di Torre Camigliati, nel cuore della Sila, per godere insieme a Maurizio Barracco della frescura di una sequoia gigantesca. Napoli, la Calabria, i mille intrecci di una relazione antica, dove la sapiente intelligenza di Mirella ha saputo trasformare in risorsa attualissima una storia complicata di baronato e di perdita di terre vaste come più città in uno scrigno di cultura di cui godono tutti a piene mani. Lì con noi, con la famiglia Barracco, con la mia e tanti amici parleranno del mio libro un giornalista di lungo corso, Paride Leporace, e un professore, Battista Sangineto, con il quale abbiamo fatto battaglie epiche per difendere e valorizzare la più bella Calabria, a partire dalla campagna per liberare l’antica Sibari dal fango materiale e immateriale.

Una storia a sé è quella della serata del 6 agosto a Benestare. Siamo nel cuore della Locride, ci sarà una grande festa nel paese e verranno dai comuni vicini tanti amici. Lo devo al sindaco Mantegna e ai compagni di Articolo Uno, ma soprattutto a Nino Costantino, un sindacalista di peso per storia e passione, e a un amico campano che come me ha avuto la fortuna di andare a lavorare in Calabria. Parlo di Michele Gravano, dirigente della Cgil napoletana e campana, e per qualche anno in Calabria. Non potevamo non incontrarci e, nonostante l’età, lavorare insieme per fare cose bellissime come due ragazzini che gettano il cuore al di là dell’ostacolo. Con noi ci saranno tre persone a cui tengo molto: Deborah Cartisano, responsabile di Libera della Locride e simbolo di impegno contro la ‘ndrangheta che le sottrasse il papà, Mimmo Gangemi, scrittore che amo e che onora la Calabria, e Ilario Ammendolia, un giornalista senza peli sulla lingua.

Infine l’11 agosto in un altro scenario, l’impareggiabile lungomare di Catanzaro Lido. Qui saranno con me tre donne di valore, la giornalista Antonella Grippo, nota coma la “Perfidia” televisiva e sorprendente per la sua effervescenza culturale, poi una cara collega, Stefania Papaleo, con la quale per anni abbiamo lavorato insieme e grazie alla quale risolvemmo situazioni delicatissime di pessima giustizia salvando dal carcere un collega innocente al mille per cento, e Francesca Prestia, la cantastorie della Calabria che aprirà la serata con la “Ballata di Lea” che compose prendendo spunto dalla mia iniziativa di dedicare l’8 marzo a Lea Garofalo e alle altre donne che avevano infranto, pagandone un prezzo altissimo, il patto omertoso delle famiglie di ‘ndrangheta. Con loro ci sarà Franco Cimino, un grande calabrese, appassionato, coinvolgente, generoso come i suoi scritti, le sue poesie, le sue foto ogni giorno testimoniano. E ci ospita il libraio più famoso d’Italia, Nunzio Belcaro, che nei mesi della pandemia portava i libri a casa delle persone sapendo che, alla faccia di chi ritene che con la cultura non si mangia, sono un nutrimento indispensabile come il pane.