Cassano, ucciso Francesco Elia: era stato arrestato nell’operazione Omnia. Anche il padre morto in un agguato nel ’92

Francesco Elia

L’agguato è scattato alle prime luci dell’alba, poco dopo le 6, nell’azienda agricola Giuseppe Elia di contrada Caccianova a Cassano Jonio, tra Lauropoli e Sibari. Due killer armati di fucile mitragliatore kalashnikov hanno puntato la Fiat Panda bianca di Francesco Elia, 41 anni, fratello del titolare, che era l’obiettivo dell’agguato. Francesco Elia era in compagnia di un operaio rumeno e non ha potuto fare nulla per difendersi dai sicari, che l’hanno sparato alla testa uccidendolo sul colpo. I killer, evidentemente preoccupati di poter essere riconosciuti, hanno sparato anche all’operaio colpendolo alla schiena e ferendolo in maniera molto grave. Secondo i primi accertamenti, i due erano appena scesi dalla Fiat Panda per andare a lavorare in un terreno agricolo, quando sono stati avvicinati dai sicari che hanno fatto fuoco. Più di trenta i colpi sparati.

A dare l’allarme è stata la sorella di Francesco e Giuseppe Elia, svegliata di soprassalto dagli spari, che ha chiamato i carabinieri di Cassano, i quali a loro volta hanno allertato il 118, intervenuto con l’elisoccorso. L’operaio rumeno è stato subito intubato e trasferito d’urgenza all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza mentre per Francesco Elia non c’era più niente da fare. Sul luogo del delitto, nel breve volgere di qualche minuto, sono arrivati anche i carabinieri di Corigliano e il magistrato di turno della procura di Castrovillari, Valentina Draetta. E’ stato subito informato anche il procuratore della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri perché nion ci sono dubbi che si sia trattato di un agguato mafioso. 

Francesco Elia era il figlio di Alfredo Elia e un triste destino li ha uniti. Anche il padre era stato ucciso nel 1992 in un agguato nel corso della prima guerra di mafia della Sibaritide. Faceva parte del gruppo di Corigliano guidato da Santo Carelli ed era a capo del locale di Cassano insieme al fratello Giuseppe. Il gruppo rivale era quello dei Portoraro. Il 22 marzo del 1992 Alfredo Elia fu assassinato insieme a Domenico Schifini. Furono trovati morti crivellati di colpi in una Bmw sulla statale 106. Secondo quanto emerso salle indagini, il delitto era stato ordito da Portoraro per vendicare la morte del fratello che, a suo giudizio, era stata voluta da Carelli e dai fratelli Elia.

Francesco Elia all’epoca della morte del padre era ancora un ragazzino ma probabilmente era stato irretito anche lui dalle dinamiche della criminalità organizzata. E così era stato arrestato il 10 luglio 2007 nell’operazione Omnia condotta dalla Dda di Catanzaro contro il clan Forastefano. All’epoca aveva solo 28 anni ma insieme ad altri soggetti come Antonio Sibarelli, Salvatore D’Elia (alias Coccobello), Dario D’Elia, Fabio Di Bella, Battista Arcidiacono, Giuseppe Pulignano, Giuseppe Campanella e Pasquale Forastefano gestiva le cooperative agricole riconducibili proprio ai Forastefano. Secondo l’accusa Francesco Elia avrebbe ordito truffe ai danni dell’Inps, oltre a monopolizzare – insieme agli altri soggetti arrestati – l’offerta di manodopera clandestina alle aziende agricole cassanesi.

Francesco Elia non era rimasto molto tempo in carcere perché aveva deciso di collaborare e aveva riferito particolari importanti contro il livello politico rimasto coinvolto nell’operazione rappresentato dall’ex consigliere regionale Franco La Rupa e dal suo fido scudiero Garofalo. Insieme a Domenico Falbo e Bruno Adamo, la vittima di oggi avrebbe parlato di uno “scambio” costato all’allora consigliere regionale ben 30mila euro (anche se altri pentiti hanno parlato di quindici). Ma sono state poi le parole dei nuovi pentiti “eccellenti” come Lucia Bariova (compagna di Vincenzo Forastefano, fratello di Antonio), Salvatore Lione (reggente del clan dopo gli arresti dei capi nel 2007) e Samuele Lo Vato, il siciliano dalla mente diabolica che ha organizzato la finanza criminale del gruppo, a dare la conferma. E, infine, il racconto dettagliato del boss in persona sulla vicenda, ascoltato in videoconferenza dal carcere di Rebibbia dove ancora è detenuto al regime del 41 bis.

Francesco Elia era stato condannato in primo grado a 2 anni ma poi la condanna era stata annullata ed era stato istruito un nuovo processo, che si era chiuso con la sua assoluzione definitiva nel 2017. Nel frattempo erano passati molti anni ed Elia, per quanto se ne sapeva, non aveva più contatti con la criminalità organizzata, si è sposato, ha messo su famiglia e ha continuato a lavorare onestamente, a detta di molti testimoni. Ma non c’è dubbio che ci sia stato qualcuno che ha ordinato la sua condanna a morte.