Catanzaro 2022. Comunque vada, vincerà la “grande loggia”

Da quando abbiamo iniziato il nostro viaggio nella città di Catanzaro abbiamo subito capito che stavamo entrando in un universo parallelo. Catanzaro è la città della massomafia, un titolo che nel suo conio racchiude la sua storia, quella delle logge, che ne ha compromesso il futuro ed ogni speranza.

L’abbiamo sempre detto in splendida solitudine, perché gli “altri” organi di informazione o presunti tali – da sempre supini alle logiche di potere e legati ai cordoni della borsa a chi sgancia di più in termini di pubblicità o di sponsorizzazioni – mai hanno alzato la testa, mai hanno fatto il loro dovere di cronisti e di giornalisti nemmeno pensando di fare un’inchiesta che avesse il denominatore della verità. E’ questo il grande bluff della città capoluogo di regione, un male che è diffuso come un virus in tutta la Calabria, dove chi governa il vapore non deve essere disturbato, visto che ormai la magistratura, per alterne complicità radicate, ha alzato la bandiera bianca e Nicola Gratteri, riconosciuto ed ascoltato fuori dai confini regionali, è ormai un condottiero stanco e lasciato solo a dissolversi nel cimitero degli elefanti.

Questa è la realtà della Calabria che nelle sue appendici territoriali è diventata terra di conquista per le ‘ndrine locali e per quella politica corrotta ed imbrogliona, che per causa di forza maggiore, ha scambiato la legalità e la moralità per un inciso stanco e, diciamolo pure, ormai fuori moda.

Due settimane fa la città di Catanzaro è stata chiamata ad esercitare la sua prima “scelta” democratica. Oggi dovrà scegliere il nuovo sindaco e la squadra che la guiderà per i prossimi cinque anni. Lo scenario che si presenta agli occhi dei cittadini è tragicomico, una specie di maxi concorsone, dove si è candidato di tutto, con il solo intento di occupare il territorio, di confondere gli elettori e di rimettere in piedi, nel modo più subdolo, la cricca che ha reso potente e ricca la massomafia in città.

Miseria e nobiltà si confondono e la verità, quella nascosta e negata, viene sempre a galla per distrazione e per una connotazione di superficialità perché i protagonisti della comparsata sono troppo impegnati a misurarsi il “calibro” e troppo affollati sul palcoscenico delle prime donne – così pensano – esibendo la loro straordinaria giarrettiera.

E’ una specie di almanacco del giorno dopo, quando le verità sono ormai pubblicate per bulimia sui social, superando in modo paradossale la mancata cronaca degli organi di stampa complici.

La “grande loggia” ritorna a Catanzaro e rientra in corsa approfittando della commedia elettorale, mettendo una toppa ad alcune vicende, non ultima la fuga del vescovo, che hanno imposto una strategia temporanea in trincea alla massomafia cittadina.

Catanzaro è la città delle grandi incognite e dei miracoli impossibili. Non parliamo della mediazione di grazia ascrivibile all’Altissimo ma di una rete di complicità e connivenze che sono la caratteristica della città, dove anche il ceto medio borghese è inquinato dalla specie dei colletti bianchi.

Così mentre la magistratura cittadina sembra essersi consegnata all’ippica, la macchina della massomafia è perfettamente in corsa. Catanzaro ritorna ad essere terra di mezzo, compressa fra le ‘ndrine di Vibo (che portano Donato) e di Cutro (che portano Fiorita), in perfetto accordo tra di loro (cu vinci vinci…. non c’è problema!), quelle che si raccordano da sempre con le diverse obbedienze e con le carogne politiche cittadine, mentre la politica massomafiosa di Robertino Occhiuto, Peppe ‘ndrina e Ciccio bummino si prepara a replicare l’esperimento Cosenza, mettendo l’ultima X sulla geografia della Calabria e cancellando definitivamente anche Catanzaro.

L’accordo sarebbe già scritto e consegnato di nascosto nelle mani di Nicola Fiorita, perché sarebbe il professore di religione il designato vincitore della massomafia calabrese. Così vorrebbero la cupola e la chiesa inquinata, con la benedizione non solo delle ‘ndrine di Cutro tanto care a Tallini ma anche delle ‘ndrine di Vibo, che stanno scaricando prima ancora che arrivi la magistratura lo sciagurato Peppe Mangialavori. D’altra parte, i clamorosi dati del voto disgiunto, che hanno umiliato e mortificato Donato, non sono certo usciti a caso.

Se così fosse – perché comunque c’è sempre bisogno della prova del tragicomico ballottaggio che sta per andare in scena -, l’altro professore, Valerio Donato si dovrebbe consegnare alla sconfitta per l’agguato di cui è stato vittima, quello a lui e a Peppe ‘ndrina, ritornando ad essere pupazzo, prima ancora che pupo o puparo. Ma non cambierebbe nulla nel caso opposto, cioè se alla fine della giostra dovesse vincere Donato al posto di Fiorita. Cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia… 

La resistente, Wanda di Calabria con i suoi Fratelli di ‘ndrangheta, comunque vada, tornerà a garantirsi un altro giro a Montecitorio senza intaccare la benevolenza di Vibo Valentia, dopo il messaggio chiaro e cifrato che Robertino il fannullone le aveva rifilato nell’ipotesi della candidatura di Filippo Pietropaolo (cd. petrapumicia di Catanzaro): «… Ma oltre a fare gli auguri a Pietropaolo gli direi che le sue deleghe sarebbero riassunte dal presidente o dal vicepresidente della giunta perché una cosa è la campagna elettorale altra cosa è l’attività di governo che non deve sovrapporsi alla campagna elettorale. Qui dobbiamo governare per risolvere i problemi, chi si candida deve sapere che continuerà a fare l’assessore fino alla fine della campagna elettorale ma senza deleghe».

Con buona pace dei paladini e delle vestali dell’antimafia a Catanzaro la storia è stata comunque già scritta con gli accordi sottobanco e truffando i cittadini, costretti ad assistere alla commedia della massomafia. Sono tutti d’accordo e fanno finta di essere avversari ma alla vicenda si aggiunge il jolly catanzarese, che integra e completa il volere della cupola regionale, colui anzi coloro che hanno piegato la città facendone feudo e speculando sul bisogno dei cittadini. Si riaprono le porte delle assunzioni a termine nelle cliniche del boss Parente, sodale di Mimmo Tallini e di altri ex faccendieri della politica nazionale, quelli di “Calabresi nel mondo”, che insieme ai nuovi lupi del Terzo Settore della Legacoop, delineano il perimetro del nuovo sindaco della massomafia Nicola Fiorita.

Qualcuno timidamente, molto timidamente l’aveva detto rischiando di essere sepolto dai pomodori del dissenso di quella sinistra radical chic che a Catanzaro gioca la carta del cambiamento. Noi invece l’abbiamo detto a gran voce: che nella città c’è un accordo sotterraneo, dove votare Fiorita o Talerico è la stessa cosa, perché si legge Tallini, Parente, Galati e tutta l’allegra compagnia del compasso, dei cappucci e della massomafia.

Facebook ci è venuto incontro per la stupidità di tante giovani marmotte ed il post che svela l’arcano è ascrivibile ad alcuni candidati delle liste dell’avvocato Antonello Talerico, dove molte persone perbene scopriranno di essere solo stati usati per intercettare un consenso e non per aprire un varco di novità ed un percorso di rinnovamento. La stessa cosa la scoprono i supporter di Nicola Fiorita, il professore di religione, pentito di Libera e figlio dell’ultima onda anomala dei Cinque Stelle, che l’ultima puntata di Report ha messo alle corde in tema di contraddizioni e di imbrogli, dove la logica delle piattaforme di democrazia diffusa altro non erano che una ghigliottina contro il dissenso che non prevedeva e non prevede l’apertura della scatoletta di tonno.

La sfida nella città di Catanzaro si è giocata sul voto disgiunto, l’ultima frontiera che truffa la democrazia, dove la richiesta di scelta è un interesse personale e le truppe sono solo soldatini di piombo, quello che la mafia non usa per sparare.

Il futuro resta sospeso e preoccupante, si riconsegnano le chiavi della città ai soliti noti… I registi di una dissoluzione politica e morale che rendono le parole di Francesco Di Lieto più attuali che mai: Un voto pulito. “Guardate le liste” dicono in tanti; eppure basterebbe guardare chi c’è “dietro” le liste, per capire come nulla potrà mai cambiare se continueremo a votare sempre nella stessa maniera. In questa città l’ossessione del risultato ha prodotto accordi inconfessabili”.

Ai cittadini di Catanzaro auguriamo buon voto! Quello che non è un voto libero e che un domani tornerà ad essere oggetto di studio sociologico, il nuovo capitolo di Pane & Politica, con l’aggiunta dei Ta-ra-llini.