Catanzaro e la massomafia. Consiglieri&ditte amiche, parola d’ordine: ma viu eu!

Abbiamo scoperto che c’è un collante che accomuna tante amministrazioni locali, a Cosenza come a Catanzaro e come in tanti altri centri della Calabria: sono i soldi che si muovono sulle opere pubbliche, quasi sempre inutili e non necessarie, ma che servono per mantenere quel valore di etica…

Sì, Etica, Deontologia, Rigore, Professionalità, Competenza e Dignità sono parole per le quali si dovrebbe essere disposti a tutto, anche a costo di fare la fame, ma non sono apprezzate da tutti.

Anche a Catanzaro come a Cosenza la politica si muove senza alcun pudore, alza la polvere come un elefante e nella certezza dell’impunità supera ogni senso del limite, avendo come obiettivo il perseguimento di interessi e bisogni privati di una cerchia ristretta, calpestando ogni vincolo di legalità e di servizio, che dovrebbe essere il suo fine ultimo.

Catanzaro è mafia, massoneria e massomafia, il termine coniato proprio dal procuratore Gratteri, i cui pubblici ministeri hanno ormai in mano tutte le prove che accertano le responsabilità diffuse sulla città di Catanzaro, quelle che negli anni hanno cementificato il territorio e rubato il futuro ai cittadini.

Siamo entrati nei dettagli, senza inventare nulla, ma leggendo le carte. Abbiamo verificato che la politica a Catanzaro fa “front-office” per incrociare le esigenze delle ditte amiche e non certamente a titolo gratuito fottendosene altamente dei bisogni della città. Abbiamo però capito, sempre leggendo le carte, che un piccolissimo seme  di giustizia c’è stato e forse c’è ancora, quando qualche consigliere ha ancora il senso del limite denunciando il malaffare, ma soprattutto quando un dirigente comunale, in questo caso Andrea Adelchi Ottaviano, mette nero su bianco, mandando in procura, la fotografia documentale dell’agire dei consiglieri comunali. C’è di più. Ottaviano non ha fatto l’infame – il termine che si usa nelle sodali di ‘ndrangheta per indicare il traditore oggi definito collaboratore di giustizia – ma la sua segnalazione l’ha fatta alla luce del sole, informando anche l’allora sindaco Sergio Abramo, leader cittadino di Forza Italia, lo stesso gruppo consiliare cui appartenevano nel 2015 i consiglieri indicati nella nota inviata all’attenzione del Procuratore Gratteri… Non c’è trucco e non c’è inganno.

Siamo ritornati alla casella di partenza di questo gioco dell’oca ingorda, il gioco di società della città di Catanzaro, dove gioca la politica e gli imprenditori amici, perché è sempre da qui che parte il sistema Catanzaro ed è sempre da qui che si conferma il rischio di salute pubblica della città.

Non abbiamo scoperto l’acqua calda perché è un gioco vecchio, quello che trasforma in oro il mattone, senza disturbare re Mida, ma per riempire i forzieri dei riconosciuti, quelli che lanciano al popolo festante ed affamato, una bacca.

Catanzaro è la città del favore: ma viu eu! (ci penso io, me la vedo io). Su questa espressione tipicamente popolare si è costruito un meccanismo dove ogni diritto appare un favore e dove, tramite il favore si governa il popolo catanzarese.

Ecco perché sul classico ma viu eu si consolida il sistema Catanzaro, dove la concorrenza non esiste, come non esiste il vincolo di legalità e le ditte, diventate amiche, hanno bisogno di uno sportello d’accettazione riconosciuto, quello che presta la politica cittadina attraverso alcuni consiglieri, avvezzi alle bacche, compiutamente asserviti ed integrati nel sistema massomafioso con tratti politici della città.

In questo disordine morale c’è una forma di ordine, quello che ha attribuito nel tempo una specie di comparaggio economico, o padrinaggio, nella figura di alcuni consiglieri comunali, che affiancano le ditte amiche nei loro bisogni di aggiudicazione degli appalti, diventando nel contempo collettori di risorse e di benefit.

E’ un metodo che ha la sua benedizione nei Gran Maestri della politica locale, una sorta di giuramento dell’apprendista cui è affidata la custodia dei liberi muratori. Non stiamo svelando alcun mistero, se il consigliere Eugenio Riccio denunciava la pervasività e l’ingordigia delle solite ditte amiche su tutti i lavori pubblici in città, inclusi quelli della piccola manutenzione, già in tempi non sospetti.

Ogni consigliere comunale ha l’affido di una ditta, una sorta di garanzia di fatto dell’attenzione dell’amministrazione comunale come un patto di fratellanza. Non è mistero che nelle due ultime consiliature, per le campagne elettorali della città, ci fu un impegno quasi programmatico assunto dall’allora sindaco Abramo, di favorire per i lavori pubblici le ditte della città, perché era cosa buona e giusta

Per come non è un mistero che in concomitanza di elezioni importanti per qualcuno, come Tallini, il Comune di Catanzaro, sempre attraverso il sindaco Abramo ma anche adesso che c’è Fiorita nel ruolo di “utile idiota” si sia messo pancia a terra organizzando riunioni elettorali con le ditte amiche. Sistema che si riverbera in termini di spezzettamento del consenso elettorale orientato anche sui singoli consiglieri comunali, affidatari e fiduciari politici delle ditte amiche.

Questo spiega, come già detto, la molteplicità di lavori affidati che spaziano dalle grandi opere ai piccoli interventi: ogni grafico – o se preferite diagramma – è una sorpresa ed una conferma.

Di sorpresa in sorpresa si scopre che tanti consiglieri comunali, leader del consenso sono i custodi delle ditte amiche, con la validazione dei vertici locali riconosciuti di Abramo e dell’immancabile Mimmo Tallini, con l’eccezione di alcune ditte che restano nella fiducia dei supremi e che non vogliono tutele minori.

Troviamo che Francesco Galante è il custode della ditta Brugellis, mentre Corsi è il custode della ditta Ro.Gu Costruzioni di Guzzo, mentre Luigi Levato garantisce la ditta Scarfone Massimiliano, molti dei quali li abbiamo ritrovati a pieno titolo nel grafico che palesa l’impero di Tallini.

Si narra e volutamente restiamo nel vago, senza dire nomi e cognomi perché è abbastanza schifoso già tutto, che ci siano consiglieri comunali tutelari, che hanno avuto bancomat a disposizione per prelievi settimanali, che si siano interessati di velocizzare le pratiche di pagamento delle ditte amiche, che abbiano avuto ristrutturazioni a gratis di abitazioni di congiunti, pagamenti di autovetture ed autisti, oltre ovviamente a fondi in libertà per le campagne elettorali del comune di Catanzaro. Si parla pure di fatture pagate due volte, accordo sancito su uno yacht di lusso, durante una gita a largo delle coste calabresi. Insomma persone politicamente impegnate per il bene della città!

Non ci sono solo le ditte amiche nella costruzione del consenso elettorale e nel consolidamento del portafoglio, perché altro terreno di sviluppo, una sorta di ZES (zona economica speciale) del malaffare, sono le società partecipate in house del comune di Catanzaro.

Sono sempre loro che decidono assunzioni, progressioni e promozioni del personale, una parte importante la recitava il consigliere già vicesindaco, Ivan Cardamone, che di fatto gestiva tramite Emiliano Aloi (socio della sorella di Cardamone in alcune attività commerciali) la Catanzaro Servizi, e questo lo leggiamo sempre dalle carte in nostro possesso. Un dato emblematico era l’esistenza, forse unico esempio in Italia, di ben due responsabili presso la AMC per la gestione delle strisce blu: uno in transito dalla Catanzaro Servizi, l’altro in transito dal consigliere Tommaso Brutto in cui era autista. Non manca nell’elenco degli interessi diffusi la società Sieco, che gestisce in appalto il servizio raccolta differenziata, dove la presenza di Luigi Siciliani suscitava problemi di regolarità, per altre vicende, quelle che non si potevano discutere perché gode dell’ala protettiva di Sergio Abramo. E le cose stanno andando avanti anche con le “nuove” nomine a Catanzaro Servizi e Amc, che sono in perfetta e totale continuità col sistema di cui stiamo parlando. 

Tommaso Brutto

Abbiamo scoperto e certificato che Catanzaro fa giurisprudenza, senza l’obbligo della sentenza di Cassazione, tanto che il voto di scambio o il traffico d’influenza diventano un istituto giuridico in bonis per il buon funzionamento e per la trasparenza della pubblica amministrazione, con il via libera o comunque il silenzio della locale procura, almeno fino ad oggi.

Tutto questo e tanto di più è il biglietto da visita della città, che si distingue per la poliedricità e l’impegno dei consiglieri comunali e della politica tutta, ma anche questo ha un prezzo, un tributo di fedeltà, dove i benefit non bastano serve il riconoscimento dell’appartenenza. E’ così che giungevano in soccorso le strutture regionali del pluridecorato Mimmo Tallini, accoglienti e protettive anche delle piccole miserie dell’umanità del consiglio comunale di Catanzaro.

Negli anni hanno avuto ristoro (altro che decreto!) mogli, figli, fratelli, sorelle ed amanti di consiglieri comunali oppure gli stessi, tanto che in alcune situazioni magicamente si sono trasformati in contratti a tempo indeterminato, assunzioni della Regione Calabria, perché anche questo si può…senza fare i nomi che leggiamo dalle carte.

Dalle strutture speciali di Tallini sono passate la moglie di Luigi Levato, la moglie di Antonio Corsi, la moglie di Andrea Amendola e poi ancora lo stesso come autista e l’immarcescibile Ivan Cardamone.

Misteri della politica e del sistema Catanzaro, dove la vestizione ha un senso perché restituisce credibilità e funzione anche al “grembiule”, un particolare specifico della città che se la gioca con il “gonfalone”… Povera Calabria nostra!