Catanzaro, faida tra magistrati: cala il segreto di stato. Lupacchini: “Tutto avviene nei cunicoli bui: ora vediamo chi parla”

ROMA – E’ stata un’audizione fiume, durata quasi 5 ore, quella in cui il procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini ha risposto alle domande della Prima Commissione del Csm, che ha aperto nei suoi confronti una pratica per valutare se sussistano o meno i presupposti per un trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, come richiesto al plenum del Consiglio superiore della magistratura. Lupacchini si è difeso confermando quanto esposto nell’intervista rilasciata lo scorso dicembre a Tgcom, nella quale aveva criticato il fatto che il capo della procura di Catanzaro Nicola Gratteri non lo avrebbe informato, come dovuto, sull’indagine che ha portato di recente ad oltre 330 arresti.

Il pg, dunque, ha ricostruito, anche in chiave critica, i suoi rapporti con Gratteri, nonchè il suo operato svolto in servizio a Catanzaro. Lupacchini ha ribadito di aver appreso solo dalla stampa i nomi degli arrestati e la ragione dei provvedimenti, e dunque di non essere stato informato preventivamente come invece imporrebbero le regole sul rapporti tra la procura ordinaria e la procura generale. La Commissione dovrà decidere ora se andare avanti nell’istruttoria o se procedere al deposito degli atti. In questo caso Lupacchini avrebbe dieci giorni di tempo per presentare le sue istanze, poi sarebbe il plenum a pronunciare la parola definitiva sul trasferimento. La Commissione ha respinto la richiesta, avanzata dalla difesa di Lupacchini, di svolgere l’audizione in seduta pubblica.

“Ho chiesto l’udienza pubblica e non è stata accordata, anzi la seduta è stata addirittura secretata, dunque per quanto mi concerne non posso dichiarare nulla. Mi auguro solo di non trovare domani (oggi per chi legge, ndr) le mie dichiarazioni su qualche organo di stampa“, ha detto Lupacchini al termine dell’audizione al Csm. “Tutto avviene nei cunicoli bui – si limita a dire, non celando un po’ d’amarezza, facendo riferimento alla richiesta di seduta pubblica respinta – e questo darà corpo certamente ad altri attacchi: mi si chiamerà ‘ndranghetista, mafioso, nemico della patria… ma non per questo – assicura – verrò meno al mio obbligo di riservatezza”. Fonte: Repubblica