Catanzaro, Francesco Modesto assolto anche in Appello con formula piena: la disfatta di Luberto il corrotto

L’ex calciatore Francesco Modesto, oggi allenatore del Crotone, è stato assolto ieri anche in Appello (dopo essere stato assolto in primo grado il 4 febbraio 2019) dall’accusa di usura aggravata dal metodo mafioso.

Francesco Modesto è stato assolto in entrambe le sentenze con formula piena: per non aver commesso il fatto. L’accusa aveva chiesto una condanna a 8 anni, ma anche la Corte di Appello dopo il Tribunale di Catanzaro ha accolto in pieno la tesi difensiva dei legali di Modesto, avvocati Leo Sulla del Foro di Crotone e Pasquale Marzocchi del Foro di Cosenza.

La sua vicenda è emblematica dello sciagurato modus operandi del magistrato Luberto, specialista indiscusso e vero e proprio recordman di abbagli giudiziari che stanno costando allo stato un occhio della testa in risarcimenti milionari per ingiuste detenzioni, come nel caso dell’ex calciatore Modesto, che dopo aver allenato Rende, Cesena e Pro Vercelli, proprio qualche giorno fa è stato ingaggiato dalla società della sua città, Crotone.

Francesco Modesto era stato arrestato il 30 agosto del 2016 nell’ambito di una operazione della DDA di Catanzaro che aveva portato in carcere 14 persone tra le quali l’ex calciatore di Cosenza, Palermo, Ascoli, Reggina, Genoa, Bologna, Parma, Pescara, Padova e Crotone.

Francesco Modesto era stato poi scarcerato dopo 16 giorni di detenzione nel carcere di Cosenza su decisione del Tribunale della Libertà di Catanzaro che, accogliendo anche in quel caso la tesi dei difensori, annullò l’ordinanza di carcerazione preventiva emessa su ordine della DDA di Catanzaro (procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, gip Ferraro) e mise nero su bianco che l’ex calciatore crotonese non andava arrestato.

Lui si era sempre difeso proclamandosi innocente e in tanti gli fecero sentire la vicinanza anche con una manifestazione sotto il carcere di Cosenza nel periodo di detenzione.

Ora a stabilire la sua innocenza è arrivata anche la sentenza della Corte di Appello di Catanzaro che mette la parola fine all’incubo di Francesco Modesto. Consiglieremmo infatti alla Dda di Catanzaro di evitare di ricorrere in Cassazione per evitare di prolungare questa brutta figura e queste assurdità.

“A me mi hanno ammazzato” era stato il primo commento a caldo di Francesco Modesto sentito da CrotoneNews all’epoca dell’assoluzione in primo grado. “Non speravo più nella Giustizia, ma oggi ho riconquistato quella fiducia. Io andrò avanti perché voglio che i fatti che tutti sanno siano di dominio pubblico. Per ora voglio stare sereno e tranquillo con la mia famiglia, ma questa storia non la dimenticherò mai”.

LA RICOSTRUZIONE DI UNA VICENDA ASSURDA

A questo punto, è doveroso e opportuno da parte nostra fare emergere quello che c’è dietro a questa scandalosa e assurda vicenda.

La notizia circolava già da tempo ma, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, era stata sempre “silenziata”. Roba che scotta, una notizia di un’inchiesta molto delicata nella quale sono coinvolti personaggi importanti.

Metti un calciatore di Serie Aun politico in bassa fortuna ma legato a doppio filo ad un magistrato influente, un faccendiere di Bari e qualche altro soggetto con precedenti penali.

Che cosa può legare queste persone apparentemente così diverse?

La notizia “silenziata” prende forma ed anche il lettore immediatamente inizia ad orientarsi. Il calciatore di Serie A è il crotonese Ciccio Modesto, arrestato a fine agosto 2016 dalla DDA di Catanzaro e segnatamente dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto per una sua non meglio specificata partecipazione ad un giro di usura.

Il politico in bassa fortuna è Mimmo Barile, proveniente dall’estrema destra degli anni Settanta, consigliere comunale e provinciale a Cosenza con l’MSI fino ad approdare al consiglio regionale sotto le insegne di Forza Italia passando anche per una breve esperienza con il vecchio Giacomo Mancini ai tempi di Lista per Cosenza.

Mimmo Barile

Ma Barile è anche un imprenditore, specializzato nel gestire alberghi come l’Executive e il Centrale e con le mani in pasta in tante (troppe) altre cose. E’ stato componente del consiglio direttivo della Confcommercio di Cosenza e presidente del Sindacato provinciale albergatori, quindi la nomina a presidente dell’Apt di Cosenza. Roba di turismo.

Una brutta vicenda gli costa una condanna definitiva e l’incompatibilità al consiglio regionale. Si rialza faticosamente e si rimette in circolo, Scopelliti gli affida la Fondazione Field ma nel 2013 arriva la seconda batosta, la più grave: arresto e rimozione dall’incarico per 500mila euro di ammanco. In gergo tecnico, peculato.

Mimmo Barile ha sposato negli anni Novanta Regina Puppio, figlia del noto dentista cosentino Giuseppe Puppio e sorella di Delfina, guarda un po’ il caso, a sua volta moglie di Vincenzo Luberto, il magistrato della DDA di Catanzaro che improvvisamente arresta Ciccio Modesto.

Barile e Luberto, dunque, hanno sposato due sorelle ed è facile concluderne che sono cognati. Come emergeva finanche dal dossier Lupacchini sul Tribunale di Cosenza quando il magistrato Facciolla accennava ad una causa per calunnia che aveva in corso con l’avvocato Sorrentino e con Barile, definito come “imprenditore e politico di Cosenza, cognato di Delfina Puppio, moglie del collega Vincenzo Luberto…”. 

Ma che c’entra Barile, il politico ed imprenditore in bassa fortuna, con Ciccio Modesto, il calciatore professionista che invece all’epoca (siamo più o meno nel 2010) è all’apice della carriera?

Mimmo Barile fa anche il procacciatore di affari, insomma l’intermediario, e per un certo periodo si lega con tale Tommaso Giotta, avvocato barese.

Barile entra in contatto con Luisiano Castiglia, ormai anziano esponente della malavita cosentina e del vecchio clan Perna, con suo figlio Luca e con il genero, che è proprio il famoso calciatore Ciccio Modesto, che ha sposato la figlia Francesca.Luca Castiglia e Ciccio Modesto sono soci della società FLI Company e hanno bisogno di acquistare un complesso immobiliare a Roma. Barile si propone da intermediario e propone un lotto in via dei Serpenti per il quale c’era una procedura concorsuale pendente presso il Tribunale di Roma.

E’ una truffa, che si consuma con spietato cinismo. Barile tiene il sacco al faccendiere di turno, che è l’avvocato Tommaso Giotta di Bari. Organizza un incontro con i Castiglia e con Modesto e ottiene da loro la somma di 50mila euro. Seguiranno altre consegne, versate con assegni per un ammontare complessivo di 1 milione 250 mila euro, facendo credere ai Castiglia che si trattava di somme per perfezionare l’acquisto del complesso immobiliare.

In realtà questo complesso immobiliare Giotta e Barile non potevano venderlo proprio a nessuno. Al Tribunale di Roma insieme a questo complesso immobiliare di via dei Serpenti c’era in ballo il fallimento della Augustea Immobiliare srl ed era su questa base che si consumava la truffa.

Giotta e Barile consegnano ai Castiglia e a Modesto un ricorso apparentemente inerente la proposta di concordato preventivo presentata al Tribunale di Roma nel loro interesse ex art. 124 legge fallimentare e una fattura, artatamente predisposta, nella quale si attestava che le somme sino allora versate dai Castiglia fungevano quale deposito cauzionale per l’acquisto della proprietà degli immobili indicati senza che il Giotta avesse mai effettuato il benché minimo intervento nella procedura concorsuale, alla quale risultava totalmente estraneo.

I soldi andavano a finire invece nelle tasche di Barile e Giotta.

I Castiglia e Ciccio Modesto ci hanno messo un po’ di tempo ma hanno scoperto tutto e hanno denunciato Barile e Giotta alla procura della Repubblica di Bari e le notizie che vi abbiamo dato scaturiscono dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari che è stato disposto nel mese di febbraio 2017.Non sappiamo a che punto sia il processo ma ciò che interessa in questa sede è la situazione del magistrato Luberto. Arresta un uomo che ha denunciato suo cognato in una vicenda arrivata già da un po’ di tempo a conclusione indagini  Tra l’altro con pochissimi indizi a suo carico, come dimostrato dalla decisione del Riesame di annullare il provvedimento. 

Nell’avviso di conclusione delle indagini c’è anche scritto che il fatto è stato commesso a Bari, dove i Castiglia portavano i soldi, fino al 24 gennaio 2013.

La data è importante perché, in seguito, Mimmo Barile concluderà – almeno apparentemente – il suo rapporto con la moglie e quindi, teoricamente, non sarebbe più strettamente congiunto di Luberto.

Ma tutto questo avviene nel corso del 2014 e quindi dopo che il reato è stato commesso.

Ed è facilissimo argomentare che due cognati, anche dopo una eventuale separazione dalla moglie o addirittura dalle mogli, rimangono comunque sempre legati e sempre in contatto.

Ma, più in generale, è possibile che un magistrato arresti un uomo che ha denunciato suo cognato per un processo già cominciato? E’ questo il quesito che abbiamo posto più volte al dottore Gratteri, che alla fine ha smascherato questo soggetto, sia pure con grave ritardo, per evitare che la Giustizia in Calabria diventi sempre più una barzelletta. Anche arrestando un calciatore famoso, nemico giurato di tuo cognato, per prenderti le prime pagine dei giornali. Lo squallore (umano) ha regnato sovrano fino a quando questo soggetto ha occupato un ufficio nella procura di Catanzaro. E meno male che qualcuno ha capito cosa si stava consumando ai danni di un innocente.