Catanzaro. I Lomonaco e Officine del Sud, il cartello politico-affaristico del boss Parente

Capire il ruolo di Massimo e Antonio Lomonaco è fondamentale per raccapezzarsi nella complessa vicenda del “sistema Catanzaro”. Oggi possiamo tranquillamente affermare che i Lomonaco sono funzionali alle “esigenze” di uno dei boss indiscussi della sanità privata calabrese (e non solo) ovvero Claudio Parente. Ma prima che i Lomonaco venissero “riaccolti” nei generosi ranghi della malapolitica catanzarese era successo un po’ di tutto.

Ma cerchiamo di recuperare il bandolo della matassa. E’ proprio Claudio Parente che il 15 Febbraio 2019 dichiarava: “Con soddisfazione annuncio l’adesione di Massimo Lomonaco al nostro Movimento Officine del Sud che conferma quanto la bontà del nostro progetto trovi un costante radicamento sul territorio. L’esperienza politica ed amministrativa dell’amico Massimo, saprà costituire un valore aggiunto in considerazione dell’approssimarsi di importanti scadenze elettorali quali le elezioni europee ed, a seguire, il rinnovo del consiglio regionale della Calabria, appuntamento al quale il centrodestra unito sarà in grado di offrire ai cittadini e ai calabresi una proposta credibile e di vero cambiamento”.

Così Massimo Lomonaco, talliniano di ferro e padre dell’avvocato Antonio Lomonaco aderì al cartello di Parente. Ma chi è Massimo Lomonaco?

E’ l’assessore “La Qualunque” è quello che ha superato dalla realtà il Cetto di “chiù pilu pe’ tutti” e, come scrive il Fatto Quotidiano del 22 marzo 2014: “Chiù pilu pe’ tutti?”. No: Chiù pilu per l’assessore. Massimo Lomonaco, assessore al personale fino a poche ore fa del Comune di Catanzaro, sfortunato capoluogo della sfortunatissima Calabria, grande elettore del sindaco Sergio Abramo, è irrefrenabile. Di fronte alle donne non resiste. Chiama, telefona, manda sms, si informa sul “prezzo”. Paga. O fa favori. Un uomo vero, ideatore della lista “Per Catanzaro”, politico dalle idee chiarissime. “Poche storie, qui a Catanzaro ci vuole un sindaco che non si riempia la bocca di buoni principi”. I catanzaresi votarono lui e a quelli come lui affidarono la città. Lomonaco, detto anche “assolutamente a disposizione”, è un cacciatore nato.

Massimo Lomonaco è talmente un cacciatore nato che non accetta di essere relegato ai margini della zona di caccia, d’altronde il suo pedigree politico è di tutto rispetto, è stato protagonista attivo in tante inchieste che hanno investito frontalmente il comune di Catanzaro. E’ sua la partecipazione sempre da protagonista in Catanzaropoli, passando per Multopoli e restando sul pezzo, con l’indagine per le firme false nella competizione elettorale comunale del 2011, dove secondo l’accusa vi furono delle false attestazioni di autenticità delle firme per la presentazione della lista “PerCatanzaro”.

Politica e morale: un binomio controverso nella città di Catanzaro, dove la morale è nel cesso e la politica fa affari, pronta a pugnalare al bisogno non solo i cittadini, ma anche i fratelli riconosciuti, come è successo con l’assessore Lomonaco appunto, destituito della sua carica, tanto che la scazzottata con il sindaco Abramo fece breccia nelle cronache giornalistiche. Non c’è alcun pentimento, nessuna folgorazione sulla Via di Damasco, perché la politica è madre e puttana, richiama tutti a se. Una specie di casa di tolleranza dove tutti ritornano e dove è ritornato anche il tradito o traditore Massimo Lomonaco, che oggi veleggia da buon cacciatore sotto le insegne di Officine del Sud, il cartello politico affaristico nella città di Catanzaro del re delle cliniche truccate Claudio Parente.

Non è un mistero per nessuno che il “ritorno” di Massimo Lomonaco, il suo rientro nel perimetro politico di Tallini & Abramo, dopo che venne scacciato e pure picchiato per un “fatto morale” come ebbe a dire sempre Tallini, non sia casuale, per come non è casuale il suo ingresso, dalla porta di servizio trasformata al bisogno in ingresso monumentale, nel cartello di Officine del Sud. L’aver riaccolto il figliol prodigo, Massimo Lomonaco risponde alle esigenze di Mimmo Tallini, anzi rispondeva se vogliamo tenere conto dello scandire delle ore e degli avvenimenti, che consentì peraltro a Claudio Parente di recitare un mezzo ruolo nel Consiglio Regionale della Calabria, dopo che venne investito, per bontà politica di Tallini, a fare il capogruppo di Forza Italia. Ma rispondeva anche ad un’altra esigenza, che dovrebbe verificare proprio il procuratore Gratteri, quella di garantire a “chi di dovere” per fatto specifico, l’accesso a tanti documenti coperti da “omissis” che sembrano essere nella disponibilità dell’altro Lomonaco, il figlio Antonio l’avvocato, quei documenti che oltre ad essere prova e sostegno sempre nella causa fallimentare di Farmaeko, entrano nella disponibilità di altri soggetti, allo stato avvisati…

L’anno 2020 si è aperto e si chiude come l’Annus horribilis per la politica cittadina a Catanzaro, lo spiega meglio il collega della Gazzetta del Sud, Gaetano Mazzuca che sulla pagina di cronaca di Catanzaro del 27 novembre 2020 scrive: “I fascicoli aperti su Palazzo De Nobili: L’arresto del presidente del Consiglio regionale e ras della preferenze di Catanzaro Domenico Tallini per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa è solo l’ultimo scandalo giudiziario che colpisce la maggioranza di centrodestra. Solo pochi giorni prima si era appreso dell’esistenza di un fascicolo per abuso d’ufficio su cui sta lavorando il sostituto procuratore Graziella Viscomi. Nel registro degli indagati infatti figurano i nomi dell’ex consigliere regionale e fondatore del movimento Officine del Sud Claudio Parente e due consiglieri comunali che fanno riferimento proprio alla sua creatura politica Giuseppe Pisano e Francesco Gironda. I fatti contestati sarebbero avvenuti ad agosto del 2018. Per restare su Officine del Sud poche settimane fa è iniziata l’udienza preliminare a carico, tra gli altri, del capogruppo Lorenzo Costa per il fallimento della società partecipata Ambienti & Servizi. E’ ancora pendente l’indagine che ha coinvolto ben 29 consiglieri comunali su 32 accusati di truffa e falso per i gettoni di presenza nelle commissioni consiliari e i rimborsi concessi ai consiglieri lavoratori. Infine è ancora in corso il processo scaturito dall’inchiesta Catanzaropoli. I presunti illeciti contestati dalla Procura della Repubblica si riferiscono a fatti avvenuti nelle precedenti consiliature, ma tra le persone che attendono il verdetto del collegio giudicante ci sono anche il sindaco Sergio Abramo, proprio l’ex presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini e il consigliere comunale Rosario Lostumbo”.Questa è la cornice che racchiude il quadro del sistema Catanzaro. La rappresentazione plastica della porcheria che è diventata la città capoluogo di Regione, dove al momento l’azione della Procura cittadina ha toccato solo l’ex presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini, ma che preannuncia altri risvolti, altri capitoli di quello che sembra un romanzo noir, dove altri protagonisti potrebbero essere attinti dall’azione feroce del procuratore Gratteri, una sensazione di pericolo imminente che ormai si sussurra nei corridoi dei palazzi che contano. E’ questa la risposta che tutta la città aspetta, è la risposta del procuratore Gratteri, da sempre ingiustamente accusato da quella fetta di colletti bianchi e di tanti servitori dello Stato infedeli, di essere solo un ottimo produttore di libri “best seller” e non già uno specchiato uomo delle Istituzioni e della Magistratura che persegue il suo obiettivo di bonifica della società, alla quale continua a chiedere un supplemento responsabile di cittadinanza, attraverso il coraggio di denunciare i tanti crimini, di ruberia, che caratterizzano l’amministrazione della cosa pubblica e di certi operatori della politica.