Catanzaro, investirono i tfr dei lavoratori Afor. La Corte dei conti conferma: Campanaro e Postorino restituiscano i soldi rubati a Calabria Verde

Giuseppe Campanaro, un altro fascio che se la fa con i falsi comunisti

Dovranno versare 600mila euro ciascuno nelle casse dell’azienda Calabria Verde. La seconda sezione d’appello della Corte dei conti ha confermato la condanna nei confronti del commissario liquidatore dell’Afor Federico Postorino e del dirigente dell’Ufficio legale Giuseppe Campanaro. L’accusa riguarda la stipula di un contratto di investimento a breve-medio termine con un operatore finanziario di dubbia affidabilità e solidità per la gestione di un’ingente somma, circa un milione e mezzo di euro, prelevata dal fondo di accantonamento del trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato. Già in primo grado la Corte dei Conti calabrese aveva ritenuto del tutto «irrazionale ed anomala» la scelta, all’esito di una procedura connotata da rilevanti anomalie, di avvalersi di un intermediario finanziario «modestamente strutturato e con limitata solidità economica», ricorrendo a garanzie fideiussorie «assai poco tranquillizzanti». E infatti alla fine l’Azienda né aveva ottenuto gli elevati rendimenti previsti (4% annuo), né era riuscita a recuperare il capitale investito nonostante le iniziative intraprese dall’ente successore (Azienda Calabria Verde).

La sentenza di primo grado è stata impugnata da Postorino e Campanaro, nel procedimento era coinvolto anche Paolo Furgiuele, all’epoca dei fatti dirigente amministrativo dell’azienda, deceduto lo scorso gennaio. Per lui i giudici contabili hanno dichiarato l’estinzione del processo.

Secondo quanto si legge nella sentenza d’appello “l’analisi compiuta dal primo giudice risulta immune da censure, integralmente condivisibile e, perciò, da confermare”. Postorino e Campanaro, scrivono i giudici, “hanno operato opache scelte radicalmente contrarie ai principi della sana gestione delle risorse pubbliche e incompatibili con il primario obiettivo assegnato dall’organo di governo dell’ente della preservazione dell’integrità del capitale investito. Da soggetti con professionalità ed esperienza di così elevato livello – è scritto ancora nella sentenza d’appello – era ragionevole attendersi che le scelte destinate ad incidere nell’ambito del delicatissimo segmento dell’agire pubblico delle operazioni di finanza straordinaria fossero espressione di massimo rigore ed estrema prudenza. Né l’uno né l’altra risultano essere stati i propulsori delle iniziative assunte nella vicenda in esame”.

La sezione d’appello della Corte dei conti parla di “macroscopica imprudenza” nel far stipulare all’Afor, ente strumentale della Regione in liquidazione, un accordo negoziale con un operatore finanziario “provvisto di credenziali di solidità e affidabilità estremamente modeste”. E’ stata accettata, sottolinea la Corte dei conti, una polizza fideiussoria “dai connotati tutt’altro che tranquillizzanti, il fideiussore dell’esercizio 2012 non depositava bilanci d’esercizio e a far data dal luglio 2016 veniva dichiarato fallito…”. In conclusione l’iniziativa di investimento, per come in concreto realizzata, sarebbe stata “una manifestazione di disinvolta spregiudicatezza nell’impiego di risorse pubbliche”. Fonte: Gazzetta del Sud