Catanzaro, quando Facciolla accusava l’uomo di Gratteri: “Sparite le intercettazioni su Lardieri e Gorpia: hanno inquinato le prove”

Il magistrato cosentino Eugenio Facciolla, assolto un anno e mezzo fa dal Csm nel procedimento disciplinare a suo carico, nel corso di questi lunghi anni si è difeso a spada tratta dalle accuse e ha anche reso dichiarazioni spontanee davanti al Tribunale di Salerno in merito all’inchiesta che è stata aperta nei suoi confronti dalla procura di Catanzaro e che ha portato al suo trasferimento. Tutto nasce dall’arresto del maresciallo dei Carabinieri Forestale Carmine Greco. Ecco allora, una serie di stralci delle dichiarazioni dalle quali emerge la linea di difesa del magistrato. 

“… L’indagine condotta dal maresciallo Greco, o meglio condotta dal suo ufficio, parte il 2016 con un primo troncone… Questo primo troncone ha consentito di accertare una serie di responsabilità, è stato definito con misure cautelari e rinvii a giudizio, definito nel senso di fase investigativa, e tuttora si sta svolgendo il processo davanti al Tribunale di Castrovillari. Ebbene, in questo primo troncone, chiamiamolo così, investigativo, in questa prima indagine era emerso ad un certo punto il coinvolgimento di altri soggetti appartenenti al Corpo Forestale dello Stato, quindi colleghi di Greco, del capitano Mirabella, del comandante Roseti, in relazione ai quali sin dal 2016 io ho fatto le prime segnalazioni a chi di competenza, perché avevano la responsabilità della Polizia Giudiziaria del Distretto, cioè il Procuratore Generale di Catanzaro e i superiori gerarchici appartenenti al Corpo Forestale. Preciso per completezza di informazione che il Procuratore Generale dell’epoca era il dottor Mazzotta, non era il Procuratore Lupacchini.

Perché è importante questo? Perché in quel primo troncone, per quanto riguarda la posizione di un collega del maresciallo Greco appartenente alla Forestale, erano emerse delle anomalie ci comportamento, perché in occasione di perquisizioni che poi andiamo ad eseguire nei confronti della dirigente regionale dottoressa Caruso… durante la perquisizione fatta nei confronti della Caruso – a parte che nell’immediatezza alza il telefono e contatta questa persona… -, ma nel pomeriggio si reca dal collega del maresciallo Greco a svolgere una serie di attività che evidentemente noi non captiamo perché non erano sotto intercettazione. Dall’incrocio dei tabulati ricaviamo il tempo trascorso in cui sono stati insieme…

Questa persona risponde al nome di tale Gorpia, Gaetano Gorpia, che troviamo nell’incartamento che viene allegato dalla Procura che riguarda la questione del maresciallo Greco, imputato davanti al Tribunale di Crotone per i reati, eccetera eccetera…

Ebbene, nel corso dell’attività successiva dell’acquisizione che c’è stata, quindi della nuova iscrizione a notizie di reato della Caruso, eccetera, continuiamo a registrare in parallelo una indagine ancora più ampia, ancora più consistente, per quanto riguarda sempre il patrimonio boschivo, Calabria Verde, eccetera eccetera… da parte del mio ufficio… un altro magistrato – e non era né la Continisio e né il sottoscritto -, un altro magistrato dunque capta conversazioni, incontri che avvengono tra il predetto Gaetano Gorpia e il maggiore Lardieri e sono tutti incontri, telefonate, conversazioni di cui non c’è traccia negli atti che io ho potuto consultare nel fascicolo… Se ci sono riscontri, se c’è documentazione in merito ne prenderemo atto, però non le abbiamo trovate… 

Quindi non abbiamo relazioni di servizio di Lardieri che si incontra con Gorpia nel mentre il maresciallo Greco è detenuto, non abbiamo relazioni di servizio sul contenuto di quelle conversazioni. Questo per dire che emerge una situazione davvero paradossale, perché io vengo interrogato su una indagine avviata, portata avanti per tempo da Lardieri e Lardieri era, tra virgolette, come lo vogliamo chiamare, “indagabile”, “inquisibile” dal mio ufficio. Ovviamente io poi non ho seguito più l’attività per le note vicende… perché il fascicolo è andato avanti, è continuato con una serie di attività…

Allora, noi dobbiamo avere la pazienza di verificare intanto chi è il soggetto che scrive e poi cosa scrive e come lo scrive… perché poi vedremo allora se c’è un interesse, se c’è un interesse specifico a costruire tutto questo procedimento da parte di qualcuno. Questo poi si vedrà ma in questa sede io devo difendermi rispetto ad un materiale acquisito con queste modalità e da queste persone. Non le dico, non ripeto quello che ho già detto durante gli interrogatori sul conto del maggiore Lardieri, su quello che è stato il rapporto tutt’altro che cristallino e perfetto con il mio ufficio e con la mia persona, ma le dirò un particolare in più…

Cioè Lardieri, nel mentre faceva questa attività, oltre ad emergere per i rapporti con Gorpia, la Caruso eccetera… che poi sono i soggetti con i quali ci si è sovrapposti alla Procura di Catanzaro, e per i quali il mio ufficio ha dovuto, tra virgolette, “rintuzzare” le richieste della difesa che allegavano gli atti che emergevano dalla Procura di Salerno… abbiamo trovato, e addirittura è stata depositata, un’istanza che la difesa di Procopio e Caruso fa alla sua persona (al Giudice di Salerno, ndr) per avere accesso agli atti e avere la copia di tutti gli atti… Questi atti vengono utilizzati davanti al Tribunale del Riesame, vengono utilizzati davanti al Gip, per scagionarsi delle loro condotte…

Insomma, c’è un inquinamento: questa è la verità… C’è un tentativo di inquinamento in questa indagine, che però non è andato a buon fine… La delega che viene fatta peraltro viene conferita ad un soggetto – ed io l’ho detto in tempi non sospetti e l’ho anche scritto – ovvero Lardieri, che aveva una facilità a predisporre relazioni di servizio per svolgere le attività di indagine, punto. Nel mentre faceva questa attività, era imputato davanti al Tribunale di Reggio Calabria per falsa testimonianza. Nella sentenza che lo proscioglie con formula dubitativa, diciamo così, il Giudice dà atto della grave e anomala condotta da parte di Lardieri che, procedendo a perquisizione in occasione della cattura del superlatitante detto “il Supremo” Pasquale Condello… omette di redigere gli atti, cioè non fa la relazione di servizio. Giudice, non è stato fatto il verbale di perquisizione: questa è la “qualità” dell’investigatore, e nello specifico noi che cosa abbiamo oggi che giunge alla sua attenzione? Tutta una serie di conversazioni tra me e Greco… Io sfido ad indicarne, a trovarne una che non abbia contenuto lavorativo alle indagini e alle attività che erano in corso nell’ufficio…”.